Addio a padre Virgilio Fantuzzi. È morto questa notte a Roma il celebre critico cinematografico de “La Civiltà Cattolica”. Aveva 82 anni. Amico, tra gli altri, di Pasolini, Fellini, Olmi, si è spento dopo una lunga malattia.

La rivista dei gesuiti così lo commemora su Facebook: “Per chi conosce la spiritualità di sant’Ignazio, c’è una espressione classica che è ‘cercare e trovare Dio in tutte le cose’. Padre Virgilio Fantuzzi lo ha cercato nell’ambito del cinema. Questa è stata la sua missione”, mentre il direttore Antonio Spadaro affida aTwitter il suo cordoglio: “Oggi ha lasciato questa terra padre Virgilio #Fantuzzi de La Civiltà Cattolica. Un uomo che mi ha insegnato il cinema ma soprattutto la libertà di spirito, che è sempre stata per lui la chiave per leggere ogni cosa (anche i film) alla luce del Vangelo. Ci mancherai molto, Virgilio!”.

Nato a Mantova nel 1937, entrato nella Compagnia di Gesù nel 1954, ordinato sacerdote nel 1969, Fantuzzi ha studiato Filosofia e Teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, specializzandosi in Semiologia del cinema alla Sorbona con Christian Metz. Critico cinematografico de La Civiltà Cattolica dal 1973, fino al 2007 ha insegnato Analisi del linguaggio cinematografico alla Gregoriana.

Di cinema ha scritto più volte anche per la Rivista del Cinematografo, il cui attuale direttore, monsignor Davide Milani, così lo ricorda: “Penna affilata e pensiero forte, ha fatto dell’analisi e critica cinematografica, ovvero della Settima Arte tutta, il proseguimento del Vangelo per altri mezzi. Mai domo, sovente scomodo, sempre militante, ha tradotto onestà intellettuale in divulgazione scientifica, discernimento critico in invocazione umanista. E’ stato, padre Virgilio Fantuzzi, grande tra i grandi, testimone privilegiato e insieme democratico di una stagione irripetibile del nostro cinema”.

Anche Marco Bellocchio, regista de Il traditore (film che rappresenterà l'Italia per la prossima corsa agli Oscar), ha rilasciato una dichariazione: "Virgilio Fantuzzi è morto, un grande amico. Non ci vedevamo spesso, ma sempre affrontando e approfondendo le grandi questioni, lui da credente e io da non credente (poche chiacchiere, anzi nessuna). Anche se Virgilio era convinto, nelle immagini di certi miei film, di aver scoperto piccole o grandi rivelazioni che erano la prova di una mia autentica religiosità. Virgilio era al di là della fede, su cui lo seguivo per affetto, per amicizia, ma non per intima convinzione, un acutissimo interprete, che usava per le sue scoperte un linguaggio semplice, diretto, che è molto raro per un critico. Si capiva il suo pensiero, un pensiero profondo. Ho avuto la fortuna di conoscerlo più di cinquanta anni fa, ai tempi de “I pugni in tasca”, a casa di Pierpaolo Pasolini, gli anni appena successivi a “Il Vangelo secondo Matteo”. E ho avuto la seconda fortuna proprio di intervistarlo qualche mese fa per un film che sto portando a termine. In quell’occasione tra le altre cose mi parlò di quando Pierpaolo chiese per “Il Vangelo secondo Matteo” alla madre Susanna di interpretare la madonna, ricordandole per risvegliarne il dolore, per esaltarne l’interpretazione, l’assassinio dell’altro figlio partigiano (“Ricordati di Guido!”). Incitamento giudicato crudele e criticato da alcuni amici intellettuali che partecipavano al film. Quel dolore di Susanna e poi quel sorriso per la resurrezione del figlio, li vorrei inserire nell’“Urlo”, il film ancora incompiuto. E di ciò ringrazio l’amico Virgilio che mi ha messo amorevolmente sulla buona strada".