E' morto per le complicazioni di una sinusite il regista, sceneggiatore e produttore argentino (naturalizzato brasiliano) Hector Babenco. Aveva 70 anni. Nato a Mar del Plata il 7 febbraio del 1946, da genitori ebrei emigrati dall'Europa orientale (padre di famiglia ucraina, madre polacca), Babenco inizia il suo apprendistato cinematografico come figurante nel Il gaucho (1964) di Dino Risi, girato proprio a Mar del Plata.

A diciassette anni si mette in viaggio facendo tappa in Africa, in America e in Europa, mantenendosi con i lavori più disparati. A Roma fa anche la comparsa nei western all'italiana e segue i corsi del Centro sperimentale di cinematografia, dove è allievo di Cesare Zavattini.

Si stabilisce in Brasile all'inizio degli anni Settanta ed è lì che inizia a lavorare come assistente alla regia. Dopo aver realizzato alcuni documentari e spot pubblicitari, debutta nel lungometraggio con O rei da noite (1975; Il re della notte), seguito da Lúcio Flávio, o passageiro da agonia (1977), record d'incassi in Brasile, e poi da Pixote, a lei do mais fraco (1980; Pixote, la legge del più debole), film che ottiene diversi premi internazionali.

Nel 1984, sfruttando le possibilità offerte da una coproduzione Stati Uniti-Brasile, realizza Il bacio della donna ragno, tratto dal romanzo dello scrittore argentino M. Puig. Il film regala a Babenco una nomination all'Oscar per la regia e a William Hurt la statuetta come migliore attore protagonista. Considerato il suo maggior successo internazionale, Il bacio della donna ragno si muove tra realismo e sogno raccontando l'amicizia tra due compagni di cella in un carcere sudamericano, un prigioniero politico e un omosessuale, alternando con maestria il valore della testimonianza (nel politico) e quello del cinema (nei ricordi di giovinezza del secondo dei grandi film hollywoodiani).

Forte del successo ottenuto con Il bacio della donna ragno, Babenco viene richiamato da Hollywood per dirigere Ironweed (1987) con Jack Nicholson e Meryl Streep, seguito dal dramma ecologista Giocando nei campi del Signore (1991) prodotto insieme ai brasiliani ma interpretato da star americane come Tom Berenger, Daryl Hannah e John Lithgow. Entrambi i film confermano la vocazione politico-sociale dell'autore, la sua predilezione per gli emarginati (i barboni di Ironweed e gli indios di Giocando nei campi del Signore), ma sono segnati anche da un'esagerata preoccupazione stilistica che finisce per raffreddare la materia trattata e fa rimpiangere l'immediatezza dei primi lavori.

Rigenerante perciò il suo ritorno in Brasile, a progetti più liberi e personali come il toccante Corazón iluminado (1998, Cuore illuminato), forse il film più intimo del regista, basato sui suoi ricordi d'infanzia.

Il suo ultimo lavoro, Il passato, era stato presentato nel 2007 alla Festa del Cinema di Roma.