“È raro imbattersi in copioni di questo tipo, con un livello di scrittura così preciso. Copioni in grado di mescolare una struttura di genere e storie così profondamente umane, con dinamiche particolari certo, ma comunque non lontane dalla quotidianità di molti rapporti familiari”. Stefano Accorsi è Loris De Martino in Veloce come il vento, terzo lungometraggio di Matteo Rovere prodotto da Fandango e Rai Cinema, che 01 distribution porterà nelle sale il 7 aprile in oltre 300 copie, con anteprima al Bif&st di Bari il 4 aprile. Un personaggio insolito, di sicuro tra i più iconici finora interpretati da Accorsi sul grande schermo: ex pilota di rally, tossicodipendente, Loris trascina la propria esistenza dentro una roulotte buttata nella campagna romagnola. Lontano da dieci anni, si rifà vivo alla morte del padre, con compagna al seguito (Roberta Mattei), deciso a ristabilirsi nella casa dove ormai vivono la sorella diciassettenne Giulia (Matilda De Angelis) e il fratellino che non aveva mai conosciuto, il taciturno e perennemente triste Nico (Giulio Pugnaghi). Superate a fatica le inevitabili ostilità, Giulia – promettente pilota della categoria GT rimasta orfana non solo di un padre ma anche di una guida sulla pista – decide di affidarsi a Loris per affrontare le ultime gare del campionato.

“Mi appassionava l’idea di entrare in un mondo con regole molto forti, nel quale esistono numerose storie di famiglie che da generazioni dividono la propria vita tra la casa e la pista”, dice Matteo Rovere, anche autore della sceneggiatura insieme a Filippo Gravino e Francesca Manieri. Sceneggiatura ispirata in parte alla vera storia di Carlo Capone, stella del rally che nel 1984 vinse il campionato europeo, poi messo ai margini dalla Lancia per il difficile carattere e finito nel baratro della droga e della disperazione, storia – tra le altre – raccontata da Antonio Dentini, detto Tonino, vecchio meccanico nonché narratore di storie leggendarie (alla cui memoria il film è dedicato): “Ed è proprio grazie a quel tipo di atmosfere che Tonino sapeva ricreare che abbiamo voluto rifarci nel momento in cui abbiamo concepito il film”, spiega ancora Rovere, che aggiunge: “Abbiamo provato a scavare in un mondo un po’ nascosto, che non tutti conoscono, cercando di muoverci in un universo popolato da personaggi quasi epici, prendendo spunto dalla realtà ma sviluppando poi una storia di finzione, dove il film di genere è la chiave per arrivare a questa dimensione familiare”.

Sempre cercando di restituire dinamiche di verità: “Ogni curva che raccontiamo in questo film è vera, abbiamo avuto un continuo rapporto con i piloti attraverso l'analisi di tutti i circuiti che si vedono sullo schermo. È un film analogico girato con mezzi digitali: in quei momenti lì l'adrenalina è altissima, e la macchina da presa riesce ad imprimere le emozioni”, dice Accorsi, che sulla questione tossicodipendenza spiega: “Spesso mi capita di notare che al cinema la tossicodipendenza viene messa in scena senza il personaggio. Qui invece la caratterizzazione è talmente forte che parliamo di un personaggio che reclama lui stesso la vita. In fondo era un pilota abituato a gestire situazioni estreme, in equilibrio su un bordo, che identificava una fame di vita. Abbiamo letto e visto molte cose, incontrato uomini anche di una certa età con problemi di tossicodipendenza: Loris è un sopravvissuto tutto sommato. Poi certo, l'aspetto, il dimagrimento, i capelli: una maschera che in quanto attore ti aiuta a portare avanti il personaggio”.

Accorsi e Matilde De Angelis in una scena del film

All’esordiente Matilda De Angelis (in tv ha preso parte alla fiction Rai Tutto può succedere), invece, è bastato indossare una tuta da pilota per entrare nel film: “Anche se, va detto, quando Matteo Rovere mi ha chiamata per dirmi che il ruolo di Giulia era mio stavo facendo l’esame pratico per prendere la patente…”, ricorda l’attrice, contenta per quella che lei stessa definisce “un’esperienza folle: sul set vedevo tutto con occhi da bambina, sia il mondo del cinema, sia quello delle corse. E mi sono affezionata nel sentire i racconti di quelle persone e l’amore che nutrono per quella realtà”.

Veloce come il vento, infine, è il titolo scelto per la terza edizione di “Adotta un film”, progetto promosso da 01 distribution, Rai Cinema e Fandango per sostenere i giovani registi italiani, in partnership con i circuiti Uci Cinemas e The Space Cinema: “Grazie a loro – dice Luigi Lonigro, direttore di 01 distribution – riusciamo a dare un’importante visibilità a quel segmento di cinema italiano che normalmente ha pochi spazi nel nostro mercato”.