Nel 2002 la sconfitta al box office americano di Star Trek- La nemesi aveva messo la parola fine a cinque serie televisive, 10 lungometraggi, e un fenomeno nato nel 1966. Otto anni dopo la Paramount si è rivolta all'unico in grado di capovolgere i risultati: il 42enne J.J. Abrams, l'inventore di Lost , Alias, Fringe e il produttore di Cloverfield. Con Star Trek, in uscita in Italia l'8 maggio, e un cast semisconosciuto (Chris Pine, Zachary Quinto, Eric Bana, Zoe Saldana) Abrams ha sfidato la sorte, e soprattutto gli estimatori, che sono infiniti. Prima di accettare ha fatto leggere lo script a Steven Spielberg. Che gli ha detto: devi farlo. Fin da piccolo il suo idolo è stato il grande regista americano: "Gli scrivevo delle lettere lunghissime a cui ovviamente Steven non ha mai risposto", dice a Parigi per la promozione del film. Poi il destino lo ha messo sulla sua strada e sono diventati ottimi amici e partner, Abrams ha appena firmato un contratto con la DreamWorks per tre progetti ancora segretissimi. "Steven è venuto più volte a trovarmi sul set - racconta -. Mi ha incoraggiato moltissimo". Con lui la saga riparte da zero, Abrams reinventa la storia svelando le origini del capitano Kirk (Chris Pine) e di Spock (Zachary Quinto noto per la serie tv Heroes) e della prima avventura a bordo della nave stellare Enterprise. "Mentre giravo - racconta - pensavo a Superman e alla sua genesi. C'è un bambino, senza padre, che diventa il supereroe senza macchia. Ma soprattutto c'è la magia, che ti fa credere che un uomo posso volare". Il risultato è un concentrato di azione, suspense ed effetti speciali che tiene incollato allo schermo lo spettatore per quasi due ore. ‘Il set è stato uno spasso' dicono in coro gli attori. E a giudicare dall'aria rilassata, Chris Pine e Zachary Quinto si devono essere divertiti moltissimo. Il primo biondo, occhi blu, bicipiti vistosi, l'altro moro ed esile, con un'espressione che ricorda quella di Sylar il serial killer degli Heroes, serie tv di culto arrivata alla terza stagione. Non sono mai stati fan di Star Trek e Pine era terrorizzato all'idea di dover indossare la maschera del capitano Kirk, vale a dire presentarsi vestito di Spandex. Tutt'altra storia per Zachary, che oltre alla tuta ha anche le orecchie a punta di mister Spock. E il caratterino dei vulcaniani che lo mette in continuo contrasto e competizione con il futuro capitano Kirk. "Di Spock - dice - mi affascina il conflitto interiore, che affligge anche il personaggio di Sylar in un certo senso". Mentre Kirk è tagliato su misura per Chris: giovane, ribelle e orgoglioso riuscirà a portare dalla sua parte Spock. Il successo (dicono) è ancora lontano e non vogliono rinunciare alla privacy per la fama. Chris è figlio d'arte e ancora alle prime armi ma Zachary in patria è un divo. Non solo: ha una compagnia di produzione che sviluppa plot, libri, website: "Siamo in tre soci - risponde con aria sorniona - uno è il cuore, l'altro la mente, io sono la faccia". L'unico nome ad effetto del cast, fatta eccezione per i due camei di Wynona Rider, madre di Spock, e Leonard Nimoy (Spock, nella versione anziana), è quello di Eric Bana, irriconoscibile però, complici 4 ore di makeup ogni giorno, nei panni del malvagio Nero che aspetta da anni di catturare Spock. Una sfida (riuscita al cento per cento) per Bana che al cinema è stato Hulk, Ettore e re, e a Star Trek non ci pensava proprio: "Conoscevo la serie ma non ero un appassionato. Poi ho letto lo script e sono rimasto affascinato da Nero". Quando è stato chiamato era in fase creativa, stava finendo il documentario Love the Beast, il suo esordio alla regia, da lui stesso interpretato. "Volevo lavorare con J.J., sa come sviluppare i personaggi e possiede un grande senso dell'umorismo. "Star Trek funziona perché oltre agli effetti speciali, ha una storia". E fare il cattivo per una volta, confessa, lo ha divertito moltissimo: "I miei figli mi guardavano con curiosità, pensavano avessi una maschera. Ma l'unica che si è spaventata davvero è stata la mia agente".