A tre giorni dalla chiusura del Festival, è legittimo iniziare a ragionare sull'ipotetico palmares di questa 65° edizione di Cannes, che domenica 27 maggio chiuderà i battenti con la cerimonia di premiazione. All'appello mancano ancora sei dei 22 film in competizione (oggi è il giorno di Post Tenebras Lux di Carlos Reygadas e The Paperboy di Lee Daniels, domani sarà la volta dell'atteso Cosmopolis di David Cronenberg e del russo In the Fog di Sergei Loznitsa, infine sabato toccherà a Mud di Jeff Nichols e a The Taste of Money del coreano Im Sang-soo): premettendo che con Nanni Moretti presidente di giuria può davvero accadere di tutto (lo dimostra il Leone d'Oro a Venezia, nel 2001, assegnato a Monsoon Wedding di Mira Nair...), al momento i titoli seriamente candidati per la vittoria di qualche premio sono otto.
Tra questi, l'unico capace di convincere in modo uniforme la critica internazionale è stato Amour di Michael Haneke, dramma sull'amore ai tempi della vecchiaia con Jean-Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva. L'altro film del concorso accolto molto positivamente è stato The Angels' Share di Ken Loach, commedia "alcolica" ambientata in Scozia, romanzo di (tras)formazione sul riscatto di un giovane avanzo di galera che, divenuto padre, decide di cambiare vita. Nel novero dei pretendenti alla Palma non può certo mancare The Hunt di Thomas Vinterberg, con uno strepitoso Mads Mikkelsen (anche lui in odore di premio) accusato ingiustamente dalla comunità del piccolo villaggio danese in cui vive di aver molestato una bambina.
Tra gli otto titoli ci sono anche Beyond the Hills di Cristian Mungiu e Holy Motors di Leos Carax: hanno entrambi diviso la critica, ma non per questo crediamo saranno sottovalutati dalla giuria internazionale. Il primo, diretto dal regista Palma d'Oro per 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni racconta il vero caso di un monastero romeno in cui una giovane donna morì in seguito ad un presunto caso di esorcismo; il secondo, ritorno alla regia di un lungometraggio del cineasta francese a tredici anni dall'ultimo Pola X, è un film che ragiona sull'essenza stessa del cinema, della recitazione e della finzione presente in quella che comunemente definiamo la "vita reale".
Gli altri titoli che potrebbero essere presi in considerazione per il palmares sono De rouille et d'os di Jacques Audiard, Vous n'avez encore rien vu di Alain Resnais e, sì, Reality di Matteo Garrone: a nostro avviso le logiche di assegnazione dei vari premi potrebbero portare la giuria a considerarli per quello che riguarda le interpretazioni principali. Marion Cotillard per il film di Audiard, l'intero cast (da Pierre Arditi a Sabine Azema, da Anne Consigny a Mathieu Amalric, da Lambert Wilson a Michel Piccoli) per quello di Resnais e Aniello Arena per il lavoro del nostro Garrone. Ergastolano nel carcere di Volterra, dal punto di vista mediatico rappresenterebbe un riconoscimento senza precedenti.