Al declino dell'impero occidentale non c'è scampo. Sembra il ritornello della 59ma edizione del festival di Berlino, tra memoria (The Reader) e verità negate, il bel Storm del tedesco Hans Christian Schmidt, sugli stupri e massacri nella ex Iugoslavia sacrificati alla ragion di stato internazionale, nello specifico l'ingresso nella UE. Predicozzi insostenibili: Mammoth di Lukas Moodysson con Gael Garcia Bernal e Michelle Williams che banalizza i rapporti tra occidente e terzo mondo, non fa eccezione Rage di Sally Potter, la cui unica attrattiva sembra essere Jude Law travestito da donna. Per salvarsi da questo mondo alla deriva bisogna avere le ali, ci dice il bizzarro e inconcludente ma consolatorio Ricky di François Ozon. La musica non cambia con due opere cruciali per la quinta giornata della Berlinale. La prima in concorso è l'esordio alla regia di Oren Moverman, sceneggiatore israelo-americano di numerosi film tra cui I'm not There di Todd Haynes. The Messenger ha una storia che parla da sé: Will, Ben Foster, finito in ospedale post Iraq, cerca di dare senso alla sua vita e al suo lavoro. Gli viene affidato un incarico delicato: fare da messaggero di morte, ossia andare a suonare i campanelli delle famiglie americane per avvisarle della perdita dei loro cari. In questo ingrato compito lo aiuta il veterano Toni (il magnifico Woody Harrelson), un giorno però Will incontra la vedova di un soldato e se ne innamora…Cast nutrito: oltre a Steve Buscemi, troviamo Samantha Morton e Jena Malone (Into The Wild). In Panorama invece l'atteso documentario di Michael Winterbottom, The Shock Doctrine, tratto dall'omonimo bestseller di Naomi Klein, che indaga sugli effetti del capitalismo e la dottrina shock appunto e le cui origini risalirebbero all'economista statunitense Milton Friedman (scomparso recentemente e premio Nobel per l'economia nel '76), secondo cui poteri forti e grandi industrie si coalizzano nello sfruttamento di paesi affetti da guerre e catastrofi varie. Winterbottom applica la dottrina alla scena contemporanea, dalla dittatura di Pinochet in Cile, con cui Friedman ebbe rapporti controversi, alla politica della Thatcher al massacro di Tiennamen fino alle guerre in Iraq e Afghanistan. Il film si concentra sulla parte più oscura della dottrina di Friedman, che può essere applicata solo attraverso un sistema di violenza e oppressione: Iraq e Afghanistan sarebbero così il risultato della perversione del capitalismo.