"Per fare un buon film bisogna essere un po' detective e un po' dottore, amare la musica e la pittura", dice Peter Weir, protagonista della terza lezione di cinema del festival di Taormina. Dopo la proiezione del suo Un anno vissuto pericolosamente (1982), seduce la platea di studenti e giornalisti con osservazioni pratiche sul mestiere di regista e con suggestioni su arte e filosofia. Il prossimo lavoro, War Magician, sarà ispirato alla storia vera di un mago che riuscì a sconfiggere Rommel e parte del colosso nazista. La trama però resta top secret: "Non voglio  parlarne - spiega -, sono molto superstizioso". Tra un aforisma e l'altro ("un film è come un tartufo: non si coltiva, si trova per caso"), l'autore di Master & Commander tradisce il suo spirito raffinato: "Se penso a una multisala il venerdì sera, alla folla e ai popcorn, agli echi dei trailer dei maxischermi, mi convinco che non sono in grado di lavorare per questa gente: è l'espressione della volgarità. Non faccio film per me stesso o per il pubblico, ma per comunicare un'emozione che mi ha assorbito totalmente".
Sono passati molti anni da quando Weir presentò in anteprima a Taormina Picnic a Hanging Rock. Da allora è tornato molto spesso: "In Italia i sottotitoli sono importanti, il direttore Guglielmo Biraghi fece un ottimo lavoro. Gli sono profondamente grato. Mi piacerebbe molto girare in questo paese. Anche se non è ancora capitato, l'ho pensato spesso". Negli Stati Uniti Picnic non fu un grande successo. "Anche se gli australiani hanno molto in comune con gli americani, preferisco vivere a Sidney. Quello era un film troppo ambiguo per loro. E' il paese che ha mandato l'uomo sulla luna, non capivano cosa fosse successo alle ragazze scomparse". La lezione passa attraverso citazioni di Matisse: "Un artista non deve mai essere prigioniero di se stesso, del successo o della fama. All'inizio della mia carriera ho avuto un sogno e ho capito che preoccuparsi serve solo a bloccare l'inconscio, gela una parte del cervello". La musica, come per Quentin Tarantino e Wong Kar-Wai, svolge una funzione fondamentale nell'elaborazione del progetto: "Mette a tacere le voci che sono nella mia testa. A volte diventa parte della colonna sonora, è successo con il Sesto Concerto per piano di Beethoven, che alla fine ho inserito in Picnic a Hanging Rock". 
Lavorare con gli studios, spiega, è pericoloso: "Sul set di Master and Commander c'è stata una crisi: andavamo in direzioni diverse. Gli ho detto: signori, pensate a me come un dottore. Voi avete un cancro, io devo operarvi. se seguo i vostri consigli rischio di ammazzarvi". La ricetta è piuttosto semplice: una buona idea e un buon cast fanno tre quarti del prodotto. "Quando il regista incontra gli attori assume a sua volta una parte, quella del detective. Ha la descrizione della persona scomparsa e tutti vanno da lui perché credono di averla trovata". L'esperienza più interessante è stata con Un anno vissuto pericolosamente: "Ho scelto una donna, Linda Hunt, per impersonare un uomo. Era intrigante. Mel Gibson (nel film il fotoreporter inviato in Cambogia) invece si sentiva perso, era a disagio, ma proprio la sua insicurezza è servita alla riuscita del personaggio". E per Gibson regista Weir ha parole di elogio: "Gli ho fatto i miei complimenti. The Passion è stato un grande passo in avanti per lui".