“Siamo una famiglia, riunirsi a tre anni dalla fine della serie è stato un privilegio, come non ci fossimo mai lasciati” esordisce Michelle Dockery, la Lady Mary di Downton Abbey, serie TV di enorme successo e ora anche film per il grande schermo. La pellicola in anteprima alla Festa del Cinema di Roma sbarcherà nelle sale italiane dal prossimo 24 ottobre. E si parla già di sequel: “Se il pubblico continua a supportarci in questo modo, chissà!”.

Un passaggio, quello da televisione a cinema, non facile: “Devi capire che il successo di Downton Abbey viene dal suo raccontare tante storie su tanti personaggi” commenta il regista Michael Engler. “Ma mentre si può fare tranquillamente in una serie TV, con un film bisogna far ruotare tutto attorno a un evento catalizzatore e sfruttare opportunità che sono esclusivamente cinematiche”.

Parola anche a Jim Carter, lo storico ‘Carson’: “Ogni stagione della serie prendeva sei mesi dell’anno per le riprese. Complice il successo, è stato un periodo felice delle nostre vite. Siamo non solo una famiglia allargata, ma l’equivalente di una compagnia teatrale. Ritrovarci, anche col regista che ha lavorato al finale di serie, è stato del tutto naturale”.

Tra le new entry nel cast, Imelda Staunton, moglie di Jim Carter e ora anche collega di set: “È stato emozionante andare al lavoro con mio marito”. Aggiunge, poi, sul segreto del successo di Downton Abbey: “Penso che ciò che soddisfi i fan di tutto il mondo, oltre alle atmosfere, alle location, ai costumi, ai contenuti, è la possibilità di respirare un po’. Fuggire dai tempi di difficoltà che tutti stiamo vivendo al momento”.

A proposito di costumi e location, quanta fatica ha richiesto il film, produttivamente? “La cosa più difficile è stata mantenere lo standard già altissimo cui tenevamo dal piccolo schermo” dichiara Liz Trubridge, produttrice. “E portare 100 cavalli, 80 persone e tutto il resto in un piccolo paesino è stata un’operazione militare maestosa”.

“Abbiamo iniziato a parlare del film intorno alla terza stagione” replica Gareth Neame, produttore esecutivo dagli esordi dello show. “Era giusto celebrare Downton Abbey anche per i suoi valori di produzione, per i personaggi, le storie e il cast. Tutto era già a livello cinematografico, e questo ci sembrava un bel modo di premiare i fan senza continuare la serie in eterno”.