(Cinematografo.it/Adnkronos) - Un viaggio nei sentimenti più disparati, nello squallore delle dinamiche tipiche del piccolo schermo, ma soprattutto nel cinema di oggi con uno sguardo nostalgico e alle produzioni di serie b. Tutto questo è La cena per farli conoscere, il nuovo film di Pupi Avati, in sala venerdì prossimo in 250 copie.
Tra gli interpreti, Diego Abatantuono, che proprio  Avati lanciò come attore drammatico in Regalo di Natale nell '86; Francesca Neri, la migliore tra le interpreti femminili sul set al fianco di Vanessa Incontrada, Violante Placido e Ines Sastre.
Al centro della scena un Abatantuono nei panni del suo alter ego Sandro Lanza, attore mediocre e in declino che continua a sognare il grande cinema: immagina  di essere fermato a piazza del Popolo a Roma da Pietro Germi che gli offre di rifare Divorzio all'italiana nel ruolo che fu di Ugo Tognazzi. A tentare un incontro salvifico che possa alleviare le sue pene, dopo un tentativo di suicidio in diretta, sono le tre figlie, negli anni abbandonate dal padre troppo distratto dal lavoro. Vanessa Incontrada, Violante Placido e Ines Sastre così diverse tra loro, ma tanto legate a un padre che hanno odiato per anni e che sul momento di perdere riscoprono vicino più che mai.
Un film scritto e diretto dallo stesso Avati che, abituato a confondere lo spettatore rimanendo in bilico tra i generi più disparati, passa dalla commedia pura al melò dai sentimenti più crudi, ma sempre con uno sguardo impietoso che non fa eccezioni. "E' una commedia che sentimentale non è. Mi piaceva definire l'atteggiamento caustico verso il presente in modo sentimentale, puntare l'attenzione su molte mode, atteggiamenti e stereotipi dai quali è bene guardarsi", ha dichiarato Pupi Avati a margine della conferenza stampa.
Un film che riflette appieno l'immagine della famiglia tipo ma anche di quella del regista, padre distratto dal fascino della professione ma attento nel restituirne l'essenza, come ha affermato il regista: ''Non essendo un cinefilo, attingo non dal cinema ma dalla mia vita lavorativa e soprattutto dalla mia vita familiare. Conosco molto bene l'universo femminile vivendo con una suocera, una moglie ed una figlia. Ho mentito meno del solito rispetto al mio vissuto, sono stato meno creativo ma più rispettoso della realtà". Un ritratto impietoso che non risparmia neanche il suo stesso creatore. ''Non credo - ha continuato Avati - che possiamo prescindere dal provare emozioni. Ogni personaggio in qualche modo si giustifica e c'è una pietas che salva tutti me compreso, che nella vita sono stato un padre assente e distratto, preferendo alla famiglia il lavoro. Purtroppo me ne rendo conto solo adesso che è troppo tardi per recuperare un rapporto con dei figli che se ne sono andati''. A proposito, poi, della nuova proposta di legge sul cinema lanciata da Rifondazione il giudizio del regista è secco: ''Mi auguro che ci sia realmente una riforma del settore, tuttavia ho sempre qualche remora quando le proposte vengono espresse da politici. Ad esempio la proposta di ridurre il numero di film americani mi sembra una follia, significherebbe chiudere la metà delle sale cinematografiche italiane già in difficoltà''.