Nicola Piovani, musicista autore di alcune delle colonne sonore più belle del cinema italiano ed europeo, ha ricevuto al Bif&st il “Premio Fellini 8½” per l'eccellenza artistica e ha incantato il pubblico con lo spettacolo Epta, concerto dedicato alla magia e al fascino del numero 7. Numero che torna sovente nella vita artistica di Piovani, dato che ha accompagnato per ben sette volte con le proprie musiche i film di autori come Monicelli, i fratelli Taviani e Bellocchio. “Avrei voluto fossero stati sette anche i film fatti con Federico Fellini, ma siamo risuciti a lavorare insieme solo su tre pellicole e mezzo. La metà è rappresentata da quella filastrocca di Arcibaldo e Petronilla che stavo musicando quando Federico se ne andò. E' rimasta, per così dire, in levare”.
Il compositore romano ha all'attivo più di 150 film, ma quando ha capito che avrebbe voluto fare l'autore di colonne sonore per il cinema? “Ho sempre avuto un grande amore per la musica e per il teatro. Il cinema l'ho frequentato fin da piccolo, ma pensavo si esaurisse nel grande western americano e nella commedia italiana. All'età di quindici, sedici anni ho scoperto il cinema d'essai al Salone Margherita di Roma. L'emozione forte che mi diede Il settimo sigillo (1957) di Bergman la porto sempre con me e fu proprio quella che mi fece venir voglia di far questo mestiere”.
Un mestiere nel quale, secondo Piovani, si deve essere in grado di contenere la propria poetica. “Non si deve cedere alla tentazione di utilizzare il film come veicolo per le proprie musiche. I film hanno già una fortissima paternità, che è quella dei registi che hanno impiegato anni per scrivere la storia. Io devo innamorarmi del soggetto e quindi trovarne una giusta chiave interpretativa”.
Per meglio spiegare questo concetto, Piovani ricorre ad una semplice quanto chiara metafora: “La storia e la musica sono come uova e limone: solo messe insieme nel modo corretto possono diventare maionese”.
Al momento Piovani ha appena finito di realizzare le musiche di un film sulla vita di Nicolas Sarkozy, La Conquête di Xavier Durringer: “Non ho mai realizzato un film su personaggi famosi della contemporaneità e quindi all'inizio ero un po' perplesso. Temevo fosse un film satirico e credo che, soprattutto in questo particolare momento storico, la satira sia l'altra faccia del letargo, un modo per scaricare con i muscoli facciali tutte le delusioni che stiamo vivendo. Quando il regista mi ha citato Shakespeare, Brecht e Molière, ho capito a cosa avrei lavorato e mi sono tranquillizzato”.