"E' un film destinato a cambiare per sempre il cinema dei supereroi", parola di Hayden Christensen, il "dotato" protagonista di Jumper, l'action movie che dal 29 febbraio sarà nelle sale italiane in circa 400 copie distribuito da 20th Century Fox. Tratto dall'omonimo romanzo di Steven Gould, il supereroe in questione è David "scodella" Rice, un timido 15enne che per caso scopre di essere in possesso di un talento speciale: quello di teletrasportarsi. Abbandonato dalla madre all'età di 5 anni, incompreso dal padre e perseguitato dai compagni di scuola, il ragazzo userà il suo potere per fuggire da una vita sentita come troppo angusta. Per 8 anni farà come gli pare, tra location mozzafiato, soldi a palate ("presi in prestito" dai caveau delle banche che svaligia) e splendide donne, prima di scoprire di non essere l'unico "jumper" sulla terra e di avere dei nemici, membri della terribile setta dei paladini da secoli impegnati nel loro sterminio. Diretto dallo specialista Doug Liman (The Bourne Identity e Mr. and Mrs. Smith) e intrepretato, oltre che da Christensen, da Jamie Bell (Billy Elliot), Rachel Bilson (nel remake americano de L'ultimo bacio) e Samuel L. Jackson, il film ripropone una versione del supereore che ultimamente sta facendo breccia nell'industria culturale americana. Da Spider-Man 3 alla serie tv Heroes il "superman" integerrimo e dedito al bene è stato rimpiazzato dall'uomo che, a parte il dono che lo rende super, "ha vizi e virtù dell'individuo comune: potrebbe teletrasportarsi per intervenire nelle zone di guerra o per aiutare la gente in difficoltà come nel caso dell'uragano Katrina - spiega Liman - e invece preferisce recarsi a Londa per farsi una birra e flirtare con una bella ragazza". "Quando però questi jumper - aggiunge Jamie Bell - finiscono di desiderare beni materiali si scoprono molto soli e allora ritornano a fare il bene". Ad eccezione di Samuel L. Jackson, regista e attori sono a Roma per la presentazione alla stampa del film. Una location speciale per il cast perché è nella capitale, in particolare all'interno del colosseo, che sono state girate le scene più coinvolgenti: "Il ricordo più bello della lavorazione? Alzarsi la mattina all'alba, entrare nel tempio dei gladiatori e sapere che sta lì solo per te", confessa Christensen. Più laconica la Bilson: "E' stato fichissimo". Questa commistione di location reali ed effeti speciali è, a parere di Liman, l'altra cosa interessante del film destinato ad aprire una nuova saga: "Immaginando la storia - conferma Liman - mi sono accorto che c'erano tante cose che avrei voluto aggiungere, che il mondo di David si ampliava a dismisura. Due ore non erano sufficienti per raccontarlo. Così nel cassetto ho già materiale a sufficienza per almeno 4 sequel".