Roma città aperta, Sciuscià, tanto Fellini (presente addirittura con 7 titoli, da Lo sceicco bianco ad Amarcord), Visconti, e persino qualche commedia, da Monicelli a Risi. 100 film italiani, selezionati su un arco che va dal 1942 al 1978, da portare nelle scuole come memoria storica del nostro Paese e strumento didattico al servizio dei ragazzi. Si può discutere sui criteri di scelta, sui registi che son rimasti fuori (da Sergio Leone a Zeffirelli, da Liliana Cavani a Lina Wertmuller), persino sulle modalità d'impiego nelle aule (su quale supporto andrebbero visti? Sicuri che tutti gli istituti siano attrezzati allo scopo?), ma l'inizativa dell' "Associazione Culturale Giornate degli Autori" rimane meritoria. Giusto dunque applaudirla. Ma come realizzarla? "Non credo sia un'inziativa fattibile. La situazione dei film italiani, per quanto concerne proprietà e diritti di sfruttamento, è una matassa inestricabile. I titolari di opere cinematografiche non sempre sono identificabili, spesso sono più di uno con conseguente spezzettamento dei diritti, altre volte dicono di essere i possessori e poi si scopre che detengono solo i diritti di proiezione sugli aeromobili". Una boutade? Nient'affatto, a sostenerlo è Giuliana Del Punta. Non è docente di economia nè esperta di copyright dei media, ma una produttrice cinematografica che si è dovuta scontrare personalmente con problematiche di questo tipo. Come producer di Scorsese per Il mio viaggio in Italia (1999), la Del Ponte rivela le difficoltà che insieme al cineasta italoamericano ha dovuto superare solo per inserire alcune delle sequenze tratte dai film: "Il caso eclatante è stato L'oro di Napoli di Vittorio De Sica (tra i 100 titoli inclusi nella lista di film da salvare, ndr). Ne volevamo mostrare alcune scene, così abbiamo richiesto al suo legittimo titolare, Aurelio De Laurentis, di concederci un parziale diritto di utilizzo. Ci è stato risposto di no. I diritti di utilizzo della pellicola erano stati pignorati da una banca di Hong Kong con la quale il produttore napoletano aveva aperto un contenzioso". Secondo la Del Punta è un esempio del marasma in cui versa la cinematografia italiana per quanto concerne la questione della titolarità, così "prima di suscitare entusiasmi e grida di giubilo, lo Stato italiano dovrebbe spiegarci quali sono le difficoltà di una simile iniziativa e in seconda battuta rimuovere i nodi legislativi ed economici che potrebbero ostacolarla". Avocando a sè il diritto di utilizzo delle pellicole? "Certamente. Ma ci credo poco. Quando un produttore può chiederti 15 mila euro per un solo minuto di pellicola, perché dovrebbe rinunciare di colpo agli introiti regalandola allo Stato?" si chiede la Del Punta. Domanda da girare alle Giornate degli Autori. Intanto una parziale ammissione: " Insieme a Cinecittà Holding - confessa Fabio Ferzetti, critico cinematografico e curatore dell'iniziativa - c'è un lungo lavoro da fare, di almeno 6 mesi, per capire a chi appartengono i diritti delle opere; non sarà facile, spesso sono frammentati e almeno un terzo dei film sono irraggiungibili o improiettabili. Se riusciremo a proporne dieci sarà già un successo".