VOCI NEL TEMPO

ITALIA 1996
Si susseguono le stagioni della vita. Si comincia con i giochi dell'infanzia, le sorprese e i turbamenti dell'adolescenza, le prime delusioni, i balli, gli amori, il matrimonio e, insieme, l'affiorare negli adulti della nostalgia per la giovinezza che si allontana. Poi la piacevolezza delle sere estive, ma anche la vita solitaria e la televisione come unica compagnia. Quindi l'autunno, con i ragazzi che continuano a giocare e i vecchi che stanno fermi ad ascoltare una voce femminile. Intanto le foglie si staccano dagli alberi e danno il via ad una danza leggera. Il fiume scorre lentamente, e con il nuovo anno ricomincia la vita. Sulla neve e sul lago ghiacciato, bambini corrono e gridano. Sullo sfondo del tramonto, padre e figlio osservano.
SCHEDA FILM

Regia: Franco Piavoli

Soggetto: Franco Piavoli

Sceneggiatura: Franco Piavoli

Fotografia: Franco Piavoli

Musiche: Alfredo Catalani, Johann Pachelbel, Franco Ghigini

Montaggio: Franco Piavoli, Giuliana Zamariola

Durata: 86

Colore: C

Genere: ALLEGORICO

Produzione: ZEFIRO FILM E IMMAGINAZIONE IN COLLABORAZIONE CON RAI - RADIOTELEVISIONE ITALIANA

Distribuzione: MIKADO

NOTE
PRESENTATO ALLA 53.MA MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA NELLA SEZIONE "SETTIMANA DEL CINEMA ITALIANO" - FILM INTERPRETATO DAGLI ABITANTI DI CASTELLARO
REVISIONE MINISTERO SETTEMBRE 1996
CRITICA
"Terzo capitolo di un trittico iniziato nel 1982 con 'Il pianeta azzurro' e proseguito nel 1988 con 'Nostos - Il ritorno', 'Voci nel tempo' di Franco Piavoli è il film solito di questo autore insolito, straniato dal grande carnevale di luci e passerelle, rimasto fedele alla purezza del suo mondo poetico. Un eremita della macchina da presa che ha saputo dipingere la vita intingendo il pennello in quella tavolozza di colori che noi, spettatori frettolosi, forse non sappiamo più cogliere". (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 9 ottobre 1996)

"Quanti sono i registi italiani che possono dichiarare una fiducia nel cinema come quella di Franco Piavoli? Con una trama risibile ma anche lontanissimo dalle certezze del documentario, Piavoli chiede alla macchina da presa di mostrare quello che non siamo più capaci di vedere e che solo il cinema - un certo cinema - può forse obbligarci a guardare. Perché se gli abitanti 'si mettono in posa' davanti alla macchina da presa, Piavoli li filma non per quello che stanno facendo ma per quello che possono farci vedere: in Voci nel tempo non interessa l'azione, ma il particolare, su cui il cinema agisce come una lente d'ingrandimento. E così sullo schermo si alternano rughe e sorrisi, mani e covoni, bagliori e corpi. A volte il regista si fa conquistare dal piacere per un edonismo un po' estetizzante, dalla bellezza tutta chiusa in se stessa di un tramonto o di un bagliore sull'acqua; ma più spesso riesce a costringere lo spettatore a fermare gli occhi e per lo spazio di un'inquadratura farlo credere ancora una volta nella forza del cinema. Distillato". (Paolo Mereghetti, 'Sette', 19 settembre 1996)