Vento di terra

Orizzonti: conferma Marra. Rigorosa e forte la sua denuncia sulla periferia in Vento di terra

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ITALIA 2003
Enzo ha sedici anni e vive nel quartiere napoletano di Secondigliano. In seguito alla morte del padre, il ragazzo si dà da fare per aiutare la famiglia e spesso si trova a dover fronteggiare situazioni che mettono a rischio la sua integrità perché è un ragazzo "senza paracadute". Non c'è chi può aiutarlo a sopportare i colpi che la vita continua a dargli e solo la sua grande determinazione può permettergli di conservare la dignità sua e della sua famiglia all'interno di un quartiere che è un mondo a parte, con le sue leggi e i suoi codici.
SCHEDA FILM

Regia: Vincenzo Marra

Attori: Vincenzo Pacilli - Enzo, Edoardo Melone - Bruno, Francesco Giuffrida - Luca, Giovanna Ribera - Marina, Vincenza Modica - Antonietta, Francesco Di Leva - Tarantino

Soggetto: Vincenzo Marra

Sceneggiatura: Vincenzo Marra

Fotografia: Mario Amura

Montaggio: Luca Benedetti

Scenografia: Giuseppe Pirrotta

Costumi: Daniela Ciancio

Aiuto regia: Andrea De Sica - secondo assistente

Altri titoli:

Land Wing

Durata: 90

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1,85)

Produzione: TILDE CORSI E GIANNI ROMOLI PER R&C PRODUZIONI

Distribuzione: MIKADO (2004)

Data uscita: 2004-09-17

NOTE
- FILM REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVTA' CULTURALI.

- PREMIATO COME MIGLIOR FILM DELLA SEZIONE "ORIZZONTI" ALLA 61MA MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI VENEZIA (2004).
CRITICA
"Dopo il premiatissimo 'Tornando a casa' con le sue storie di mare, Vincenzo Marra fa il bis, dimostrando con 'Vento di terra' che il suo è un talento di cinema naturale. (...) L'obbligato eroe è un nipotino del Rocco di Visconti, ma Marra colpisce con un toccante e semplice documento di vita, che termina accusando lo scandalo dell'uranio impoverito, causa di malattia negli eserciti. La storia, anonima, semplice e giusta nell'essenza, ha una forza morale che porta lontano, si riferisce al dolore della migrazione. Marra ha una gran voglia di raccontare, pur con pochi mezzi e dosa gli sguardi e i silenzi con riferimenti precisi alla poetica del neo realismo. Vuole testimoniare le priorità degli esseri umani al di là delle mode e dei bisogni fittizi. Parla perciò, clamorosamente fuori tendenza, di bisogni e sentimenti primari, senza far morale: ci pensano le immagini e l'espressività di un cast tutto particolare e il pubblico deve volergli bene." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 6 settembre 2004)

"Vincenzo Marra, giustamente apprezzato per l'esordio viscontiano di 'Tornando a casa', non cresce abbastanza con 'Vento di terra', accolto dagli applausi della prima proiezione-stampa. La regia è sempre concisa e nitida e non si può certo negare al film la sua personalità fuori standard: solo che il procedimento pretende troppo dalla sottrazione estetica, finendo per forza di cose col far traslocare il documento nudo e crudo nell'assoluto anonimato della trama. (...) Per cogliere l'interiorità di un'umanità storicamente offesa, Marra ricorre ai commi più collaudati, ma anche obsoleti del neorealismo; poi, però, troppa musica edificante e troppe panoramiche sullo skyline dell'odiosamata metropoli tentano a sorpresa di spiegare gli sguardi e i silenzi, penalizzandone l'indubbia tensione morale. È ovvio che non esistono modelli obbligati, ma quello che distingue il talento di Marra da quello di un Piscicelli è la voglia di raccontare molto al di là dei propri importanti principi poetici." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 7 settembre 2004)

"Un film che potrebbe essere solo un film e non un'inchiesta, un romanzo, una serie tv, come accade troppo spesso. Perché rende nuovamente visibile ciò che l'abitudine o i media hanno cancellato alla vista. E lo fa non mostrando mai una cosa alla volta, ma due: la povertà e la dignità, l'orgoglio e il disonore, l'amore e la paura. Nascosti in un destino come tanti, quello di Vincenzo, disoccupato napoletano costretto a entrare in aeronautica per campare. E seguito mese dopo mese, in famiglia, in caserma o in Kosovo, con un'attenzione e una sensibilità che rendono nuovi strumenti logori come il dialetto e il mescolare attori e non-attori. Un perfetto antidoto a tanto mediocre e pessimo cinema italiano." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 8 settembre 2004)

"Anche se viviamo in tempi difficili, l'affastellarsi delle sciagure appare perfino esagerata, programmatica come in un vecchio romanzo verista: Marra, però, lo affronta senza il minimo cedimento al melodramma; con un linguaggio scarno e prosciugato, narrando per lunghe sequenze divise da dissolvenze al nero." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 9 settembre 2004)

"Per raccontare il bellissimo 'Vento di terra' (...) viene spontaneo usare termini sociologici mentre in realtà si dovrebbe parlare solo di cinema. Della densità miracolosa delle luci di Mario Amura; delle ellissi sapientemente orchestrate al montaggio da Luca Benedetti (mai un fotogramma di troppo, tocca a noi riempire i vuoti); della sicurezza con cui Vincenzo Marra, classe 1972, al secondo film, mescola attori e non attori, ricreando quel senso (tragico) di innocenza e di semplicità così difficile da ottenere su uno schermo; dell'accortezza con cui non sovrappone mai uno sguardo esterno al microcosmo del protagonista, sospendendo l'intero film al suo punto di vista. Il punto di vista di chi è fragile e minacciato per definizione proprio perché assolutamente solo. Fino al finale, meno risolto proprio perché catapulta di colpo quella figura invisibile sul proscenio della Storia. Senza peraltro pregiudicare uno dei lavori più rigorosi e toccanti di questi anni." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 17 settembre 2004)

"Il nuovo corso realista del cinema italiano fa un bel salto in alto con l'opera seconda del talentuoso napoletano Vincenzo Marra, già autore del premiatissimo 'Ritorno a casa'. (...) Un film che documenta con occhio lucido (anche di pianto) e impietoso non solo la realtà sociale, ma le sensazioni, i dubbi e i sentimenti, impastato di sguardi e di silenzi, necessario come una legge morale. E insieme è un racconto pieno di imprevisti e probabilità psicologiche, molto ben reso da attori non tutti professionisti tra cui l'eroe-non eroe Vincenzo Pacilli, Edoardo Melone, Giovanna Ribera, Francesco Giuffrida, un'orchestra di gente molto ben sintonizzata nelle sfortune della vita. Tutto senza retorica, senza pietismi né moralismi: Marra guarda avanti con uno stile rigoroso che riflette un pensiero rigoroso, come dice senza paracadute. Il tutto, fra troppi furbi, ai limiti di una benvenuta, sacrilega e sacrosanta ingenuità che riscatta il cinema vero dalla fiction." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 18 settembre 2004)