UOMINI

MANNER

GERMANIA ORIENTALE (DDR) 1985
Nel giorno del dodicesimo anniversario di matrimonio, Julius Armbrust scopre che la moglie Paula ha un amante, Stefan. Julius, che pure nel suo ruolo professionale di pubblicitario di successo non rinuncia alle inevitabili avventure con qualche segretaria, rimane piuttosto male di fronte all'inattesa scoperta. Fingendo di dover partecipare a un congresso, si allontana da casa per poter liberamente spiare le mosse della moglie. Fattosi intraprendente, avvicina Stefan, un disegnatore disoccupato, trasandato nel vestire, ex sessantottino ancora legato ai modi della contestazione. Diventa suo coinquilino e, dopo un po' di tempo, anche amico. Quando Stefan, ubriaco, gli confessa di essere stanco di una vita misera e di aspirare a qualcosa di più sostanzioso, Julius non si lascia sfuggire l'occasione. Prende in cura Stefan, lo invita a ripulirsi, vestirsi bene, lo spinge a fare carriera nella sua stessa azienda. Il gioco è perfetto: Paula, trovandosi accanto uno Stefan che si muove, parla e agisce come il suo Julius, lascia l'amante e torna dal marito. Julius, da parte sua, è ben contento di tornare a fianco della moglie.
SCHEDA FILM

Regia: Doris Dörrie

Attori: Heiner Lauterbach - Julius Armbrust, Ulrike Kriener - Paula, Uwe Ochsenknecht - Stefan, Marie Charlotte Schuler, Janna Marangasoff, Louis Kelz, Edith Volkmann, Dietmar Bar

Soggetto: Doris Dörrie

Sceneggiatura: Doris Dörrie

Fotografia: Helge Weindler

Musiche: Claus Bantzer

Montaggio: Raimund Barthelmes

Costumi: Jorg Trees

Durata: 98

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Tratto da: BASATO SUL TESTO OMONIMO DI DORIS DORRIE

Produzione: OLGA FILM MUNCHEN

Distribuzione: MIKADO FILM (1987) - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO, GENERAL VIDEO, CECCHI GORI HOME VIDEO

CRITICA
"I tedeschi ridono. Non succedeva, nel loro cinema, da tempo immemorabile, se si eccettuano le parodie metà surrealiste e metà bavaresi di Herbert Achternbusch, mai arrivate, comunque, nelle nostre sale. Il film di oggi, invece, opera terza di una regista di Monaco, Doris Dorrie, non solo esce nelle nostre sale ma, a quanto si legge, è andato incontro di recente, in quelle americane, ad un cordialissimo successo. Non lo discuto, anche perché, nonostante un finale in farsa, non può proprio dirsi che si tratti di una commedia solo superficiale, costruita unicamente per lo spasso. Non è molto, ma non è tutto da sottovalutare. Specie quando, anziché sulla risata, si punta sul sorriso, anzi, sul mezzo sorriso. Non arriverei a dire, come hanno scritto in America, che Doris Dorrie si rifaccia a Lubitsch, però qualcosa di buono e (per il cinema tedesco) di nuovo, certamente lo fa. E potrebbe anche continuare. Gli interpreti li cito solo per la cronaca. Julius è Heiner Lauterbach, per me del tutto sconosciuto, Stefan è Uwe Ochsenknecht che sarebbe apparso in 'U-Boot'. Ma non me lo ricordo. Tra i suoi film recenti, visti solo ai festival, 'Der junge Monch', 1978; 'Der Komantsche', 1979, 'Der Neger Erwin', 1980; 'Der letze Loch', 1981. Gli altri due film, Mitten ins Herz', 1983; In Innern des Wals', 1984 inediti in Italia." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 11 Marzo 1987)

"Anche se il 'tocco' non è proprio quello 'alla Lubitsch' (ma la Dorrie se ne ricorda nella spassosa sequenza finale dell'inevitabile incontro e scontro dei due uomini nell'ascensore della stessa azienda), la commedia sa mantenersi con disinvoltura sui toni brillanti, senza escludere la delicatezza e la capacità di sottintendere qua e là, con una punta di malizia, qualche motivo di amara riflessione che coinvolge, assieme a quella maschile, anche la vaghezza dell'animo femminile. Da qui, forse, le ragioni del successo presso il pubblico di entrambi i sessi di un film d'altronde sempre stimolante nei suoi dialoghi, accurato nella confezione, bene accompagnato dalle musiche al sassofono di Claus Bantzer e sostenuto da interpreti adeguati (Heiner Lauterbach nel ruolo di Julius, Uwe Ochsenknecht in quello di Stefan e Ulrike Kriener in quello di Paola), benché non abbiano i1 carisma dei grandi attori delle commedie sofisticate hollywoodiane per fare di Uomini un equivalente di analoghi intrighi amorosi a raggiro firmati almeno da un McCarey se non da un Hawks o da un Wilder." (Leonardo Autera, 'Il Corriere della Sera', 3 Aprile 1987)

"Uomini è un film spiritoso ma anche cinico, sincero e costruito nello stesso tempo, in bilico permanente fra 'Morgan matto da legare' e i teoremi corrosivi della grande commedia classica del cinema. Doris Dorrie ha un bel dire che gli uomini li conosce poco, e i loro dialoghi se li è scritti dal vero per non sbagliare: pur nell'indispensabile accelerazione narrativa richiesta dalla rappresentazione della duplice metamorfosi di Julius e Stefan, Uomini disegna un doppio ritratto maschile azzeccato, che non dilaga mai nell'artefatto o peggio ancora nell'a tesi. Forse non dice niente di nuovo o definitivo sugli uomini e le donne, ma certo lo dice con il lampo raro dell'ironia." (Gabriele Porro, 'Il Giorno', 28 Marzo 1987)