Una volta nella vita

Les héritiers

FRANCIA 2014
Liceo Léon Blum di Créteil, città nella banlieue sud-est di Parigi: una scuola che è un incrocio esplosivo di etnie, confessioni religiose e conflitti sociali. La professoressa Anne Gueguen propone alla sua classe più problematica un progetto comune: partecipare a un concorso nazionale di storia dedicato alla Resistenza e alla Deportazione. Un incontro, quello con la memoria della Shoah, che cambierà per sempre la vita degli studenti. Basato su una storia vera.
SCHEDA FILM

Regia: Marie-Castille Mention-Schaar

Attori: Ariane Ascaride - Anne Gueguen, Ahmed Dramé - Malik, Noémie Merlant - Mélanie, Geneviève Mnich - Yvette, Stéphane Bak - Max, Wendy Nieto - Jamila, Aïmen Derriachi - Said, Mohamed Seddiki - Olivier/Brahim, Naomi Amarger - Julie, Alicia Dadoun - Camélia, Adrien Hurdubae - Théo, Raky Sall - Koudjiji, Amine Lansari - Rudy, Koro Dramé - Léa, Xavier Maly - Preside, Léon Zyguel

Sceneggiatura: Ahmed Dramé, Marie-Castille Mention-Schaar

Fotografia: Myriam Vinocour

Musiche: Ludovico Einaudi

Montaggio: Benoît Quinon

Scenografia: Anne-Charlotte Vimont

Costumi: Isabelle Mathieu

Altri titoli:

Once in a Lifetime

La profesora de historia

Durata: 105

Colore: C

Genere: DRAMMATICO COMMEDIA

Specifiche tecniche: DCP

Produzione: MARIE‐CASTILLE MENTION‐SCHAAR, PIERRE KUBEL PER LOMA NASHA FILMS, VENDREDI FILM, TF1 DROITS AUDIOVISUELS, UGC IMAGES, FRANCE 2 CINÉMA, ORANGE STUDIO

Distribuzione: PARTHÉNOS/LUCKY RED (2016)

Data uscita: 2016-01-27

TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON LA PARTECIPAZIONE DI: FRANCE TÉLÉVISIONS, OCS E CON IL SOSTEGNO DI: LA RÉGION ILE‐DE‐FRANCE, AGENCE NATIONALE POUR LA COHÉSION SOCIALE ET L'ÉGALITÉ DES CHANCES, ACSÉ, COMMISSION IMAGES DE LA DIVERSITÉ, CNC FONDS IMAGES DE LA DIVERSITÉ, LA FONDATION POUR LA MÉMOIRE DE LA SHOAH, LA FONDATION DIANE & LUCIEN BARRIÈRE, PROCIREP, ANGOA
CRITICA
"(...) bellissimo film nato dall'insolita collaborazione tra Ahmed Dramé e Marie-Castille Mention-Schaar (...) senza ombra di retorica, tanto la regia è asciutta (...) sa chiudere cento piccole storie dentro alla storia di tutti." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 19 gennaio 2016)

"Didascalico ma sempre utile questo film contro l'intolleranza, mostra che anche le doti morali possono essere imparate. (...) Un documento nella triplice verità (tempo, luogo, azione) cui si aggiunge la morale. Grande plusvalore sono gli occhi dolci di Ariane Ascaride, in cattedra." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 28 gennaio 2016)

"Superfluo dire che il titolo originale sottolinea il nodo centrale di questo lavoro del tutto straordinario, fedelmente ispirato a una storia vera. E scritto per lo schermo, con la regista, da uno dei ragazzi che vissero quell'esperienza, l'allora 16enne Ahmed Dramé, oggi anche tra i protagonisti nei panni di Malik. La questione dell'eredità, morale e materiale, è infatti il centro di qualsiasi discorso sull'insegnamento e la formazione. Anche se spesso si fa finta di niente per concentrarsi sugli obiettivi pratici della scuola, di per sé insufficienti a una vera formazione, o su quelli 'ideali', non meno fragili vista l'accelerazione storica e (multi)culturale in cui viviamo. Quale eredità trasmettere ai ragazzi di oggi, dunque? Messa così la faccenda suona astratta. E la professoressa Gueguen (un'elettrizzante Ariane Ascaride) non ha tempo per le astrazioni. Deve prima conquistare l'attenzione e il rispetto dei suoi studenti, come tutti i film contemporanei sulla scuola (...) ci hanno insegnato. Deve convincerli, senza dirlo, che non stanno perdendo tempo. Che ciò che fanno gli sarà utile. Che vale la pena spegnere il cellulare, togliersi le cuffie, smettere di darsi lo smalto o di sfidarsi tra rivali, per ascoltare. E magari, utopia delle utopie, fare qualcosa insieme. Tutti insieme, possibilmente. Ma come unire ragazzi così arroccati nelle proprie divisioni (fisiche, sociali, culturali, religiose)? Semplice: saltando il presente per tornare a un passato non così lontano che riguarda tutti ma proprio tutti. La seconda guerra mondiale. L'orrore dei campi nazisti. (...) Mai visto evocare più fatti, e emozioni, con tanta forza e discrezione insieme. Non fosse una formula abusata, diremmo che è davvero un film da non perdere." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 28 gennaio 2016)

"Chiamatelo 'success-story', chiamatelo 'feel-good movie' ma 'Un giorno nella vita', basato su un episodio reale, dovrebbe entrare di diritto nei programmi scolastici. Certo, si tratta di un film a tesi e la forma cinematografica non è innovativa. Però l'incontro della classe con un sopravvissuto di Auschwitz è una scena di enorme intensità e la Ascaride, più che un'attrice, sembra una prof da tutta la vita." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 28 gennaio 2016)

"La sequenza chiave (...) è l'incontro con Léon Zyguel, deportato da ragazzo e impegnato, da 70 anni, a rendere la sua testimonianza nelle scuole (...). Specchiarsi e (ri)conoscersi è l'unico modo per imparare a vivere con gli altri. 'Una volta nella vita' lo dimostra con un linguaggio semplice, diretto e potente. Lo stesso della professoressa Ascaride." (Fulvia Caprara, 'La Stampa', 28 gennaio 2016)

"Ispirato a una storia realmente accaduta poi testimoniata nel libro 'Una volta nella vita' di Ahmed Dramé (uno degli studenti che prese parte al progetto e che nel film interpreta se stesso) il film non manca di evidenziare la situazione caotica iniziale e il faticoso percorso di assunzione di responsabilità dei liceali protagonisti, inseriti in un contesto socio-esistenziale tutt'altro che favorevole. Prezioso seppur molto didascalico." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 28 gennaio 2016)

"Piacerà agli spettatori che amano le storie edificanti a lieto fine a patto che non siano ipocrite, prevedibili, radical chic. (...) dribbla ogni ostacolo anche se chiaramente, i suoi menti sono più civili che artistici." (Giorgio Carbone , 'Libero', 28 gennaio 2016)

"Ancora un film sull'Olocausto, di certo nobile nei propositi, ma esageratamente retorico. (...) Brava la protagonista, Ariane Ascaride, ma se la cavano anche i volenterosi allievi. (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 28 gennaio 2016)