Un re allo sbando
King of the Belgians

- Regia: ,
- Attori: - Nicola III, - Ludovic Moreau, - Louise Vancraeyenest, - Carlos De Vos, - Duncan Lloyd, - Dragan, - Ana, - Kerim Bulut
- Sceneggiatura: Peter Brosens, Jessica Woodworth
- Fotografia: Ton Peters
- Montaggio: David Verdurme
- Scenografia: Sabina Christova
- Costumi: Eka Bichinashvili, Claudine Tychon
- Durata: 94'
- Colore: C
- Genere: COMMEDIA
- Specifiche tecniche: SONY RAW 4K, DCP (1:1.85)
- Produzione: PETER BROSENS, JESSICA WOODWORTH PER BO FILMS, IN COPRODUZIONE CON ENTRE CHIEN ET LOUP, TOPKAPI FILMS, ART FEST
- Distribuzione: OFFICINE UBU (2017)
- Data uscita 9 Febbraio 2017
TRAILER
RECENSIONE
In concorso nella sezione Orizzonti alla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Un Re allo sbando dei cineasti belgi Peter Brosen e Jessica Woodworth è un road movie intelligente, capace di mescolare al suo interno comicità, politica internazionale, dramma, scambio interculturale e religioso.
Il regista inglese Duncan Lloyd, incaricato dal Palazzo di ravvivare l’alquanto ingrigita immagine della monarchia, parte per una visita di Stato a Istanbul assieme a Re Nicolas III e al suo staff. Durante il soggiorno del re in Turchia, la Vallonia, la parte meridionale del Belgio, dichiara l’indipendenza. Il re deve immediatamente rientrare, ma un’improvvisa tempesta solare mette fuori uso le comunicazioni e il traffico aereo. Così Nicolas III, grazie a un folle piano ideato da Lloyd, riesce a eludere la sicurezza turca e a varcare il confine via terra. Ha così inizio un improvvisato viaggio attraverso i Balcani carico d’imprevisti, incontri inaspettati e momenti di pura euforia, che rappresentano una straordinaria occasione di rinascita e libertà per il re.
Quanto emerge da questo falso documentario è l’anima inquieta, consapevole di ricoprire un ruolo a lui non adatto, di un uomo introverso, timido e insicuro che si trova a dover affrontare una crisi di vaste proporzioni nel suo Paese, il Belgio. Ciò che i registi mirano a porre in evidenza sono pregi e difetti della loro nazione, il tutto attraverso la più alta carica politica e quindi rappresentativa del Paese. Più che una fuga verso casa, quella intrapresa dal re belga si presenta come un viaggio all’interno della propria individualità, un Tu per Tu avvenuto per caso ma che l’inconscio del Re reclamava da tempo. Assistiamo a un sovrano costretto a travestirsi e fingere di essere donna per scampare alle autorità, apprezzare la semplice cucina bulgara e mangiare kebab, muoversi con mezzi pubblici, prendere parte a una ricorrenza in un piccolo paese e improvvisarsi giornalista e conduttore televisivo. Conoscerà l’umiltà della povera gente, sarà toccato profondamente dall’ospitalità delle persone comuni, che pur non (ri)conoscendolo, lo accolgono e lo aiutano. Un vero e proprio viaggio spirituale che muterà, prima ancora che il re, l’uomo che si cela dietro la corona.
Una commedia divertente e al contempo profonda, come non se ne vedevano da tempo. Un road movie originale e toccante, realizzato con pochi mezzi e bravi attori che ancora una volta fa balzare agli onori di cronaca la coppia Brosen-Woodworth.
NOTE
- IN CONCORSO ALLA 73. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2016) NELLA SEZIONE 'ORIZZONTI'.
CRITICA
"A prima vista 'Un re allo sbando' (...) è soltanto una stravaganza pura e semplice. (...) ma nelle pieghe contiene innumerevoli richiami a temi caldi della nostra vita contemporanea. L'autoritarismo turco, l'instabilità balcanica, il recente e sanguinoso passato della ex Iugoslavia, l'ombra delle migrazioni, quella della sicurezza continentale messa in pericolo dagli attentati, e su tutto, con disincanto parodistico ma anche semiseri spunti di riflessione, la fragilità della costruzione europea e al suo interno la macchinosa fonte di veti incrociati che è il minuscolo regno belga. Interpreti lasciati liberi di improvvisare. Protagonista che con la sua impassibilità sa dare corpo tanto alla comicità delle situazioni che allo struggimento della dignità riscattata." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 9 febbraio 2017)
"Il punto di vista è nella cinepresa del documentario che sta girando un fotografo. Alla giusta distanza seguiamo la regalità che scarta la confezione e scopre la vita, la libertà oltre il cerimoniale, gli ostacoli quotidiani, lo sbandamento dei popoli, l'Europa violenta. Non irrilevante come i collaboratori sterzano nella 'rivelazione'. Frank Capra ridotto da Beckett, rivisto da Kaurismaki e affidato all'incredulità dei personaggi davanti al disfacimento di protocolli e ipocrisie. Fantapolitica di poesia. Spiazzante." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 9 febbraio 2017)
"Più che di un re, è il caso di parlare di un film allo sbando. II nuovo lavoro dei pur bravi Woodworf e Brosens nasce da un'idea appetitosa concretizzata purtroppo in un'operetta alquanto approssimativa, densa di stereotipi benché alcuni indubbiamente comici. Ilarità e autoironia non mancano, anche rispetto alle sempre più incerte sorti della Ue, ma una maggiore attenzione in sceneggiatura e regia avrebbe probabilmente sortito un film migliore." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 9 febbraio 2017)
"Piacerà a chi piacciono le commedie quando sono suscettibili di doppia lettura. 'Un re allo sbando' è gradevole spesso e volentieri perché la lunga strada verso il trono è costellata di accadimenti decisamente divertenti. E perché è interpretabile non arbitrariamente come una metafora sull'Europa in crisi d'identità." (Giorgio Carbone, 'Libero', 9 febbraio 2017)
"Osannato a Venezia, il titolo, in realtà, risente della zoppicante sceneggiatura e di un doppiaggio, a volte, irritante." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 9 febbraio 2017)
"Peter Brosens e Jessica Woodworth dirigono con mano leggerissima e piacevole ironia." (Luca Pellegrini, 'Avvenire', 10 febbraio 2017)