Tutti gli uomini del re

All the King's Men

Affascinante e poco convincente remake di Steve Zaillan, con Sean Penn e Jude Law

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GERMANIA 2006
Willie Stark è un giovane idealista che si batte per i diritti civili e vuole cambiare il sistema politico corrotto dello stato della Louisiana. Grazie alle sue battaglie, riesce ad ottenere la carica di governatore dello Stato, ma scalando i vertici si trasforma anche lui in una facile preda della corruzione e del malcostume vigente tra i poteri forti e la classe politica trascinando nel gorgo anche tre rampolli dell'esausta aristocrazia locale.
SCHEDA FILM

Regia: Steven Zaillian

Attori: Sean Penn - Willie Stark, Jude Law - Jack Burden, Anthony Hopkins - Giudice Irwin, Kate Winslet - Anne Stanton, Mark Ruffalo - Adam Stanton, Patricia Clarkson - Sadie Burke, James Gandolfini - Tiny Duffy, Jackie Earle Haley - Sugar Boy, Kathy Baker - Sig.ra Burden, Talia Balsam - Lucy Stark, Travis Champagne - Tom Stark, Frederic Forrest - Padre di Willie, Paul Desmond - Slade, Kevin Dunn - Alex, Thomas McCarthy - Editore, Carrie Christmann - Anne a 9 anni, David Montgomery John - Adam a 11 anni, Elijah Luke Morris - Jack a 10 anni, Joshua Davis - Jack a 4 anni, Bruce Heinrich - Sig. Burden, Michael Cavanaugh - Sig. Peyton, Eileen Ryan - Lily Littlepaugh, Jay Patterson - Senatore, Arden James - Marian, Jordan Rhodes - MacMurphy, Gary Grubbs - Sceriffo, Valerie Stodghill - Sig.na DuMonde, Glenn Morshower - Delegato, Caroline Lagerfelt - Sig.ra Peyton

Soggetto: Robert Penn Warren - romanzo

Sceneggiatura: Steven Zaillian

Fotografia: Pawel Edelman

Musiche: James Horner

Montaggio: Wayne Wahrman

Scenografia: Patrizia von Brandenstein

Costumi: Marit Allen

Effetti: G. Heath Hood

Durata: 125

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: ARRICAM, 35 MM (1:1.85) - DELUXE

Tratto da: romanzo "Tutti gli uomini del re" (premio Pulitzer per la letteratura 1947) di Robert Penn Warren ispirato dalla carriera del senatore Huey Long

Produzione: COLUMBIA PICTURES CORPORATION, AKM PRODUCTIONS, PHOENIX PICTURES, VIP 3+4 MEDIENFONDS

Distribuzione: SONY PICTURES RELEASING ITALIA

Data uscita: 2006-12-22

NOTE
- REMAKE DEL FILM OMONIMO CHE, DIRETTO DA ROBERT ROSSEN NEL 1949, VINSE TRE OSCAR: MIGLIOR FILM, MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA (BRODERICK CRAWFORD), MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA (MERCEDES MCCAMBRIDGE).
CRITICA
"La buona volontà dello sceneggiatore-regista non è in discussione. Zaillian ha il merito di non istituire opposizioni fra buoni e cattivi, preferendo mostrare il machiavellismo costituzionale della politica; ispirata anche alla scelta di affidare la parte principale a Sean Penn, che s'immerge nel personaggio con un'energia venata di follia. Se l'attuale inquilino della Casa Bianca ha ottenuto qualcosa di buono, è stato di risvegliare il cinema americano facendogli ritrovare l'impegno. Peccato che la struttura narrativa macchinosa e la regia, troppo dimostrativa, appesantiscano un film eccessivamente lungo". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 29 dicembre 2006)

"Già portato sullo schermo da Robert Rossen in un film che anche grazie alla vigorosa interpretazione di Broderick Crawford vinse 3 Oscar nel '49, 'Tutti gli uomini del re' è una delle pietre angolari dell'immaginario politico americano. Si capisce che uno dei membri più influenti dello staff di Bill Clinton, James Carville, qui produttore esecutivo, sognasse da anni di farne un remake. Meno chiaro è perché Steve Zaillian, già sceneggiatore di 'Schindler's List', abbia spostato la vicenda dagli anni 30 agli anni 50 per sottolinearne l'universalità, attirandosi le critiche di buona parte della stampa Usa. Più che dagli anacronismi lo spettatore italiano sarà forse disturbato da un doppiaggio che regala al sudista Sean Penn un assurdo accento ciociaro-partenopeo. In compenso Zaillian azzecca la mossa chiave del racconto sospendendo la parabola del politico zotico allo sguardo estraneo e straniato del giornalista Jude Law, che affascinato dal demagogo e dalla sua energia finisce per rinnegare e tradire il suo giornale, la sua classe sociale, la sua stessa famiglia, in un processo di identificazione mista a repulsione (e autodistruzione) tratteggiato con insinuanti accenti noir. Niente di originale: come molti film di sceneggiatori, 'Tutti gli uomini del re' è privo di vero stile ma pieno di trovate, di dettagli, di effetti di buona scuola. Perché in America studiano, conoscono i classici, maneggiano con dimestichezza la grammatica e se occorre la retorica dei generi. Peccato che allo smaltato cast di bei nomi, tolti Sean Penn e l'untuoso Gandolfini, manchino l'impeto, il calore, la simpatia (o la schietta antipatia) dei loro personaggi. Come, del resto, in troppi film Usa di questi anni." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 29 dicembre 2006)

"Divulgazione fuori tempo massimo, in un'epoca in cui la politica ha superato i vizi populisti, di un nevrotico governatore che negli anni 50 va al potere in buona fede nel profondo Sud. Farà del suo peggio, annaspando nella demagogia e nella corruzione fino alla finale tragedia greco americana, morte e redenzione. (...) Passo indietro rispetto al bellissimo film del '49 di Rossen di cui tiene la struttura del racconto ma non il bisogno profondo di denuncia senz'ombra di soap, mentre in questo remake manca il verbo della sincerità, l'azione si perde tra camei di volti noti di bravi attori e Sean Penn, ovviamente sopra le righe, subisce l'affronto finale di un doppiaggio mafioso broccolino che reclama vendetta. Perché?" (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 5 gennaio 2007)