TROPICAL MALADY

SUD PRALAD

GERMANIA 2004
Il giovane soldato Keng e il contadino Tong hanno una vita semplice e felice. Il tempo scorre tra pomeriggi piacevoli con la famiglia di Tong, allegre passeggiate e sortite notturne in città. La loro tranquillità è spezzata dalla scomparsa di Tong e dalla presenza nel paese di un animale selvaggio. Un'antica leggenda del luogo racconta di uomini trasformati in creature selvagge. Keng, armandosi di coraggio, si inoltra da solo nel cuore della giungla. Spesso il mito coincide con la realtà..
SCHEDA FILM

Regia: Apichatpong Weerasethakul

Attori: Sakda Kaewbuadee - Keng, Banlop Lomnoi - Tong, Siriwej Jareomchon, Udom Promma, Huey Deesom, Seritpong Boonyadison, Arna Rattapan, Donruedee Chana, Mantana Wannaros

Soggetto: Apichatpong Weerasethakul

Sceneggiatura: Apichatpong Weerasethakul

Fotografia: Jarin Pengpanitch, Jean-Louis Vialard, Vichit Thanapanitch

Montaggio: Lee Chatametikool, Jacopo Quadri

Scenografia: Akekarat Homlaor

Costumi: Pilaitip Jamnian

Effetti: Tvt. Postproduction Gmbh, Markus Degen

Durata: 118

Colore: C

Genere: DRAMMATICO FANTASY ROMANTICO

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: DOWNTOWN PICTURES, ANNA SANDERS FILMS, GRAMMY PICTURES, TIFA, KICK THE MACHINE, THOKE+MOEBIUS FILM COMPANY, RAI CINEMA, FABRICA CINEMA

Distribuzione: ISTITUTO LUCE (2005)

Data uscita: 2005-04-29

NOTE
- PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA AL 57MO FESTIVAL DI CANNES (2004)
CRITICA
"Nessuna concessione da 'Tropical Malady', opus n.2 del Thai Apichatpong Weerasethakul (co-produzione anche italiana: Rai e Fabrica), 'canto d'amore e d'oscurità' diviso in due parti. (...) Fra belle immagini e lungaggini estenuanti, il film è troppo slegato per convincere. E resta curiosamente a metà strada, né carne né pesce, né esotico né familiare. Come accade talvolta alle co-produzioni." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 19 maggio 2004)

"Al regista importerà poco ma forse il suo film potrebbe moderare i timori circa il dibattuto conflitto d'interessi fra il Muller produttore e il Muller direttore del Festival di Venezia. Thailandese di suggestioni, ambienti - la giungla - e per nome di nascita dell'autore Apichatpong Weerasethakul, 'Tropical Malady' lo è meno per identità produttiva, in buona parte italiana. Il regista ama assai soffermarsi sul concetto di mistero, e sul nostalgico fascino su di lui esercitato dalle leggende popolari delle profondità rurali del suo Paese. E quanto a mistero ci ha dato sotto senza risparmio. Noi ci proviamo a decifrare quello che abbiamo visto. Il film sembrerebbe diviso in due parti ma non è neanche chiaro se personaggi e attori restino gli stessi. (...) Una volta si diceva: film da festival. Ma se i festival ci abituano alle bravate chiassone di 'Troy' e al puro e travolgente gusto d'intrattenere dei Coen finiamo per perdere la bussola e, giocoforza, i sottili e raffinati Apichatpong del mondo che ci fanno sbadigliare e inducono masse imponenti di critici già rotti alle più punitive esperienze ad abbandonare la sala." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 19 maggio 2004)

"Un 'film da festival' (ha vinto quello gay di Torino) per amanti di un cinema estremo, oscuro ma vitale, innovativo e geniale. Che insiste, nell' assoluto del cinema e contro ogni sintassi consunta dall' uso, a inquadrare l' invisibile, raccontando, con la mediazione del mito alla Levi Strauss, quella parte oscena e segreta dentro di noi. Racconto diviso in giorno e notte, che s' immerge nelle ombre di un luogo della selva oscura tropicale. Il soggetto è un' affettuosa amicizia tra un soldato e un ragazzino che, come in una fiaba, incontrano nel bosco giungla una tigre che è l' inconscio, il senso di colpa, etc. Fascinazione filmica assoluta, lasciatevi prendere per l'Es dal regista thailandese Apichatpong Weerasethakul." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera, 14 maggio 2005)