Transamerica

Viaggio on the road alla ricerca di sé nell'opera prima di Duncan Tucker. Fenomenale il transessuale Felicity Huffman

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USA 2005
Bree è un transessuale che vive nella periferia di Los Angeles. Fa due lavori e cerca di risparmiare per pagarsi l'ultimo intervento, quello che lo renderà definitivamente donna. Un giorno riceve una telefonata da New York. All'altro capo del filo c'è un giovane delinquente, Toby, alla ricerca del padre mai conosciuto. Bree si rende immediatamente conto di essere la persona cercata dal ragazzo, nato da un rapporto occasionale che lui ha avuto tanti anni prima, quando era un uomo. Ciò nonostante, non vuole prendersi la responsabilità di un figlio. Ne parla con la sua terapeuta, ma questa le impone di cercare il ragazzo altrimenti non le concederà l'autorizzazione all'intervento. Deve guardare in faccia il suo passato prima di affrontare l'operazione decisiva. Così Bree spende i suoi risparmi per prendere il primo aereo per New York e va a tirare fuori di galera suo figlio. Il ragazzo pensa che la strana donna che si trova davanti sia una missionaria cristiana impegnata nel recupero di quanti si sono allontanati dalla via di Gesù. Bree non fa nulla per chiarire l'equivoco, ma si spaventa del fatto che il ragazzo abbia la ferma intenzione di ritrovare il padre. Inizia così il loro viaggio lungo l'America alla volta di los Angeles, alla ricerca di loro stessi e del loro rapporto...
SCHEDA FILM

Regia: Duncan Tucker

Attori: Felicity Huffman - Bree, Kevin Zegers - Toby, Fionnula Flanagan - Elizabeth, Elizabeth Peña - Margaret, Graham Greene (II) - Calvin, Burt Young - Murray, Carrie Preston - Sydney, Venita Evans - Arletty, Jon Budinoff - Alex, Raynor Scheine - Bobby Jensen, Bianca Leigh - Mary Ellen, Danny Burstein - Dr. Spikowsky

Soggetto: Duncan Tucker

Sceneggiatura: Duncan Tucker

Fotografia: Stephen Kazmierski

Musiche: David Mansfield

Montaggio: Pam Wise

Scenografia: Mark White

Costumi: Danny Glicker

Effetti: Keith Yurevitz

Durata: 103

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM, 1:1.85

Produzione: LINDA MORAN, RENE BASTIAN, SEBASTIAN DUNGAN PER BELLADONNA PRODUCTIONS LLC

Distribuzione: DNC ENTERTAINMENT (2006)

Data uscita: 2006-02-10

TRAILER
NOTE
- L'IDEA DI SCRIVERE IL FILM NASCE DA UNA CONVERSAZIONE TRA LO SCRITTORE/REGISTA DUNCAN TUCKER E L'ATTRICE TRANSESSUALE KATHERINE CONNELLA. MENTRE DISCUTEVANO DELLE DIFFERENZE DELLE PERCEZIONI TRA UOMINI E DONNE, CONNELLA SCIOCCO' TUCKER (I DUE AVEVANO DIVISO LA CASA PER QUATTRO MESI), RIVELANDO DI ESSERE BIOLOGICAMENTE ANCORA UN UOMO IN ATTESA DI UN'OPERAZIONE PER CAMBIARE SESSO.

- PRESENTATO IN CONCORSO AL 55MO FESTIVAL DI BERLINO (2005) NELLA SEZIONE 'PANORAMA'. IL FILM HA OTTENUTO IL SIEGESSAULE READER'S PRIZE

- PREMIO ALLA MIGLIORE SCENEGGIATURA AL FESTIVAL DI DEUVILLE - MIGLIOR LUNGOMETRAGGIO AL WOODSTOCK FILM FESTIVAL - FELICITY HUFFMAN MIGLIOR ATTRICE AL TRIBECA FILM FESTIVAL E SECONDO IL NATIONAL BOARD OF REVIEW.

- GOLDEN GLOBE 2006 A FELICITY HUFFMAN COME MIGLIOR ATTRICE DI FILM DRAMMATICO.

- NOMINATION OSCAR 2006 COME MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA A FELICITY HUFFMAN E PER LA MIGLIOR CANZONE.
CRITICA
"Voce bassa, gesti incerti, chioma in rivolta, fondotinta dato con la pala. Nel ruolo del trans imbottito di ormoni che sta per cambiare sesso definitivamente, un'attrice meno straordinaria di Felicity Huffman suonerebbe assurda o patetica. L'ex-casalinga disperata invece è perfetta, un portento di semplicità e umanità, la vera ragione per non perdere 'Transamerica'. Tanto più che esce (miracolo!) anche in originale con sottotitoli. (...) Ma tolti un paio di scivoloni questo road movie terminale esplora con grazia, leggerezza e vera emozione una materia non facile. Facendo del reciproco scoprirsi di questi due dropout anche una calzante metafora di quel mutevole complesso di verità biologiche, codici sociali e finzioni personali che chiamiamo identità. Non è poco, a ben vedere. E la performance della Huffman da sola vale più di qualsiasi Oscar." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 10 febbraio 2006)

"Basta guardare l'epilogo, con la macchina da presa che osserva da una finestra prima di allontanarsi pudicamente, per rendersi conto che questo film indipendente dista mille miglia dalle convenzioni del cinema 'mainstream': laddove Hollywood avrebbe chiuso il cerchio nel solito lieto fine consolatorio, qui il rapporto genitore-figlio è appena all'inizio; più che una soluzione, una possibilità. Non si vede spesso una commedia con tante virtù: civiltà dei propositi, ottimi dialoghi, ritmo vivace, bella fotografia, una grande interpretazione. Quella di Felicity Huffman, ignota fino a ieri al grande pubblico, poi diventata celebre nel ruolo della 'casalinga disperata' Lynette e ora in corsa per l'Oscar come migliore attrice protagonista. Lei, la statuetta, se la meriterebbe tutta: per come ha sottoposto il corpo a un trucco deformante e delicato insieme, calandosi poi in un personaggio che è un crogiolo di dolore, humour, amarezza, determinazione. Trovare tanta umanità in un 'carattere' cinematografico è una cosa che, in una stagione, capita un numero di volte da contare sulle dita." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 10 febbraio 2006)

"Una trans-gedia greca? No, un buffo road movie alla Easy Rider (lo yuppie oggi è il ladro), un grottesco work in progress sui ruoli di famiglia, esposizione di ciò che è iper americano: ma non è un film malsano su quel che hai sotto la gonna. Piccolo budget, stile tradizionale (il prefinale in famiglia middle e ipocrita, tipo 'Vizietto') per un inno alla tolleranza e all'ambivalenza sentimentale in totale relativismo di ruoli e affetti. Audace senza scandali, con la super magnifica e credibile Felicity Huffman di 'Desperate Housewives', la commedia del deb Duncan Tucker è classica, un po' acida e assai divertente." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 10 febbraio 2006)

"Ecco, seguendo l'inarrestabile tsunami del nuovo corso, un altro film sui diversi, ovviamente ricoperto dai premi. Il beffardo titolo 'Transamerica', anticipa lo scabroso tema, affrontato con encomiabile ironia, mischiata a fastidiose concessioni al cattivo gusto, dal coraggioso (ma nemmeno tanto, di questi tempi) e ruffiano esordiente Duncan Tucker, autore anche di soggetto e sceneggiatura (...) Tirando le somme, un film sgradevole, eppure tenero, che cerca di non scivolare, riuscendoci solo in parte, sul terreno infido. Certe scene mettono i brividi, anche di disgusto, altre sfiorano la commozione. Strepitosa l'imbruttita casalinga disperata Felicity Huffman, che purtroppo si mostra nuda in entrambe le versioni." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 10 febbraio 2006)