The Program

USA 1993
The Program è la storia di un gruppo di studenti di un'università i cui membri competono in sfide sempre più pericolose. Alle prese con i primi ardori universitari, questi ragazzi scopriranno presto che tutto ha un prezzo, e che questo prezzo va sempre pagato se si vuole conquistare un obiettivo. James Caan è Sam Winters, il duro allenatore-maestro dal cuore d'oro, diviso fra la tentazione di insegnare ai suoi ragazzi ciò che ritiene più giusto e il desiderio di assecondare le aspettative dei suoi influenti colleghi ed estimatori. Craig Sheffer è Joe Kane, la promettente star dell'atletica già celebre in tutta la nazione per i suoi successi sportivi. Questo ragazzo, apparentemente indistruttibile e dalla volontà di ferro, si trova invece sottoposto a pressioni che farebbero vacillare il più tenace degli sportivi: la sua università ha deciso di utilizzarlo come uomo-simbolo per una campagna di raccolta di finanziamenti per milioni di dollari. Joe si trova così soffocato dalle attenzioni dei suoi compagni di squadra e dell'intera comunità universitaria, tanto che non è più in grado di mettere il naso fuori di casa senza sentirsi investito di esortazioni di incoraggiamento. La pressione che lo travolge, la carica di aspettative di cui si sente gravato, lo trascinano in una pericolosa spirale autodistruttiva, in cui non mancano abusi di ogni genere. Ma Joe ha alle spalle una storia familiare di umiliazione e alcolismo: sarà la memoria di questi fallimenti a motivare la sfida lanciatagli dal suo oppositore più temibile: se stesso.
SCHEDA FILM

Regia: David S. Ward

Attori: Abraham Benrubi - Bud-Lite, Halle Berry - Autumn Haley, Andrew Bryniarski, James Caan - Sam Winters, Duane Davis - Alvin Mack, O Mar Epps - Darnell Jefferson, Jon Maynard Pennell, J. Leon Pridgen II, J.C. Quinn, Craig Sheffer - Joe Kane, Kristy Swanson - Camille Schaeffer, Joey Lauren Adams

Soggetto: Aaron Latham, David S. Ward

Sceneggiatura: David S. Ward, Aaron Latham

Fotografia: Victor Hammer

Musiche: Michel Colombier

Montaggio: Paul Seydor, Kimberly Ray

Scenografia: Albert Brenner

Costumi: Tom Bronson

Effetti: Joe Digaetano

Durata: 115

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: NORMALE

Produzione: SAMUEL GOLDWY JR.

Distribuzione: LUCKY RED (1994)

NOTE
- REVISIONE MINISTERO GENNAIO 1994.
CRITICA
"Tutto già visto, nelle cifre solite dei film hollywoodiani sugli ambienti sportivi. Questa volta, però, in tono minore e stupisce perchè il regista, autore anche del testo, e quel David S. Ward premiato con l'Oscar nei Settanta per la sceneggiatura della 'Stangata' è andato incontro di recente a un buon successo con Sua Maestà viene da Las Vegas, una furba commedia su un americano catapultato sul trono inglese. (...) Resterebbero gli interpreti, ma James Caan come allenatore, nonostante il berrettino, è raramente plausibile (anche se si impegna) e Craig Sheffer, l'atleta-divo, molto più convincente nel film di Redford 'In mezzo scorre il fiume', qui recita solo con cipigli e grinte, tentando invano di farci credere a una crisi. La ragazza che gli darà una mano - il solito personaggio femminile nelle vicende sportive - è Kristy Swanson, carina quel tanto che può servire ma non molto incisiva. Forse la ricorderete in 'Hot Shots'. Là, almeno, era divertente." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 23 gennaio 1994)

"Uscito dalle maglie della censura nostrana con un semplice divieto ai minori di 14 e senza tagli, 'The Program' interpreta lo sbando giovanile alla luce della violenza dell'American Way of Life e tuttavia si conclude con urla morale conciliatoria ed edificante. (...) A ben guardare la vera violenza di 'The Program' sta nel denunciare un sistema scolastico crudelmente classista e competitivo per poi assolverlo con un classico lieto fine. E semmai è per come è interpretato, scritto e diretto da David S. Ward (sceneggiatore di 'La stangata'), che il film dovrebbe finire sul banco degli imputati, ma nel tribunale dell'estetica." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 23 gennaio 1994)

"Comunque è tutta roba da telefilm preserale, con emozioni frenate, molto deja vù, banalità sparse a piene mani. Il finale è nonostante tutto proprio disneyano al pop corn, la regia di Ward, che aveva già diretto un baseball-movie, latita. E che si prenda in prestito questo film per dimostrare che le immagini del cinema sono cattive consigliere, è uno scandalo. Perché nessuno parla dell'accusa del film contro le università che commercializzano i talenti sportivi, specie di famiglie, come si diceva un tempo, indigenti?". (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 5 febbraio 1994)