The Front Runner - Il Vizio del Potere
The Front Runner

- Regia:
- Attori: - Gary Hart, - Lee Hart, - Bill Dixon, - Ben Bradlee, - Billy Shore, - Irene Kelly, - Kevin Sweeney, - Mike Stratton, - Doug Wilson, - John Emerson, - Andrea Hart, - Joe Trippi, - Ginny Terzano, - Herald Reporter, - Donna Rice, - John Hart
- Soggetto: Matt Bai - (libro)
- Sceneggiatura: Matt Bai, Jay Carson, Jason Reitman
- Fotografia: Eric Steelberg
- Musiche: Rob Simonsen
- Montaggio: Stefan Grube
- Scenografia: Steve Saklad
- Arredamento: Melinda Sanders
- Effetti: David Fletcher, Chris LeDoux
- Suono: Perry Robertson
- Durata: 113'
- Colore: C
- Genere: BIOGRAFICO, DRAMMATICO
- Specifiche tecniche: (1:1.85), PANAVISION CAMERAS AND LENSES, 35MM, SUPER 35
- Tratto da: libro "All The Truth Is Out" di Matt Bai
- Produzione: JASON REITMAN,HELEN ESTABROOK PER RIGHT OF WAY FILMS, AARON L. GILBERT PER BRON STUDIOS
- Distribuzione: WARNER BROS. ENTERTAINMENT ITALIA (2019); DVD, DIGITAL HD UNIVERSAL PICTURES HOME ENTERTAINMENT ITALIA (2019)
- Data uscita 21 Febbraio 2019
TRAILER
RECENSIONE
Sesso & potere. Rapporto eterno, degno dei migliori scandali. Il regista Barry Levinson nel 1997 coinvolgeva Robert De Niro e Dustin Hoffman in una commedia esplosiva. De Niro interpretava un consulente per l’immagine, e Hoffman un produttore hollywoodiano senza scrupoli. Risultato? Una finta guerra contro l’Albania per coprire l’accusa di molestie contro il presidente degli Stati Uniti da parte di una giovinetta. Morale? L’entertainment è lo spettacolo più grande del mondo, e può far dimenticare tutto (o quasi). Ma in The Front Runner – Il vizio del potere l’intrattenimento principale è fare il tiro al piccione con il superfavorito dei democratici.
Gary Hart, nel 1988, avrebbe dovuto sfidare il sistema, puntare sulla cultura, sulle aperture con i sovietici, sovvertendo la politica di Reagan. Era bello, aitante, lanciato verso la Casa Bianca. Ma un presunto adulterio, e alcune fotografie “compromettenti”, distrussero la sua carriera. Nessuna messinscena. Hart si rifiutò di parlare della sua vita privata: “Non deve riguardare gli elettori”. L’inizio della fine.
Giornalisti senza pietà lo pedinano fin sotto casa, assaltano il rifugio della sua famiglia. Il quarto potere nel mirino, i quotidiani indicati come strumento di fango. Superando il luogo comune, il regista Jason Reitman costruisce una sferzante riflessione sul senso della notizia. Che cosa interessa davvero i lettori? La risposta teorica spetta agli studiosi del settore. Alcuni direbbero: sesso, sangue, soldi, spettacoli e sport (le mitiche cinque S), altri scomoderebbero qualche sociologo. Ma la verità è in una semplice domanda che si pone Hart: “Come siamo arrivati fin qui?”. Silenzio.
La privacy non esiste più e ogni singolo istante dell’esistenza è spiato in diretta. Oggi tutto è concesso. Nello Studio Ovale siede un uomo più volte accusato di misoginia, che ha pagato una pornostar per non parlare e mostra strani appetiti per sua figlia (come afferma Michael Moore in Fahrenheit 11/9). Altro che Bill Clinton e Monica Lewinsky. Ma a fine anni Ottanta l’America doveva rifarsi una reputazione, riprendersi dalle sconfitte, affermare la propria facciata di onestà davanti al mondo. E a farne le spese sono stati idealisti poco inclini allo “spettacolo”. Hart si è ritirato dalla campagna e a vincere è stato George H.W. Bush, già pronto a imporre la propria dinastia.
Reitman mette la folla al centro del suo film. Lo sguardo è rivolto all’opinione pubblica. Nella prima parte di The Front Runner ogni inquadratura è gremita, piena di persone che si agitano, parlano, si schiacciano, urlano. Non a caso il lungo piano sequenza iniziale immortala una strada brulicante di sostenitori e addetti ai lavori. La macchina da presa si aggira tra vincitori e vinti, tra dichiarazioni strappate all’ultimo momento e pacche sulle spalle anche per chi ha perso.
Ma a trionfare nel cinema di Reitman è sempre la menzogna. Quelle che Hart ha fatto bere a collaboratori e famigliari, quelle che Aaron Eckhart costruisce in Thank You for Smoking, quelle che si racconta George Clooney in Tra le nuvole, le “visioni” di Charlize Theron in Tully e le false certezze di Young Adult. Liceo, carriera, maternità, Casa Bianca: l’umanità di Jason Reitman continua a rifiutare la realtà per sentirsi realizzata.
NOTE
- TRA I PRODUTTORI ESECUTIVI: MATT BAI, MICHAEL BEUGG, JAY CARSON.
- FILM D'APERTURA AL 36. TORINO FILM FESTIVAL (2018), NELLA SEZIONE 'FESTA MOBILE'.
CRITICA
"Ha dimostrato di saper recitare, cantare, ballare. Sex-symbol, nonché venerato super eroe nel ruolo di Wolverine della saga di 'X. Men', l'australiano Hugh Jackman svela, in 'The Front Runner - Il vizio del potere', un altro aspetto del suo variegato talento. (...) Jackman, come dice Matt Bai, autore del libro alla base del film, «riesce con la mimica facciale a dire cose che non si possono tradurre in parole». A questo punto, se decidesse di abbandonare il mondo dello spettacolo, Jackman potrebbe lanciarsi, a colpo sicuro, in quello della politica." (Fulvia Caprara, 'La Stampa', 21 febbraio 2019)
"(...) Il film, parzialmente riuscito, ne ripercorre le tappe, puntando un po' troppo il dito contro quei cattivoni di giornalisti, ma evidenziando bene la trasformazione del politico di turno in divo hollywoodiano, parificando, come importanza, la sua vita privata alla pubblica." (AS, 'Il Giornale', 21 febbraio 2019)