TESTIMONY

GRAN BRETAGNA 1988
Nel 1975 muore a Mosca il grande compositore russo Dmitri Shostakovich. Il film è la sua biografia di artista, una vita tormentata per la difficoltà dei rapporti tra il musicista e il duro regime staliniano. Volta a volta adulato, decorato e rimproverato, l'esistenza di Shostakovich non fu resa facile soprattutto dal potente ministro Zdanov, suo censore implacabile e altrettanto implacabile custode dei "valori culturali" della Rivoluzione, in quanto a suo dire la musica del compositore non rispondeva alle attese del popolo sovietico, né sottolineava adeguatamente le grandi imprese dell'URSS. Shostakovich ebbe cedimenti e accondiscendenze, sia prima e durante la seconda guerra mondiale, sia negli anni successivi, adeguando e forzando la natura del suo indubbio talento creativo nella piattezza della retorica ufficiale e sotto le imposizioni culturali del partito dominante. Fu, la sua, una vita torturata da smarrimenti e paure e in parte anche contestata, costretto come egli era da direttive ottuse quanto ineluttabili a subire ed a piegarsi. Ma a tutto egli fu disponibile, purché la musica "vivesse e penetrasse nel cuore degli uomini", al di sopra e al di là di qualsiasi dittatura.
SCHEDA FILM

Regia: Tony Palmer

Attori: Ben Kingsley - Dmitri Shostakovich, Terence Righby - Stalin, John Shrapnel - Zdanov, Ronald Pickup, Murray Melvin, Liza Goddard, Frank Garson, Sherry Baines, Robert Reynolds

Sceneggiatura: David Rudkin

Fotografia: Nicholas D. Knowland

Musiche: Rudolf Barshai

Montaggio: Tony Palmer, Martin Morgan

Scenografia: Tony Palmer

Effetti: Peter Govey

Durata: 143

Colore: B/N-C

Genere: BIOGRAFICO

Specifiche tecniche: SCOPE

Tratto da: DALLE MEMORIE DI DMITRI SHOSTAKOVIC

Produzione: ISOLDE FILMS LIMITED

Distribuzione: MIKADO FILMS (1989) - GENERAL VIDEO, SAN PAOLO AUDIOVISIVI

CRITICA
"Con effetti, sul piano delle immagini, indubbiamente suggestivi. La cifra dominante è il bianco e nero, ma ci sono anche fulminei sprazzi di colore, a restituirci l'incubo e l'inconscio o ad accentuare, nelle allegorie, un senso di teatralità che evoca, intenzionalmente, una recita in scena. Non convincendo sempre fino in fondo, però: per la ridondanza barocca dello stile e, in molti luoghi, per l'oscurità di un racconto cui non giovano né le parafrasi né le allusioni enigmatiche. Il dramma dell'artista faccia a faccia con il potere si impone spesso, comunque un fascino quasi spettrale grazie anche all'interpretazione, ancora una volta sapiente, di Ben Kingsley protagonista: l'ambiguità fatta persona, ma anche le umiliazioni, le frustrazioni e l'annullamento di un eroe che, per rimanere tale, accetta di farsi distruggere. L'altra faccia del terrore di Stalin." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 13 Giugno 1989)

"Virtuoso del patchwork, il regista Palmer mette insieme frammenti di Eisenstein e documentari d'epoca, santini staliniani del cinema sovietico e paesaggi da apocalisse. Quasi sempre di corsa attraverso ambienti enormi e lunghissimi corridoi kafkiani, l'antieroe 'Sciosta' testimonia di quanto è stata dura la vita per gli artisti russi del XX secolo. E nonostante certe ambiguità, oscurità e ripetizioni, il film è visivamente appassionato, vibrante di impulsi ritmici e musicali, contagioso nel comunicare le sofferenze di uno scorticato vivo. 'Avrei dovuto dire di no fin dall'inizio come Mandelstamm' si rammarica Sciostakovich alludendo al poeta scomparso nell'arcipelago Gulag; ma il film, benché aperto e chiuso dalla scena del funerale mezzo vero e mezzo finto, suggerisce un'interpretazione pragmatica, quella del 'Galileo' di Brecht: che importa se si è vissuti nel compromesso quando l'opera è salva per la prosperità?" (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 23 Aprile 1989)

"Le opere di Sciostakovic e le sinfonie si eseguivano ancora con grande successo quando la 'Pravda' scrive che la sua musica è disastrosamente confusa, e Zdanov al congresso degli artisti rincara la dose attaccando la Sinfonia di Leningrado 'degenerata e fracassona'. Sciostakovic è riuscito a sopravvivere, perché, e a quale prezzo? 'Testimony' non è agiografico, riflette i tormenti del compositore, le umiliazioni dell'autocritica, i tentennamenti ('Questo Zdanov è un problema, talvolta ha ragione') uniti ai soprassalti di dignità, alla convinzione d'essere rimasto un buon russo e un buon comunista, un musicista al servizio del popolo. Intenso e trascinante, eloquente e anche ironico, il film trova il suo protagonista ideale in Ben Kingsley, interprete magistrale delle generosità e delle ambiguità insite nel complesso personaggio." (Alfio Cantelli, 'Il Giornale', 27 Aprile 1989)