TATTOO

GERMANIA 2002
Appena diplomatosi all'Accademia di polizia, Marc decide di passare un'ultima serata di trasgressione partecipando ad un rave party che si svolge, fra luci abbaglianti e droghe elettrizzanti, nella cantina di un edificio abbandonato. Una improvvisa retata della polizia pone anticipatamente fine alla festa. Per evitare guai Marc fugge, ma gli agenti ritrovano il suo giubotto con le pasticche che vi sono nascoste. Rintracciato, il giovane agente viene costretto a prendere una decisione: essere radiato dalla polizia oppure aiutare il detective Minks ad entrare in un mondo dove la figlia Marie è scomparsa da oltre due anni. Indagando, i due poliziotti scoprono una serie di delitti che vedono coinvolte giovani donne, che hanno un denominatore comune: a tutte è stata tagliata con un bisturi una larga falda di pelle.
SCHEDA FILM

Regia: Robert Schwentke

Attori: August Diehl - Marc Schrader, Christian Redl - Minks, Monika Bleibtreu - Roth, Nadeshda Brennicke - Maya Kroner, Fatih Cevikkollu - Dix, Ilknur Bahadir - Meltem, Johan Leysen - Frank Schoubya, Ingo Naujoks - Stefan Kreiner, Florian Panzner - Poscher, Joe Bausch - Gunzel, Jasmin Schwiers - Marie Minks, Gustav-Peter Wöhler - Scheck

Soggetto: Robert Schwentke

Sceneggiatura: Robert Schwentke

Fotografia: Jan Fehse

Musiche: Martin Todsharow

Montaggio: Peter Przygodda

Scenografia: Josef Sanktjohanser

Costumi: Peri de Braganca

Altri titoli:

TATTOU

Durata: 107

Colore: C

Genere: THRILLER

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: LOUNGE ENTERTAINMENT, STUDIOCANAL PRODUKTION, B.A. PRODUKTION

Distribuzione: KEY FILMS

Data uscita: 2003-01-03

NOTE
PRESENTATO AL FESTIVAL DI TAORMINA 2002.
- REVISIONE MINISTERO OTTOBRE/NOVEMBRE 2002
CRITICA
"Giallo poliziesco tedesco più rozzo che pauroso, 'Tattoo' è l'esordio al cinema di Robert Schwentke, che per superare l'estetica del piccolo schermo da cui proviene riempie la pellicola di banali shock visivi immersi in un'opprimente fotografia dark. 'Seven' (1997), come spesso capita da cinque anni a questa parte, è saccheggiato senza vergogna. Se la regia è ingenuamente brutale, la sceneggiatura, sempre di Schwentke, è brutalmente ingenua con dialoghi risibili, personaggi tagliati con l'accetta, ridicoli colpi di scena e un assassino la cui identità si scopre a metà film. Per un giallo, non è il massimo". (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 3 gennaio 2003)

"Un thriller europeo pieno di riferimenti ai modelli Usa ma non una banale fotocopia. Curiosamente, il tedesco Schwentke sposa il repertorio del serial killer alla 'Seven' con il giapponese 'Irezumi, Lo spirito del tatuaggio'. (...) Più che sull'effetto terrore, la regia punta sull'orrore di suggestione e sull'ipotesi di partenza: un mercato del tatuaggio d'autore, quotato in Internet, delitti compiuti per sottrarre alle vittime 'involucri 'da esportazione'". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 4 gennaio 2003)