Solaris

USA 2002
Il dottor Chris Kelvin viene mandato sulla stazione spaziale Prometeo che ha inspiegabilmente interrotto ogni contatto con la Terra. Arrivato a bordo scopre che Gibarian, il comandante della missione, suo vecchio amico, si è suicidato e che i due scienziati superstiti stanno indagando su un mistero che coinvolge il pianeta Solaris. La permanenza sull'astronave sarà occasione per Kelvin di ripensare e rivivere il suo complesso e malinteso rapporto con l'amata moglie Rheya che si è tolta la vita.
SCHEDA FILM

Regia: Steven Soderbergh

Attori: George Clooney - Chris Kelvin, Natascha McElhone - Rheya, Jeremy Davies - Dott. Snow, Ulrich Tukur - Gibarian, Viola Davis - Helen Gordon, Donna Kimball - Moglie di Gibarian, Shane Skelton - Figlio di Gibarian, Michael Ensign - Amico 1, Elpidia Carrillo - Amico 2, Kent Faulcon - Paziente 1, Lauren Cohn - Paziente 2, John Cho - Emissario DBA, Morgan Rusler - Emissario DBA

Soggetto: Stanislaw Lem

Sceneggiatura: Steven Soderbergh

Fotografia: Steven Soderbergh

Musiche: Cliff Martinez

Montaggio: Steven Soderbergh

Scenografia: Philip Messina

Arredamento: Kristen Toscano Messina, Mike Malone

Costumi: Milena Canonero

Effetti: Warner Hahnlein, Kevin Hannigan, Vaughn Williams, Thomas J. Smith, Cinesite (Hollywood), Rythm & Hues

Durata: 99

Colore: C

Genere: DRAMMATICO ROMANTICO FANTASCIENZA

Specifiche tecniche: 35 MM (1:2.35), PANAVISION

Tratto da: romanzo omonimo di Stanislaw Lem.

Produzione: 20TH CENTURY FOX, LIGHTSTORM ENTERTAINMENT, SECTION EIGHT LTD., USA FILMS

Distribuzione: 20TH CENTURY FOX, DVD: 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT (2003)

Data uscita: 2003-03-28

NOTE
- IL ROMANZO E' STATO PORTATO PER LA PRIMA VOLTA SULLO SCHERMO NEL 1972 DA ANDREI TARKOVSKY.

- IN QUESTO SECONDO ADATTAMENTO, A DIFFERENZA DI QUANTO FATTO NEL ROMANZO E NEL FILM PRECEDENTE, L'ACCENTO E' POSTO SOPRATTUTTO SUL RAPPORTO TRA KELVIN E LA MOGLIE RHEYA.
CRITICA
"Non del tutto convincente è 'Solaris' di Steven Soderbergh, che riprende l'omonimo film di Tarkovskij (dal romanzo di Stanislaw Lem) ma trasformandolo, dal racconto filosofico che era, in storia d'amore. (...) Tra un piano temporale e l'altro il film si chiede: è possibile ritoccare il passato, oppure siamo condannati a ripetere, con le stesse persone, sempre i medesimi errori? E trova la risposta nel filone ottimistico della fantascienza, quello che discende da '2001: Odissea nello spazio'". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 9 febbraio 2003)

"L'eclettico Steven Soderbergh riadatta per il grande schermo 'Solaris', l'omonimo romanzo di Stanislaw Lem che ispirò già Andrej Tarkovskij nel 1972. Più corretto parlare di secondo adattamento che non di remake, tanto Soderbergh ha deviato dal maestro russo scrivendo e dirigendo un melodramma nello Spazio molto glamour, più languido che inquietante. Il film sconta il fatto di volerci spiegare tutto, a partire dalla scelta di rappresentare il pianeta Solaris come un metaforico cervello umano per sottolineare la natura concettuale di questo tipo di fantascienza hollywoodiana. Clooney e la McElhone, comunque, sono di una sensualità devastante". (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 28 marzo 2003)

"Ci sono voluti Stanis Lem, Andrei Tarkovsky e James Cameron per tirare fuori il film più disarmato e audace di Steven Soderbergh, un regista diventato interessante, con gli anni, non tanto per le sue ossessioni, ma per la capacità di non essere ossessivo. Tra i poli dello sperimentalismo a basso costo e la grande produzione hollywoodiana, tra cui Soderbergh si alterna, 'Solaris' occupa un posto anomalo. A partire dal suo produttore (James Cameron, un fan del romanzo di Lem di cui aveva acquistato i diritti parecchi anni fa), dalla Fox che lo finanzia, dal suo budget di 47 milioni di dollari, dalla presenza di George Clooney, e dal look futuristico patinato, questo è, a tutti gli effetti, il grosso film di una Major. Allo stesso tempo, 'Solaris' è di gran lunga uno degli oggetti più esoterici e misteriosi del recente made in Hollywood, un film di qualità remota, malinconica e insondabile". (Giulia D'Agnolo Vallan, 'Ciak', 28 febbraio 2003)

"Cimentandosi oggi con un'opera che ha ispirato un precedente di tale peso, Steven Soderbergh ha dato prova di un certo coraggio, ma ha superato brillantemente l´esame. Il suo 'Solaris' è originale nella concezione e impeccabile per qualità formale; e rappresenta per il regista americano una specie di vacanza artistica dopo i successi e i consensi ottenuti con prodotti hollywoodiani di alta confezione quali 'Traffic' e 'Ocean's Eleven'. (...) In una suggestiva messa in scena, Soderbergh imbastisce con stile sicuro, un'ipnotica meditazione sui temi dell'identità, dell'amore e della morte confermandosi un cineasta a tutto tondo. E se è vero che il regista a tratti indugia a un eccessivo celebralismo e pecca di freddezza, l'intensa e partecipata interpretazione di Clooney provvede a conferire alla storia il giusto afflato emotivo". (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 28 marzo 2003)

"Fatte salve le nobili terga di Clooney, il remake di 'Solaris' di Tarkovskij, 1972, è l'enunciazione di un mistero non rivelato. Il film di Soderbergh è un'odissea nello spazio psicologico e personale, che avrebbe bisogno di effetti speciali interiori, tratto dal libro di Stanislaw Lem. (...) Clooney è coraggioso ad accettare un film contro tendenza, sbarcando su 'Solaris', pianeta sensibile dove è permesso visitare il passato, materializzare sentimenti e pensieri, consultare l'inconscio per l'occasione di riserva. Indifeso, esoterico, inesorabilmente grigio e statico poeticamente, il film è un'occasione mancata da rispettare per le buone intenzioni". (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 29 marzo 2003).

"Niente di nuovo, da 'Il pianeta proibito' a oggi, ma ciononostante 'Solaris' mi era parso un accettabile compromesso con l'estetica attuale degli effetti speciali, una science fiction non eccelsa, ma capace comunque di ricongiungersi a quella misura umana che il cinema americano ha per troppo tempo perso di vista. Ma pochi giorni fa mi è capitato di vedere la versione integrale dell'originale di Tarkovskij che, nonostante i suoi l65 minuti e il passo notoriamente riflessivo dell'autore russo, fa sembrare il film di Soderbergh non solo un soggetto esile esile e vagamente new age, ma anche piuttosto noioso. Perché mentre Tarkovskij, con i suoi tempi dilatati e i suoi interminabili paesaggi terrestri, spaziali e mentali, riusciva a farci entrare in prima persona nelle spire di Solaris, a immergerci nel liquido amniotico del nostro passato e futuro, Soderbergh riesce tutt'al più a mimare un senso di colpa, a illanguidirci su un ricordo. Troppo poco per i suoi tempi morti". (Manuela Martini, 'Film Tv', 1 aprile 2003)

"L'azzeramento narrativo, la paralisi, la noia. 'Solaris', virato in azzurrognolo, è immerso nella (e)stasi. Soderbergh è tutto in questi passaggi di infinita ricerca di quell'It, ritorno alla new wave, già vista nel suo 'The Limey'. La luce riflessa nel casco di Clooney, pietrificato sulle soglie della navetta, basta per commuovere. Anche la sua schiena nuda è bastata ai censori americani per proibire il film ai minori di 13 anni. Ma forse il sonnambulo viaggio nella navetta, alternato ai flash-back nell'appartamento terrestre, è assaporato solo da chi ha visto 'Fahrenheit 451' di Truffaut o 'Je t'aime, je t'aime', di Alain Resnais. Nouvelle vague. Quando rinacque, il cinema era stordito, come Chris Kelvin". (Mariuccia Ciotta, 'il Manifesto', 4 aprile 2003)

"La storia d'amore toglie qualcosa d'importante alla suspense misterica, antropologica, del film originale, ma l'osmosi delle immagini tra veglia e sonno decisa da Soderbergh affida proprio ai due amanti il compito di riportarci al desiderio impossibile di restare nei sogni quando la passione e la meraviglia prendono il sopravvento su tutto. E' un film capace di suscitare abbandono e stupore". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 29 marzo 2003)