SATIN ROUGE

FRANCIA 2002
A Tunisi, nei giorni nostri, Lilia è ritenuta da tutti una signora per bene ed una madre premurosa. La donna è convinta che sua figlia Salma abbia una relazione con il musicista Chokri, che suona al cabaret 'Satin Rouge'. Con alle spalle un passato difficile (che l'ha costretta ad abbandonare in gioventù tutti i suoi sogni), Lilia è determinata a salvare la figlia dalla sua 'relazione pericolosa' e per questo decide di recarsi al locale. Ma una volta dentro il 'Satin Rouge', viene travolta dai ricordi e, attraverso la danza, riscopre quei desideri che era stata costretta a sacrificare da giovane.
SCHEDA FILM

Regia: Raja Amari

Attori: Hiam Abbass - Lilia, Hend El Fahem - Salma, Maher Kamoun - Chokri, Faouzia Badr - Vicina Di Lilia, Nadra Lamloum - Hela, Abou Moez El Fazaa - Proprietario Del Cabaret, Salah Miled - Zio Bechir, Monia Hichri - Folla

Soggetto: Raja Amari

Sceneggiatura: Raja Amari

Fotografia: Diane Baratier

Musiche: Nawfel El Manaa

Montaggio: Pauline Dairou

Scenografia: Kais Rostom

Costumi: Magdalena Garcia Caniz

Altri titoli:

RED SATIN

Durata: 100

Colore: C

Genere: DRAMMATICO MUSICALE

Produzione: NOMADIS IMAGES, ADR PRODUCTIONS, CANAL +, ARTE FRANCE CINEMA, A.N.P.A.

Distribuzione: KEYFILMS ROMA

Data uscita: 2003-03-07

CRITICA
"Il corpo, questo dimenticato. Mentre l'Occidente ricco e depresso intona il De profundis per le sue donne (e per i loro figli) nella sapiente polifonia di 'The Hours', una 32enne regista tunisina ci scalda il cuore parlando del corpo e del bisogno di muoverlo, di sentirlo, di usarlo per il nostro e l'altrui piacere. Accade nel toccante 'Satin rouge' di Raja Amari (grande scandalo in patria), che visto da qui può sembrare una parabola tardo femminista mentre è un film sul desiderio, punto e basta. Il desiderio sopito di Lilia, vedova sui 40 di segreta bellezza. Che si risveglia quando la donna scopre per caso, pedinando il fidanzato della figlia, un mondo notturno e proibito fatto di danzatrici del ventre, di maschi bramosi (ma corretti), di emozioni represse e prepotenti. Naturalmente finirà lei stessa a esibirsi in quel cabaret vestita di lustrini. Ma il suo itinerario di liberazione personale, illuminato dagli occhi ardenti e dai fianchi generosi della bellissima Hiam Abbass, resta aperto e sorprendente fino alla fine. E fra piccole notazioni sociologiche e brevi squarci lirici, il centro è sempre lei: una donna matura che riscopre la propria femminilità. C'è spettacolo più bello?". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 7 marzo 2003)

"Non che manchino le notazioni su una società dove ciascuno vive nella paura del giudizio altrui: solo che Raja, anziché farne una dissertazione in forma di film, si limita a suggerire, e la sua cinepresa sa essere allusiva e sensuale; come la storia che racconta". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 8 marzo 2003)

"Finalmente un film africano poco 'africano', che si beffa del cinefolklorismo che tanto piace agli occidentali infagottati nei sensi di colpa. Attraverso la storia di Lilia l'esordiente Raja Amari muove la sua cinepresa in una Tunisi rara e pressoché inedita, dove gli spostamenti dallo spartano appartamento della protagonista al cabaret Satin Rouge, provocano corti circuiti fatali, scatenando emancipazioni e nuove identificazioni. (…) Un vero e proprio ribaltamento, che non a caso ha fatto inorridire i 'benpensanti' tunisini, ma che fortunatamente gira per il mondo da oltre un anno, da quando cioè divenne un caso al Forum della Berlinale 2002 via via fino al sacrosanto e puntuale primo piano al festival di Torino dello scorso novembre. Chi è in cerca di nuovi sguardi, stacchi il biglietto ed entri al Satin Rouge". (Aldo Fittante, 'Film Tv' 11 marzo 2003)

"Un film sulla danza del ventre come recupero delle pulsioni di vita attraverso la sensualità e l'erotismo del ballo. Se fosse per la relazione pericolosa, inconsapevole, di una madre e una figlia con lo stesso uomo, questa sarebbe 'soltanto' una commedia amara sull'imbecillità del caso. Ma siamo a Tunisi, cultura mussulmana, nella casa di una vedova che, fedele alla tradizione, vive nel ricordo del marito, subisce il controllo dei parenti e controlla l'esuberanza della figlia, coinvolta nella relazione con un musicista del cabaret Satin Rouge. (…) La passione per il musicista innesta il tragico, che ha una peripezia prevedibile. Resta, però, il percorso di una donna ricondizionata e richiamata alla vita dalla musica". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 9 marzo 2003)