Santiago

BRASILE 2006
Santiago è stato per 40 anni il maggiordomo di casa Salles. Uomo elegante e colto, appassionato di musica lirica e di araldica, italiano di origine, è una persona che rimane impressa nella memoria. Moreira Salles ha montato nel 2005 il materiale che aveva girato nel 1992 nella casa di Santiago, che era già in pensione, per fare una riflessione sul passato della sua famiglia di cui Santiago era stato non soltanto testimone. Joao Salles ha ripreso in mano il girato perché negli anni la sua idea di documentario stava cambiando e ne ha fatto un'occasione per interrogarsi sull'arte e sulla reale possibilità di rappresentare la vita.
SCHEDA FILM

Regia: João Moreira Salles

Soggetto: João Moreira Salles

Fotografia: Walter Carvalho, Alberto Bellezia

Montaggio: Eduardo Escorel, Livía Serpa

Durata: 80

Colore: B/N-C

Genere: BIOGRAFICO DOCUMENTARIO

Specifiche tecniche: BETA DIGITAL NTSC

Produzione: VIDEOFILMES PRODUÇÕES ARTISTICAS

NOTE
- IN CONCORSO ALL'ALBA INTERNATIONAL FILMFESTIVAL (2007) NELLA SEZIONE 'CINEMA, UNO SGUARDO NUOVO'.

- PRESENTATO AL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (III EDIZIONE, 2008) NELLA SEZIONE 'OCCHIO SUL MONDO'.
CRITICA
"Joao Salles, in Italia noto soprattutto per essere il fratello minore di Walter (celebrato regista di 'Central do Brasil'), ma individuato dai 'Cahiers du Cinema' assieme a Eduardo Coutinho come una delle figure centrali della rivoluzione del documentarismo brasiliano, racconta con forme inusuali la storia del maggiordomo della sua famiglia. (...) Contrario all'idea del documentario come semplice mezzo di "informazione" per immagini, in Santiago Salles destruttura i canoni del genere e segue il suo personaggio per emozioni, tracciando una partitura amorosa piuttosto che biografica. Il risultato lascia senza parole. In un momento in cui il cinema mondiale si sta domandando se la fiction e i suoi canoni narrativi abbiano ancora un senso, vedere un documentario in grado di smuovere ogni punto di riferimento rimette tutte le carte in tavola. Ridando a questo genere la dignità di sperimentazione visiva da sempre ignorata dal mainstream." (Roberta Ronconi, 'Liberazione', 30 ottobre 2008)

"Un documentario insolito in elegante bianco e nero, stimolante nel suo confronto con la memoria."(Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 31 ottobre 2008)