SALVADOR ALLENDE

BELGIO 2004
Il film si snoda come un racconto in prima persona sul Cile, portato avanti tenendo conto delle ragioni storiche e della terribile attualità delle vicende. Parte dal ricordo indelebile di quell'11 settembre del 1973 in cui gli Stati Uniti favorirono il colpo di stato che fece crollare il sogno di un paese pacifico e democratico con l'eliminazione dell'allora presidente della Repubblica, Salvador Allende, il sognatore rivoluzionario e democratico che aveva regalato l'entusiasmo alla sua terra. Il racconto si dipana sulla crudeltà della dittatura, sui 17 anni di sofferenze, esili, sparizioni improvvise di migliaia di cittadini, tentativi di soppressione della memoria storica e della coscienza civile.
SCHEDA FILM

Regia: Patricio Guzmán

Attori: Salvador Allende - Se Stesso, Fidel Castro - Se Stesso, Henry Kissinger - Se Stesso, Richard Nixon - Se Stesso, Augusto Pinochet - Se Stesso

Soggetto: Patricio Guzmán

Fotografia: Patricio Guzmán, Julia Munoz

Musiche: Jorge Arriagada, Yves Warnant

Montaggio: Claudio Martínez

Scenografia: Renate Sachse

Durata: 100

Colore: B/N-C

Genere: DOCUMENTARIO

Specifiche tecniche: BETA, 35 MM (1,85)

Produzione: JACQUES BIDOU PER JBA PRODUCTIONS, MEDIAPRO, CV FILMS, PATRICIO GUZMÁN PRODUCCIONES S.L., CANAL +, CENTRE NATIONAL DE LA CINÉMATOGRAPHIE (CNC), WESTDEUTSCHER RUNDFUNK (WDR), UNIVERSIDAD DE GUADALAJARA

Distribuzione: FANDANGO (2005)

Data uscita: 2005-09-02

NOTE
- PRESENTATO FUORI CONCORSO AL 57MO FESTIVAL DI CANNES (2004).
CRITICA
"Chi ha detto che i documentari sono noiosi, superati, o peggio inutili? Il successo mondiale di 'Bowling a Columbine' ha costretto a riconsiderare vecchi luoghi comuni, ha riportato l'attenzione su un genere negletto ma assai vitale perfino in Italia, anche se poco o per niente visibile, ha ridato lustro all'idea di un cinema militante che oltre a informare cambia la realtà. Ma esiste un'altra via al documentario, più saggistica, problematica, riflessiva. Una via che ha il suo capofila internazionale nel francese Chris Marker, maestro di Guzman, e che consiste nel fondere ricerca storica e approccio personale, perfino poetico. Guzman ha vissuto il golpe e l'esilio, è stato nel carcere-stadio di Santiago, come ricorda brevemente all'inizio del film, parla da una posizione precisa. Ma proprio per questo può interrogare la Storia, e la Storia in questo caso sono non solo gli straordinari e spesso rari documenti d'archivio, ma i testimoni. I compagni di partito, i semplici militanti, le donne di Allende. E l'ex-ambasciatore Usa in Cile, Edward Kerry, che con modi squisiti e frequenti risate racconta tutto. (...) Basterebbe questo a rendere il 'Salvador Allende' di Guzman eccezionale. Ma il film solleva anche il dubbio fondamentale, tenta di capire se Allende fu un martire o un illuso, si chiede cosa avrebbe dovuto fare, se era giusto morire per degli ideali o se avrebbe dovuto conquistare le forze armate, come suggeriva Castro. Domande aperte, che qualcuno per fortuna ha ancora il coraggio di porre." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 14 maggio 2004)

"Un film bello e intenso per chi non vuole dimenticarsi dei 17 anni di dittatura, sofferenze, morte, esilio. Il regista cileno Patricio Guzman, autore del 'Caso Pinochet' non conobbe Allende di persona ma registrò in un film il primo anno del suo mandato: qui rende omaggio al presidente socialista dei mille giorni, interrogando chi l'aveva conosciuto, dalla moglie alla sua cuoca preferita. Certo fa impressione rivedere questo colpo di Stato annunciato: fanno impressione l'operatore che muore mentre riprende gli scontri, i sorrisi di Allende e Fidel, le isterie borghesi e il Palazzo della Moneda che brucia e va in fumo. Vanno in fumo, ma non per sempre, quegli ideali che Allende ci riporta col tono dell' uomo qualunque. La carriera di un film del genere, 850.000 euro di budget e 8 mesi di lavoro, è televisiva e didattica: molte tv europee l' hanno prenotato, la Rai ancora no." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 14 maggio 2004)