Red Road

Folgorante esordio "guidato" da Lars Von Trier. L'apologo degli sconfitti di Andrea Arnold strizza l'occhio a Ken Loach e vince subito la Giuria a Cannes

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GRAN BRETAGNA 2005
Jackie lavora come operatrice in una camera di sorveglianza. Trascorre le sue giornate davanti al video guardando persone sconosciute che le scorrono davanti agli occhi insieme alle loro esistenze. Un giorno su uno dei monitor appare il volto di un uomo. Una persona che Jackie pensava che non avrebbe mai più visto e che non avrebbe mai più voluto vedere. Non ha più scelta, non c'è alcun modo di fuggire: Jackie è obbligata a fare i conti con lui.
SCHEDA FILM

Regia: Andrea Arnold

Attori: Kate Dickie - Jackie, Tony Curran - Clyde, Martin Compston - Stevie, Natalie Press - April, Andrew Armour - Alfred, Paul Higgins - Avery

Soggetto: Anders Thomas Jensen, Lone Scherfig

Sceneggiatura: Andrea Arnold

Fotografia: Robbie Ryan

Montaggio: Nicolas Chaudeurge

Scenografia: Helen Scott

Costumi: Carole K. Millar

Effetti: Jonathan Privett

Durata: 113

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: SIGMA FILMS, ZENTROPA ENTERTAINMENTS

Distribuzione: FANDANGO (2007)

Data uscita: 2007-03-30

NOTE
- PREMIO DELLA GIURIA AL 59MO FESTIVAL DI CANNES (2006).
CRITICA
"Esordio della scozzese Andrea Arnold, 'Red Road' scopre le carte poco a poco. (...) L'esordio della Arnold, primo capitolo di un bizzarro work in progress a più mani, teso, incalzante, emotivamente violento, visivamente notevole, è una bella sorpresa." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 21 maggio 2006)

"Vietato prenderlo per un thriller alla Hitchcock, cui si atteggia nella prima parte: ciò che interessa all'esordiente Andrea Arnold è uno studio del punto di vista, a partire da quella 'finestra sul cortile' post-moderna che è una centralina video. La cineasta sposa la visione di un personaggio turbato nel profondo e adotta uno stile frammentario, per restituire 'ambiguo rapporto di attrazione-repulsione che lo induce a guardare. Così il film instaura il clima perturbante e ansiogeno con cui, a sua volta, attrae-respinge lo spettatore." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 30 marzo 2007)

"Esordio della scozzese Andrea Arnold, 'Red Road' scopre le carte poco a poco. Solo in sottofinale capiremo chi è quell'ex-galeotto. Ma intanto questo film in digitale, stretto ossessivamente intorno a un pugno di luoghi e di personaggi, avrà portato alla luce il lato oscuro di Jackie. Mescolando immagini sgranate, strade malfamate, richiami notturni. Fino a far coincidere la fine di un lungo lutto con quella discesa agli inferi. Una discesa che in termini fisici è un'ascensione, perché il misterioso Clyde vive al 24mo piano, ma a volte bisogna spingersi lontano per riuscire a guardarsi dentro. E l'esordio della Arnold, primo capitolo di un bizzarro work in progress a più mani, teso, incalzante, emotivamente violento, visivamente notevole, è una gran bella sorpresa." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 30 marzo 2007)

"I Red Road sono dei caseggiati di Glasgow, imponenti, scarni e caratterizzati da una striscia rossa.
Chi vi abita appartiene alla classe sociale medio bassa. (...) Quanto accade è narrato con scarno
minimalismo, con voluta sciatteria allo scopo di accentuare le fasi drammatiche. Un espediente posto in atto con una pessima fotografia, primi piani e macchina in mano, che finiscono per infastidire lo spettatore. Gli interpreti sono volutamente dimessi e poco attraenti, immersi in un finto realismo che sa di maniera. Il solo interesse, teorico, risiede nel fatto che gli stessi personaggi e gli stessi attori interpreteranno due altri film partendo dal medesimo presupposto. Se qualcuno è interessato..." (Adriano Di Carlo, 'Il Giornale', 30 marzo 2007)

"Si arriva al top di un viaggio nella notte in cui è difficile separare fatti e morale in un clima allucinato che parte dall'attuale psicosi del monitor e approda al degrado morale e materiale nel trionfo di un'ambiguità esistenziale e che un buon taglio di cinema supporta con frammenti di panico, trasvolando dalle atmosfere metafisiche di Atom Egoyan al terrore voyeur stile De Palma. Psicodramma di ottima tenuta narrativa: Katie Dickie resta nella memoria." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 30 marzo 2007)