POSTA CELERE

BUDBRINGEREN

NORVEGIA 1997
Alla periferia di Oslo il giovane Roy svolge in maniera svogliata il lavoro di postino. Spinto dalla curiosità, apre la corrispondenza che deve recapitare, e poi, con il suo cattivo carattere, insulta i colleghi nei momenti di pausa. Vive isolato e senza amicizie, fino al giorno in cui nota una donna, Line, che dimentica le chiavi del proprio appartamento nella cassetta delle lettere. Roy prende le chiavi, entra nell'appartamento una prima volta e poi vi torna in seguito, e vede Line che cerca di togliersi la vita nella vasca da bagno. La salva e comincia a frequentarla. Solo dopo qualche tempo capisce che la ragazza è coinvolta in una pericolosa situazione di ricatti, che lo spaventa ma nella quale finisce per farsi coinvolgere, essendosi innamorato di lei. Affronta così rischi imprevisti, fino a quando il gioco non si fa troppo grande per lui. Finiscono le illusioni del cambiamento, e ritorna la buia vita di tutti i giorni.
SCHEDA FILM

Regia: Pål Sletaune

Attori: Robert Skjaerstad - Roy, Andrine Saether - Line, Per Egil Aske - Georg, Eli Anne Linnestad - Betsy, Trond Høvik - Saether, Adne Olav Sekkelsten - Per, Rolf Arly Lund, Geil Morstad, Henriette Steenstrup - Gina, Karl Sundby, Trond Fausa Aurvåg, Bjørn Sundquist, Rolf Dolven

Soggetto: Jonny Halberg, Pål Sletaune

Sceneggiatura: Pål Sletaune, Jonny Halberg

Fotografia: Kjell Vassdal

Musiche: Joachim Holbek

Montaggio: Pål Gengenbach

Scenografia: Karl Júlíusson

Costumi: Bente Winther-Larsen

Effetti: Pal Morten Hverven, Bente Santi Helle

Altri titoli:

JUNK MAIL

Durata: 83

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: DAG NORDHAL, PETER BOE.

Distribuzione: MIKADO FILM - 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT

NOTE
- REVISIONE MINISTERO SETTEMBRE 1997.
CRITICA
"Nonostante tutto questo pessimismo, però, e le delusioni che ci rinnova sul felice ordine nordico, il film, almeno da un punto di vista narrativo, dei meriti ce li ha: specie quando, in tutta questa esibizione di piccoli orrori quotidiani, tende ad assumere i toni della commedia nera, con graffi e sarcasmi non di rado efficaci, sia a carico di certe situazioni al limite del paradosso, sia a carico dei caratteri dei due personaggi principali, scritti con perizia innegabile. E' la loro rappresentazione, dopo, che lascia invece perplessi perché il regista, che qui esordisce dopo una breve carriera negli spot pubblicitari, non solo ha poco polso nella direzione degli attori, ma fatica a crear loro attorno quei climi riarsi e tesi che invece aspirerebbe ad evocare. Comunque un film da vedere: anche per consolarci dei proverbiali ritardi delle Poste Italiane." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 25 settembre 1997)

"Un po' come i concittadini scandinavi, i fratelli Kaurismaki, il regista stana una Oslo sordida, raccapricciante e penosa che pare appartenere al terzo mondo metropolitano, arredata da appartamenti scalcinati, viuzze buie, sottoscala, birrerie deprimenti e popolata da junkies (Junk mail: posta-spazzatura, il titolo originale) e da varia umanità alla deriva. Nell'esagerare e nell'esasperare, Sletaune elabora una sorta di black comedy amara e ironica, deprimente e caricaturale dove perfino l'anacronistico happy end chapliniano è una sferzante boccata di anarchico pessimismo cosmico." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 21 settembre 1997)

"'Posta celere' è una interessante opera prima. Ma per estrarre il meglio da una commedia nera molto ben costruita con tutti gli incidenti e le coincidenze al posto giusto, ci sarebbe stato bisogno della linda e bruciante freddezza di Aki Kaurismaki. Il giovane Pal Sletaune, invece, già fotografo e regista di pubblicità, funziona meglio come sceneggiatore che dietro la macchina da presa, forse perché per distaccarsi dal suo mestiere calca oltre misura il pedale dello squallore nordico, disperdendo i fili di un film moderatamente divertente, amarognolo, schifosetto, ben congegnato e tranquillamente anarchico. Il postino fedifrago e la gentile tintora dopo mille casini se ne vanno insieme verso un non radioso futuro, caricature colorate, sconsolate e sciattone di Chaplin e Goddard." (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 13 settembre 1997)