Per mio figlio

Moka

2.5/5
Dal romanzo Moka, un classico revenge movie, con Emmanuelle Devos e Nathalie Baye: occasione sprecata

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SVIZZERA 2016
Munita di soldi e di una pistola, Diane Kramer parte per Evian con una sola ossessione: trovare l'autista della Mercedes color moka che ha investito suo figlio sconvolgendo la sua vita. Ma il cammino verso la verità si rivelerà più complicato di quanto la donna potesse immaginare. Diane, infatti, si confronterà un'altra donna, affascinante e misteriosa...
SCHEDA FILM

Regia: Frédéric Mermoud

Attori: Emmanuelle Devos - Diane Kramer, Nathalie Baye - Marlène, David Clavel - Michel, Diane Rouxel - Élodie, Samuel Labarthe - Simon, Olivier Chantreau - Vincent, Jean-Philippe Ecoffey - Detective, Marion Reymond - Adrienne, Paulin Jaccoud - Luc

Soggetto: Tatiana de Rosnay - romanzo

Sceneggiatura: Frédéric Mermoud, Antonin Martin-Hilbert

Fotografia: Irina Lubtchansky

Musiche: Christian García, Grégoire Hetzel

Montaggio: Sarah Anderson

Scenografia: Ivan Niclass

Costumi: Françoise Nicolet

Durata: 90

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: DCP (1:2.35)

Tratto da: romanzo omonimo di Tatiana de Rosnay

Produzione: DILIGENCE FILMS, TABO TABO FILMS, IN COPRODUZIONE CON BANDE À PART FILMS, SAMPEK PRODUCTIONS

Distribuzione: OFFICINE UBU

Data uscita: 2016-11-17

TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON LA PARTECIPAZIONE DI: CANAL+ E CINÉ+, IN ASSOCIAZIONE CON SOFITVCINÉ 3 E COFIMAGE 27; IN COPRODUZIONE CON RTS RADIO TÉLÉVISION SUISSE; CON IL SOSTEGNO DELL'OFFICE FÉDÉRAL DE LA CULTURE (SUISSE); CON LA PARTECIPAZIONE DI CINÉFOROM E IL SOSTEGNO DELLA LOTERIE ROMANDE.

- SELEZIONATO AL 67. FESTIVAL DI LOCARNO (2016) NELLA SEZIONE 'PIAZZA GRANDE'.
CRITICA
"E' un soggetto che fa venire in mente il cinema di Claude Chabrol quello di 'Per mio figlio' (...). Spesso accostato ad Alfred Hitchcock, il maestro francese prediligeva il genere noir, ma unito alla rappresentazione della vita di provincia e fortemente interessato alle psicologie dei personaggi. Nel 1969, in particolare, Chabrol diresse 'Ucciderò un uomo', dall'innesco narrativo quasi identico a questo, che deriva da un romanzo di Tatiana de Rosnay. (...) però, 'Per mio figlio' si biforca, mentre l'indagine poliziesca prende una direzione di rilievo più problematico e profondo virando verso il dramma di caratteri. (...) Fare spoiler sarebbe - ovviamente - imperdonabile; e tuttavia non sta nella soluzione del quesito, che pure sarà efficace e coinvolgente, l'interesse principale del film. Che ha il merito di osservare gli eventi sotto un'angolatura problematica, ed etica, agli antipodi del solito 'revenge movie' all'americana. Se lo spettatore si chiede di continuo come la storia andrà a finire, poco a poco focalizza la propria partecipazione sulle psicologie delle due donne opposte-complementari, dividendo l'empatia tra Emmanuelle Devos, perfetta nella parte della madre determinata e combattuta allo stesso tempo, e Nathalie Baye (ai tempi attrice di Truffaut, Ferreri, Tavernier), eccezionale in quella della profumiera sorridente e truccata di tutto punto, ma anche fragile e piena di dolore segreto. A questo punto ci si aspetterebbe che il regista svizzero, al secondo lungometraggio, si accontentasse di lasciare tutto lo spazio a due interpreti di un tale livello, limitandosi a osservarle. E invece Mermoud mette molta cura anche nei personaggi secondari: il compagno e la figlia adolescente di Marlene, l'ex-marito di Diane. E non solo. La sua cinepresa inquadra i luoghi intorno al lago di Ginevra con un sicuro senso del paesaggio e mette in immagini una Mercedes SL 1972 color moka, che ha tanta parte nell'azione, come un'entità potente e minacciosa." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 17 novembre 2016)

"Basato su un racconto di vendetta senza dubbio scioccante ancorché assai frequentato da letteratura, teatro e cinema, «Per mio figlio» («Moka») è uno di quegli onesti film di routine che non andresti a cercare, ma poi quantomeno non ti lasciano irritati. Il regista Mennoud, ancorato abbastanza saldamente alla sceneggiatura di una scrittrice rispettabile come Tatiana de Rosnay, non aveva grandi chance d'allestire un giallo avvincente e quindi si esprime con la massima cura nel tratteggio psicologico e nelle corrispondenze ambientali, scommettendo poi tutto sulle prestazioni delle due protagoniste. (...) Lo stile indulge alla descrizione intimista e allo scavo simenoniano delle psicologie, in apparenza semplici, ma spesso trasfigurate da indicibili complessità. Con l'inevitabile risultato di proporre un film dignitoso anziché un film memorabile." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 17 novembre 2016)

"Giallo psicologico di lago e brume, borghesia e insinuazioni. (...) Il faccia a faccia tra due madri vorrebbe diventare il vero tema intrigante, l'investigazione segue una geometria coerente, l'atmosfera è più importante della suspense, la voglia di vendetta si colora d'ambiguità, ma il regista Mermoud non è Chabrol." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 17 novembre 2016)

"Piacerà a chi ama vedere in azione le grandi attrici d'oltralpe (in Francia loro hanno solo l'imbarazzo della scelta quando si tratta di assegnare i César, i loro Nastri o Donatelli). Qui c'è la gara tra due formidabili. Emmanuelle Devos è la protagonista, ma Nathalie dal momento della sua entrata in scena si mette a mangiarle in testa." (Giorgio Carbone, 'Libero', 17 novembre 2016)