OTHELLO

GRAN BRETAGNA 1995
A Venezia nel 1570, sposatasi segretamente con il Moro Othello comandante della Repubblica Veneziana, la giovane Desdemona, figlia del senatore Brabanzio, compare in tribunale per scagionare il marito accusato di averla irretita con stregonesche arti. Poiché giunge l'annunzio che i Turchi hanno attaccato la guarnigione italiana di Cipro, Othello chiede al Doge, ed ottiene, di portare con sé la sposa. Al suo seguito porta anche l'alfiere Jago che, geloso dei favori cui il Moro è prodigo verso il giovane Cassio (nominato luogotenente in vece sua) e sospettoso che Othello abbia addirittura approfittato di sua moglie, decide la rovina di entrambi, servendosi dell'imbelle Roderigo, innamorato senza speranza di Desdemona. Dopo aver ubriacato ad arte Cassio lo coinvolge in un incidente con Roderigo; consiglia poi Cassio di far intercedere l'innocente Desdemona per lui, ed intanto attizza sapientemente la gelosia del Moro, accusando Desdemona di trescare con il luogotenente, di cui lei, ignara, perora la causa, accrescendo i sospetti di Othello. Emilia, moglie di Jago e dama di Desdemona, rinviene un fazzoletto (dono di Othello) abbandonato dalla padrona e lo consegna al marito, che se ne serve come falsa prova del tradimento di Desdemona. Furente, Othello decide di sopprimere la moglie strangolandola. Frattanto Jago ordisce un agguato in cui Roderigo deve uccidere Cassio, ma Jago trafigge a tradimento entrambi. Emilia irrompe atterrita sulla scena del delitto e rimprovera aspramente Othello per la sua dabbenaggine accusando Jago che, sopraggiunto, la uccide. Ma interviene il governatore con i soldati: Othello ferisce Jago e poi si uccide sul letto della sposa morta.
SCHEDA FILM

Regia: Oliver Parker

Attori: Laurence Fishburne - Othello, Kenneth Branagh - Iago, Irène Jacob - Desdemona, Nicholas Farrell - Montano, Nathaniel Parker - Cassio, Michael Sheen - Lodovico, Indra Ové - Bianca, André Oumansky - Graziano, John Savident - Secondo Senatore, Gabriele Ferzetti - Il Duca Di Venezia, Anna Patrick - Emilia, Michael Maloney - Rodrigo, Pierre Vaneck - Brabanzio, Philip Locke - Primo Senatore

Soggetto: William Shakespeare

Sceneggiatura: Anna Worley, Oliver Parker

Fotografia: David Johnson

Musiche: Charlie Mole

Montaggio: Tony Lawson

Scenografia: Tim Harvey

Durata: 123

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: NORMALE A COLORI

Tratto da: ISPIRATO ALL'OPERA TEATRALE "OTHELLO" DI SHAKESPEARE

Produzione: LUC ROEG E DAVID BARRON

Distribuzione: MEDUSA DISTRIBUZIONE (1996) - MEDUSA VIDEO (PEPITE)

NOTE
- REVISIONE MINISTERO MARZO 1996
CRITICA
"Purtroppo invece la finezza di impostazione è contraddetta, se non travolta, da un'ambientazione di piatto realismo (che mal si combina ai versi), musiche enfatiche, carrellate compiacenti, per non parlare della scelta di visualizzare i tormenti della gelosia di Otello secondo il peggior "gusto medio" che si potesse immaginare. Nascesse oggi, dice un vecchio luogo comune, Shakespeare farebbe lo sceneggiatore. Ma come si chiedeva "Time magazine", siamo proprio sicuri che scriverebbe Basic Instinct?" (Il Messaggero, Fabio Ferzetti, 5/3/96)

"La novità (parziale) consiste nell'idea di assegnare il ruolo del Moro ad un attore di colore, il newyorkese Laurence Fishburne che qualcuno ricorderà manesco marito di Angela Bassett in Tina o grintoso sbirro in La giusta causa. Non deve essere stato facile, per lui, avvicinarsi al personaggio, ne esce un Othello selvaggio e pensoso quasi intimidito dai possibili paragoni. Per la serie "Ma che ci faccio io qui?" Girato tra Venezia e il castello Orsini-Odescalchi di Bracciano (travestito da fortezza di Cipro), Othello riassume dignitosamente la storia conservando un certo tono stentoreo nei dialoghi che l'adattamento di Filippo Ottoni e il doppiaggio di impianto teatrale non riescono a sciogliere. Ma come si diceva, è la regia a latitare. Rifare Othello oggi significa inventarsi un punto di vista, una scansione temporale, un'ambientazione, come ha fatto recentemente Richard Loncraine con il Riccardo III passato qualche giorno fa a Berlino. Altrimenti vengono fuori film così: scolastici ed esangui (nonostante il diluvio di vernice rossa), con il solito corredo di trovatine a effetto che strizzano l'occhio ora al pubblico cinefilo ora a quello popolare." (L'Unità, Michele Anselmi, 3/3/96)

"Solo l'ignoranza può aver provocato negli Usa il consenso quasi unanime (della critica, non del pubblico) a questo imbarazzante "Othello", girato come una pubblicità nelle sue allusive scene fra le lenzuola e nei banali lampeggiamenti della memoria o della fantasia. Bisogna poi considerare che le maggiori obiezioni rivolte alla tragedia hanno sempre riguardato la plausibilità dell'intrigo: come è possibile che un uomo della statura di Otello cada nei raggiri di un furfante da quattro soldi? E che Desdemona non abbia la sensibilità di capire la situazione e continui a perorare la causa di Cassio suo supposto amante? E si può accettare che un'ecatombe di personaggi nasca dalla sparizione di un fazzoletto? Se poi il testo viene tagliuzzato come nel film, saltano i nessi e la psicologia si abbatte al livello del teatro dei burattini. In tanto squallore brilla, per pochi minuti, il nostro Gabriele Ferzetti nei panni del Doge di Venezia. Aveva ragione Stanislavski: non esitono piccole parti, solo piccoli attori." (Corriere della Sera, Tullio Kezich, 5/3/96)

"Il film è sontuosamente ambientato tra Venezia (che recita naturalmente la parte di Venezia, sotto il dogato del Doge Gabriele Ferzetti) e il castello Odescalchi di Bracciano (che recita la parte di Cipro). E sono molto belli i costumi firmati da Caroline Harris. Ma nonostante il cast, l'alchimia tra i personaggi non scatta, e il film più che verso l'indagine psicologica vira verso l'azione (compresi alcuni flash-back e alcune fantasie a sfondo amoroso un po' fuori clima), con il risultato ultimo di lasciarsi vedere, ma senza mai stupire o prendere veramente (e qualche volta stupendo al negativo: come può un regista così dotato per il grande affresco d'epoca cadere nella trappola di quel sotterraneo pieno di Abati Faria? Per castigo - e premio - che vada a rivedersi dieci volte la relativa scena secondo Welles)." (La Repubblica, Irene Bignardi, 4/3/96)