Old Boy

Oldeuboi

COREA DEL SUD 2004
Oh Dae-su è un uomo qualunque che vive con sua moglie e la loro figlia. Improvvisamente, un giorno del 1988, viene rapito. Prova numerose volte a fuggire dalla sua prigione e tenta anche il suicidio, ma senza successo. Passa il tempo e non riesce a capire chi possa odiarlo tanto da tenerlo prigioniero senza una ragione plausibile. Ma lo attende ancora uno shock: la notizia del brutale assassinio della moglie. Da quell'istante il suo unico scopo di vita è la vendetta.
SCHEDA FILM

Regia: Park Chan-wook

Attori: Choi Min-sik - Oh Dae-su, Yoo Ji-tae - Lee Woo-jin, Gang Hye-Jung - Mi-do, Ji Dae-han - No Joo-hwan, Oh Dahl-su - Park Cheol-woong, Lee Seung-ji - Yoo Hyung-ja, Oh Kwang-rok - Suicida, Lee Dae-yeon - Mendicante, Oh Tae-gyung - Dae-su giovane, Ahn Yeon-suk - Woo-jin giovane, Yoo Il-Han - Joo-hwan giovane, Kim Byeong-ok - Sig. Han, capo guardia, Yun Jin-Seo - Lee Soo-ah, Park Myeong-shin, Kim Su-hyeon, Yun Su-kyeong

Soggetto: Garon Tsuchiya - manga, Nobuaki Minegishi - manga

Sceneggiatura: Hwang Jo-yun, Lim Joon-hyung, Park Chan-wook

Fotografia: Chung Chung-hoon

Musiche: Cho Young-wook, Shim Hyun-jung, Lee Ji-soo - tema

Montaggio: Kim Sang-beom

Scenografia: Ryu Sung-hee

Costumi: Cho Sang-kyoung

Effetti: Ee Jung-soo, Lee Jeon-hyeong

Altri titoli:

Oldboy

Durata: 120

Colore: C

Genere: THRILLER

Tratto da: manga omonimo di Nobuaki Minegishi e Garon Tsuchiya (Ed. Coconino Press)

Produzione: YOUNG JOO SUH PER SHOW EAST, EGGFILMS

Distribuzione: LUCKY RED (2005); DVD: LUCKY RED HOME VIDEO (2008), CECCHI GORI HOME VIDEO (2013)

Data uscita: 2005-05-06

TRAILER
NOTE
- GRAN PREMIO DELLA GIURIA AL 57MO FESTIVAL DI CANNES (2004), E' IL SECONDO CAPITOLO DELLA 'TRILOGIA DELLA VENDETTA' REALIZZATA DA PARK CHAN-WOOK, CHE COMPRENDE ANCHE "MR VENDETTA" (2002) E "LADY VENDETTA" (2005).
CRITICA
"In concorso a Cannes esattamente un anno fa, 'Old boy' ha ricevuto il Gran Premio della giuria presieduta da Quentin Tarantino. Fummo facili profeti a prevedere che Quentin lo avrebbe apprezzato; non si deve credere, però, che la violenza rappresentata dal regista coreano somigli a quella del collega. Laddove le stragi tarantiniane sono ludiche, venate d'ironia da cartoon, qui la violenza non ha nulla di seducente, né di divertente: è disumana, atroce, brutale come il mondo che la incornicia. E Park Chan Wook non si diverte a fare il furbo con lo spettatore, non cerca di stupirlo. Lo immerge, invece, dentro il cervello di un uomo imprigionato in un incubo, rendendogli sempre più urgente il bisogno di scoprire, assieme a lui, la verità. La Universal ha già acquistato i diritti del film per un remake: che dovrà faticare un bel po' per stare alla pari con l'originale." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 6 maggio 2005)

"Uno dei migliori film della stagione che, peraltro, non si raccomanda a uno spettatore timorato o generico. 'Old Boy' rievoca, infatti, l'universo di Lynch e Cronenberg, Kitano e Tarantino: adattando liberamente gli otto album di un fumetto giapponese scritto da Tsuchiya Garon e disegnato da Minegishi Nobuaki, il quarantunenne regista coreano Park Chan-wook è riuscito a trasformare le cupe, feroci, visionarie atmosfere del manga in un noir che a più riprese mozza il respiro. (...) Il ritmo e la musica scandiscono la progressione dello stile verso uno scioglimento alquanto lambiccato (col sospetto di due incrociati incesti), che finisce col contare meno delle acmi paranoiche sparse come il sale sulle molteplici ferite romanzesche: un polpo mangiato vivo, formiche che escono dalla pelle, la tortura dei denti strappati a uno a uno con il martello, zuffe sanguinarie a colpi di mazza in lerci sottoscala, bravacci forniti di maschera che sorvegliano una ragazza stordita dal gas e appesa seminuda al muro, il giovane ed elegante deus-ex-machina che ha un'enorme cicatrice sul torace e impugna il telecomando che in caso di pericolo gli farebbe immediatamente scoppiare il cuore malato... La potenza narrativa, tuttavia, trasporta questi eccessi nello spazio di una tragedia greca manipolata dall'alterazione delle coscienze." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 7 maggio 2005)

"Il nuovo corso asiatico Nero che di più non si può, davvero una furia senza ragione apparente, un taglio che strazia il mondo. La nouvelle vague asiatica fa proseliti e il cinema coreano ci manda teste mozze, lingue a pezzi, pesci mangiati vivi, fiotti di sangue, il feticismo dell' irreale quotidiano in una civiltà che produce solo incubi. (...) Variazioni psico cromatiche, sospetti di nichilismo, omaggio certo al fumetto, cinema orgogliosamente tarato da danni psicofisici irreversibili. Un talento visivo estremo, una tragedia premiata a Cannes che andrebbe vista con gli altri pezzi d'orrore di Park Chan Wook che Lucky Red farà uscire in homevideo." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 7 maggio 2005)

"Non vi foste ancora accorti del cinema coreano, ecco un film che farà saltare sulla sedia anche i più distratti. Si intitola 'Old Boy', lo ha diretto il 41enne Park Chan Wook, e scommetteremmo che fra quelli visti finora è il più gradito al presidente della giuria, Tarantino. Perché come spesso accade in Corea, è un film di genere e insieme d'autore; perché deriva da uno di quei manga giapponesi tanto cari all'autore di 'Kill Bill'; perché impagina una storia di vendetta e di atrocità con sontuoso stile visivo, stabilendo al contempo un contatto profondo con le emozioni dei personaggi. A meno che Tarantino non voglia a sua volta vendicarsi, dato che in Corea 'Old Boy' ha sgominato sia 'Matrix' che, appunto, 'Kill Bill'. Il plot può ricordare 'The Game' con Michael Douglas. Ma tanto quello era leccato e artificioso, tanto 'Old Boy' suona miracolosamente fluido, motivato e coerente (almeno nella prima metà, mentre l'epilogo si rivela un po' macchinoso e il cattivo troppo fragile per non disperdere la tensione). (...) Montaggio acrobatico, colori lividi, colpi di scena precisi come laser e una graziosissima complice conosciuta nel sushi-bar in cui il depresso Oh entra 'per mangiare qualcosa di vivo'. E poi: flashback, torbidi retroscena, la solita scuola cattolica fonte di ogni vizio, denti cavati per vendetta (non diremo come), un'interminabile rissa in piano sequenza che vede Oh sgominare almeno 20 aggressori a calci, pugni e martellate, un capolavoro di stile e di energia." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 16 maggio 2004)

"La storia disegnata è quella di un infelice prelevato per la strada e sequestrato per 15 anni dentro un appartamento; dopodiché, lasciato libero, per vendicarsi, come il conte di Montecristo, deve prima scoprire chi l'ha fatto segregare e perché. Il fumetto originario non dà spiegazioni e invece il cineasta sudcoreano, dopo attente letture di Sofocle e C.G. Jung, inventa una laboriosa motivazione e uno scioglimento truculento e inquietante. Tuttavia 'Old Boy' si può considerare una cosa seria sotto due aspetti. Perché confezionato con saltabeccante fantasia visiva sulle fatiche di un attore eccellente che si chiama Choi Min-sik; e soprattutto perché in Corea del Sud la pellicola ha battuto i colossi Usa, il che ha spinto Hollywood ad assicurarsi i diritti per rifarsela in casa." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 16 maggio 2004)