Ogni cosa è illuminata
EVERYTHING IS ILLUMINATED
- Regia:
- Attori: - Jonathan, - Alex, - Lista, , - Nonno Di Jonathan, - Nonno Di Alex, - Mamma Di Alex
- Soggetto: Jonathan Safran Foer
- Sceneggiatura: Liev Schreiber
- Fotografia: Matthew Libatique
- Musiche: Paul Cantelon
- Montaggio: Andrew Marcus, Craig McKay
- Scenografia: Mark Geraghty
- Costumi: Michael Clancy
- Effetti: Jim Rider
- Durata: 102'
- Colore: C
- Genere: COMMEDIA, AVVENTURA
- Specifiche tecniche: 35 MM
- Tratto da: ROMANZO DI JONATHAN SAFRAN FOER
- Produzione: WARNER INDEPENDENT PICTURES, TELEGRAPH FILMS, STILLKING FILMS
- Distribuzione: WARNER BROS. PICTURES ITALIA
- Data uscita 11 Novembre 2005
RECENSIONE
Un giovane ebreo americano (Elijah Wood) va in Ucraina per rintracciare la donna che durante la Seconda Guerra Mondiale aveva salvato la vita a suo nonno, nascondendolo ai Nazisti. Il ragazzo viene aiutato nella sua ricerca da un quasi coetaneo del luogo che parla un inglese surreale, dal nonno “cieco vedente” e dal suo piscopatico cane guida. L’attore Liev Schreiber esordisce alla regia adattando il romanzo omonimo di Jonathan Safran Foer spinto dalla vicinanza della storia alla propria biografia. Non era facile portare sullo schermo lo stile letterario pirotecnico e immaginifico di Safran Foer, ancor più con un’opera prima. In effetti, non tutto nel film è illuminato: pur con un cast indovinato e un ritmo scandito senza parossimi, la pellicola è oscurata dagli stereotipi utilizzati abbondantemente per inquadrare l’antropologia ucraina e da una progressione che usa il pathos in chiave ricattatoria. Dato che le sinossi di film e romanzo non divergono, è alla forma cinematografica – ovvero al regista-sceneggiatore Schreiber – che devono essere ascritti tali limiti. Comunque, il film diverte, emoziona, commuove e colpisce basso – e furbo. Tra ghirigori folk presi “in prestito” al Kusturica ultimo scorso e yiddish mood alla Train de vie, Ogni cosa è illuminata scorre per 102′: prima offrendo generose risate, poi richiudendosi per “invitare” lo spettatore alla riflessione. Il pranzo etico è servito, ma noi frugalmente ci saremmo fermati all’antipasto.
NOTE
CRITICA
"Il titolo del bel libro-caso autobiografico di Safran Foer e del commovente film di Schreiber dice che dobbiamo essere illuminati dal passato, ritrovare le radici e lo spirito di appartenenza, morale e materiale: l' importanza della Memoria, la collezione degli oggetti e degli affetti. E' così che un giovane americano miope e imbranato parte per Odessa alla ricerca di un paesino scomparso della misteriosa donna che in guerra salvò la vita al nonno ebreo. (...) Il film parte con brio alla Kusturica, stupisce, si fa struggente ricordo del male e del bene, omaggia la Madre terra, mixa allegria e tristezza, con due ragazzi fantastici, l'ex hobbit Elijah Wood e Eugene Hutz, irresistibile musico punk." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 12 novembre 2005)
"Storia e geografia dei sentimenti, incrocio bello e commosso di età e affetti, i valori della memoria: ogni cosa è illuminata dal passato. Mix perfetto di dramma e commedia, compreso il cane: travolgente primo tempo alla Kusturica, secondo alla Spielberg. Cast di all mini star, Elijah Wood passa da hobbit a uomo. Da vedere." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 3 marzo 2006)