Nureyev. The White Crow

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Il celeberrimo ballerino torna a danzare per Ralph Fiennes: manca l'anticonformismo e il suo afflato rivoluzionario, però

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FRANCIA 2018
Nel 1961, l'astro nascente del balletto russo Rudolf Nureyev, sfuggì in maniera rocambolesca al rimpatrio e si consegnò alla polizia di Parigi...
SCHEDA FILM

Regia: Ralph Fiennes

Attori: Oleg Ivenko - Rudolf Nureyev, Adèle Exarchopoulos - Clara Saint, Čulpan Nailevna Chamatova - Xenia, Ralph Fiennes - Pushkin, Aleksey Morozov - Strizhevsky, Raphaël Personnaz - Pierre Lacotte, Olivier Rabourdin - Richard Brayn, Ravshana Kurkova - Farida Nureyev, Louis Hofmann - Teja Kremke, Sergei Polunin - Yuri Soloviev, Maksimilian Grigoriyev - Rudolf Nureyev bambino, Yves Heck - Jagaud-Lachaume, Calypso Valois - Claire Motte

Soggetto: Julie Kavanagh - romanzo

Sceneggiatura: David Hare

Fotografia: Mike Eley

Musiche: Ilan Eshkeri

Montaggio: Barney Pilling

Scenografia: Anne Seibel

Arredamento: Christelle Maisonneuve

Costumi: Madeline Fontaine

Effetti: James L. Roberts

Suono: Olivier Guillaume - mixer, Zoran Maksimovic - mixer

Durata: 121

Colore: C

Genere: BIOGRAFICO DRAMMATICO

Specifiche tecniche: ARRIFLEX 416, COOKE S4 AND ANGENIEUX OPTIMO LENSES, SUPER 16

Tratto da: romanzo "Rudolf Nureyev: The Life" di Julie Kavanagh (ed. La nave di Teseo)

Produzione: GABY TANA, FRANCOIS IVERNEL, CAROLYN MARKS PER MAGNOLIA MAE FILMS, BBC FILMS

Distribuzione: EAGLE PICTURES (2019)

Data uscita: 2019-06-27

TRAILER
NOTE
- PRODUTTORI ESECUTIVI: ROSA GARNETT, JOE OPPENHEIMER, ANNE SHEEHAN, PETER WATSON, MARIE GABRIELLE STEWART, LISA WOLOFSKY, LIAM NEESON.

- PRESENTATO AL 36. TORINO FILM FESTIVAL (2018), NELLA SEZIONE 'FESTA MOBILE'.
CRITICA
"(...) Fiennes affida la parte di Rudolf al ballerino Oleg Ivenko che non riesce a restituirne il fiammeggiante carisma; e se il copione prova a suggerire il mistero di un complesso temperamento artistico, questo film pur di indubbia finezza rimane un po' troppo sotto le righe." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 27 giugno 2019)

"(...) Rudolf Nureyev, il più grande danzatore del XX secolo, era un'occasione per un biopic fiammeggiante (...) Niente di tutto ciò nella saggia terza regia di Ralph Fiennes, il quale spreca l'occasione mettendo in immagini il libro di Julie Kavanag, adattato in una poco incisiva sceneggiatura di David Hare. (...) Resta una trama piuttosto statica e ripetitiva; e che, soprattutto, non sa trasmettere emozioni." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 27 giugno 2019)

"(...) Operazione tradizionale, convenzionale ma non accademica, che trova sbocco suspense negli ultimi 20 minuti all'aeroporto con richiesta di asilo politico: Nureyev migrante di lusso." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 27 giugno 2019)

"(...) Piacerà a chi ama le storie dei personaggi «più grandi della vita». E a chi come noi ha in gran stima David Hare e ha gradito ogni cosa che ha scritto tra cinema e teatro. Qui aveva di fronte un compito abbastanza immane. Tramutare un formidabile narciso in un personaggio col quale lo spettatore tutto sommato riesca a identificarsi. Hare c'è riuscito ricordandosi di aver spesso firmato storie di spionaggio. La vicenda della sua defezione dura mezz'ora scarsa, ma Hare e Fiennes (non male come regista) hanno caricata la tensione al massimo nei cento minuti precedenti. Cioè han stabilito le premesse per cui tutto quello che fa Nureyev all'aeroporto parigino (come dribblare gli uomini dei servizi segreti che lo vorrebbero caricare su un volo per Mosca) sia giusto, santo, inevitabile. Si «stringe» a Orly come in un film di James Bond. Perché l'eroe non è (come fu) solo un ballerino esibizionista che si giocava la vita e la carriera, ma un grande artista che solo in Occidente avrebbe trovato l' aria da respirare. Questa è almeno la tesi del ruffianissimo copione di David Hare. Che appunto perché ruffianissimo riesce alla fine a portarci dalla sua." (Giorgio Carbone, 'Libero Quotidiano', 27 giugno 2019)

"(...) In una biografia che non sempre convince (a tratti, si fa fatica a seguirne le tracce, talmente è ripetitiva), ma che ha il pregio di ricordare cosa significasse, allora, vivere nell'Unione Sovietica. Peccato, poi, che le parti riservate al ballo siano le meno curate e coinvolgenti. Rimandato il Ralph Fiennes regista." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 27 giugno 2019)

"(...) Somigliante, ma non imitante, Ivenko, é toile della Tatar Opera & Ballet, si butta
drammatizzando un'idea di Nureyev e un memoir del suo gesto sospeso tra musica e scultura in
palcoscenico, oltre i confini degli stati (si racconta in particolare l'asilo politico in Francia) e della coreografia. Verso il nirvana di danza pura citato da Julie Kavenagh nel suo Nureyev (La Nave di Teseo), monumentale biografia che ispira Fiennes anche nei dettagli." (Silvio Danese, 'Giorno', 28 giugno 2019)