Nuovomondo

Emanuele Crialese e i suoi emigranti verso la terra promessa America. Con un film che lascia il segno

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FRANCIA 2005
L'emigrazione italiana durante il ventesimo secolo raccontata attraverso le vicende di una famiglia siciliana, i Mancuso, che agli inizi del '900 lasciano Agrigento alla volta dell'America. Salvatore, i suoi figli e sua madre, Donna Fortunata, dovranno fronteggiare un nuovo mondo ben diverso da come si erano illusi di trovarlo.
SCHEDA FILM

Regia: Emanuele Crialese

Attori: Charlotte Gainsbourg - Lucy, Vincenzo Amato - Salvatore, Aurora Quattrocchi - Donna Fortunata, Francesco Casisa - Angelo, Filippo Pucillo - Pietro, Federica de Cola - Rita, Isabella Ragonese - Rosa, Vincent Schiavelli - Don Luigi, Massimo Laguardia - Mangiapane, Filippo Luna - Don Ercole, Ernesto Mahieux - Dottor Zampino

Sceneggiatura: Emanuele Crialese

Fotografia: Agnès Godard

Musiche: Antonio Castrignanò

Montaggio: Maryline Monthieux

Scenografia: Carlos Conti

Costumi: Mariano Tufano

Effetti: L'Etude et la Supervision des Trucages (L'E.S.T.), Bérengère Dominguez

Altri titoli:

La porta d'oro

The Golden Door

Durata: 120

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: FABRIZIO MOSCA, EMANUELE CRIALESE, ALEXANDRE MALLET-GUY PER MEMENTO FILMS, TITTI FILM, RESPIRO, RAI CINEMA

Distribuzione: 01 DISTRIBUTION (2006)

Data uscita: 2006-09-22

TRAILER
NOTE
- FILM REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI.

- ALLA 63MA MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2006) LEONE D'ARGENTO RIVELAZIONE A EMANUELE CRIALESE, PREMIO SIGNIS E SEGNALAZIONE CINEMA FOR UNICEF.

- CANDIDATO AI NASTRI D'ARGENTO 2007 PER: MIGLIOR REGIA, SCENEGGIATURA, COSTUMI E MUSICA.

- VINCITORE DI 3 DAVID DI DONATELLO 2007: MIGLIORE SCENOGRAFIA, COSTUMI, EFFETTI SPECIALI VISIVI.
CRITICA
"Il pregio grande del suo film che ha intitolato Nuovomondo conservandogli però come sottotitolo Golden Door, la porta d'oro, è quello di scegliere, di concentrare l'attenzione, di evitare di allargarsi e disperdersi. È così che la piccola, microscopica storia di Salvatore e della sua famiglia diventa il simbolo di milioni di storie e di vite, di uomini e donne che hanno messo in gioco tutto, ma proprio tutto, per scommettere su un futuro migliore. (...) Senza sottoscrivere la maligna e pungente definizione di un collega secondo il quale alcuni promettenti registi italiani - da Crialese a Sorrentino - già al terzo o addirittura al secondo film "non lavorano ma capolavorano", verrebbe solo da obiettare che Nuovomondo è un opera riuscita e con momenti preziosi ma non compatta e omogenea come si vorrebbe." "la Repubblica, Paolo D'Agostini, 22 settembre 2006)

"Crialese, in ogni pagina, ha puntato sul documento. Sostando qua e là su un gruppo di persone cui dare rilievo maggiore disegnandone i caratteri, ma soprattutto rappresentando le cornici che li accoglievano. Aspre, solitarie, petrose, quelle siciliane. Volutamente soffocanti quelle del viaggio, pur con indicazioni psicologiche precise e allusioni riflesse da stati d'animo e da situazioni di contorno. Riprese quasi dai documenti d'epoca, quelle della lunga tappa a Ellis Island, con i rituali dell'accoglienza e delle nuove regole imposte dalle nuove leggi. Lasciando sì che, in mezzo , appunto si profilassero dei personaggi più in primo piano di altri, con i loro casi, i loro problemi, le loro speranze, ma privilegiando in primo luogo la coralità, cui le immagini danno ad ogni svolta dei segni forti, espressione spesso risentita di una cronaca trasmessa direttamente dal reale. Come in Sicilia, però, anche qui inserendo allusioni ad aspirazioni e pensieri che ora, quasi a simboleggiare l'idea di una ricca Terra Promessa, propongono ortaggi di dimensioni gigantesche, ora, per alludere alle attese dell'abbondanza, immergono, specie nel finale allegorico, tutti i personaggi in un bianco bagno di latte... Con il contributo efficace di interpreti tutti noti - fra i tanti c'è persino, enigmatica, Charlotte Gainsbourg - ma ciascuno così autentico da sembrare preso dalla strada. All'insegna della verità." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 22 settembre 2006)

"Reinventando l'esodo d'inizio Novecento della nostra emigrazione verso le Americhe, 'Nuovomondo' riesce a fondere il suo afflato di realismo alla Visconti ed epicità alla Tornatore con una visionarietà che non sconta l'abituale demagogia del cinema d'impegno etico-politico. (...) Lo stile tiene sotto controllo le recitazioni dei protagonisti, che avrebbero potuto facilmente sconfinare nella macchietta folklorica o nel santino: tutti rispondono, così, alla profonda esigenza narrativa, da Charlotte Gainsbourg a Vincenzo Amato, da Aurora Quattrocchi a Francesco Casisa, da Filippo Pucillo a Federica de Cola (senza dimenticare lo splendido cammeo di Ernesto Mahieux), sia che s'esprimano in un dialetto incomprensibile sia che comunichino con l'intensità del gesto o dello sguardo. Schivando le tentazioni della polemica attualistica - a eccezione, purtroppo, delle tenebrose pennellate sulle (implausibili) procedure d'accoglienza negli States - Crialese sospende l'itinerario in un'atmosfera di mistero, fitta di presenze arcane e miraggi iniziatici che convergono nella «folle» consapevolezza di chi, non a caso, sa convivere da sempre con l'essenza della vita e quella della morte. In questo modo Salvatore e i suoi compagni non appaiono stentorei eroi oppure vittime miserande, bensì anime trasmigranti, portatrici di vigore, coraggio e umanità nella New York che, anche grazie a loro, s'appresta a diventare la capitale morale e materiale del ventesimo secolo." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 23 settembre 2006)

"Venezia ha ufficializzato in ritardo, dopo 'Respiro', la sorpresa Crialese che ha creato una sinfonia di immagini musicale sull'emigrazione dalla Sicilia all'America nel primo 900, epoca del grande Roth di 'Chiamalo sonno', fino all'arrivo a Ellis Island, golden door un po' razzista, col test attitudinale. Elegia infelice d'un sentimento espressa con la potenza di una tempesta ormonale di immagini, con momenti magici (stacco della nave) anche se si rimpiange che la calcolata mancanza di un tessuto narrativo ci tolga una parte di piacere e ci lasci con la voglia di sapere cosa accadrà." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 29 settembre 2006)