Much Loved

3/5
Ayouch racconta la prostituzione in Marocco. Senza sconti, in cerca dei pochi valori rimasti

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FRANCIA 2015
Noha, Randa, Soukaina, Hlima vivono nella moderna Marrakech dove offrono amore a pagamento. Vitali, gioiose e unite dalla complicità, queste donne affermano la loro emancipazione lottando conto la quotidiana violenza di una società che al tempo stesso le sfrutta e le condanna.
SCHEDA FILM

Regia: Nabil Ayouch

Attori: Loubna Abidar - Noha, Asmaa Lazrak - Randa, Halima Karaouane - Soukaina, Sara Elhamdi Elalaoui - Hlima, Abdellah Didane - Saïd, Danny Boushebel - Ahmad

Sceneggiatura: Nabil Ayouch

Fotografia: Virginie Surdej

Musiche: Mike Kourtzer

Montaggio: Damien Keyeux

Scenografia: Hind Ghazali

Durata: 103

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: ERIC POULET, SAÏD HAMICH, NABIL AYOUCH PER LES FILMS DU NOUVEAU MONDE, BARNEY PRODUCTION, NEW DISTRICT, ALI N' PRODUCTIONS

Distribuzione: CINEMA DI VALERIO DE PAOLIS

Data uscita: 2015-10-08

TRAILER
NOTE
- SELEZIONATO ALLA 47. 'QUINZAINE DES RÉALISATEURS' (CANNES, 2015).
CRITICA
"Speriamo che in un mercato ormai ostaggio dei cartoon (...) si trovi un pubblico che apprezzi un film bello, teneramente violento e coraggioso come 'Much Loved' del 46enne franco marocchino Nabil Ayouch, amato ai festival ma proibito in patria perché giudicato offensivo per le donne, mentre se mai è il contrario. (...) Vissuto da stupende, eccezionali dilettanti (meno Loubna Abidar), 'Much Loved' mostra come subire il potere ma con curiosità erotiche, impastando tutto con sensualità vintage che odora di profumi, rossetti, borotalco: ma cantando in riva al mare si riesce a credere che domani sia un altro giorno." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 8 ottobre 2015)

"Nessuno aveva mai raccontato con tanta lucida empatia il mondo della prostituzione marocchina, industria fiorente di cui tutti sanno e nessuno dice., dove l'unica legge è usare e venire usati, esattamente come si fa con gli oggetti. (...) Alzare il velo è doloroso, ma anche necessario, 'Much Loved' lo fa con una forza e un ostruggimento che fa pensare al neo-realismo." (Fulvia Caprara, 'La Stampa', 8 ottobre 2015)

"'Much Loved' è un'opera che sembra 'rubata' dalla realtà, il che è sempre un merito: il regista ci ha confessato di amare Vittorio De Sica ed Ettore Scola, ma bisogna ammettere che ha un occhio rosselliniano nel tenere il set aperto, nel dare l'impressione che la verità delle facce e degli ambienti ti travolga. I pezzi più belli del film sono le lunghe traversate di Marrakech in auto, nella limousine guidata dall'autista/factotum Said che per le ragazze è una sorta di padre/consigliere: sono scene, quelle sì, visibilmente rubate dal vero e restituiscono sapori e odori di una città che gli stranieri conoscono solo in modo biecamente turistico. Le lunghe scene di sesso non si negano nulla: il linguaggio è crudissimo (e il doppiaggio forse lo appesantisce ancor di più, anche se sul turpiloquio arabo non siamo competenti), la disinvoltura delle ragazze è talmente libera da risultare quasi inquietante. Un film del genere sarebbe controverso anche in Europa, in un paese islamico diventa dirompente, sfiora il limite della provocazione. Questa è la sua forza e anche il suo limite. Il giudizio su 'Much Loved' deve giocoforza muoversi su due livelli. Sul piano politico, etico e civile va difeso contro tutto e tutti (...). Se il discorso diventa squisitamente cinematografico, non si può nascondere una certa coazione a ripetere, per la serie: vista un'orgia con i sauditi ciccioni e sudati, le hai viste tutte." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 8 ottobre 2015)

"Dimenticate - del resto, l'ha già fatto la storia - le primavere arabe, scrollatevi di dosso l'illusione che il cambiamento sociale e civile nel Maghreb sia acquisito o semplicemente possibile: la Libia brucia, la Tunisia è piegata dal terrorismo e pure nel moderno regno di Muhammad VI di Marocco, un esempio per il mondo arabo moderato, certe realtà devono rimanere invisibili. La prostituzione femminile: c'è, soprattutto a Marrakech e Casablanca, ma non si dice. (...) eppure 'Much Loved' non ha smesso di combattere: per la trasparenza, per portare alla luce (del proiettore) la condizione delle lavoratrici del sesso, per celebrare con Noha e le altre 'non delle poverine, ma delle guerriere'. Ayouch ne è certo, il fatto di non averle ritratte quali vittime, bensì quali donne sofferenti ma toste, emarginate ma pugnaci spiega la censura: il Marocco non è ancora pronto ad accettarlo, e per il regista è stato uno choc. Spartito con le attrici: l'unica con qualche prova alle spalle - per prendere parte al film inizialmente ha mentito... - è Loubna Abidar, le restanti tre sono alla prima esperienza sul set, tutte condividono un'estrazione popolare, le prostitute le hanno conosciute perché vicine di casa. E sullo schermo le hanno sapute 'riprodurre' bene, con crudo realismo, senza filtri né dolcificanti (...). Senza far spellare le mani né gridare al miracolo, 'Much Loved' ha l'ineludibile pregio di mettersi in ascolto di Noha e compagne, di andare là fuori con loro, prendendone in prestito gli occhi e i corpi perché altri occhi possano intendere: sarebbe esagerato scomodare la scomoda lezione del nostro Neorealismo, ma questo film ne è precario, perfettibile e appassionato debitore. Ora tocca al Marocco,e più in generale al mondo arabo, raccogliere i cocci e riflettere. Senza censure." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 8 ottobre 2015)

"Avvertenza d'obbligo: il linguaggio è greve e qualche scena di sesso piuttosto esplicita. (...) Le vicende, professionali e private, di Noah, Randa e Soukaina, alle quali si unisce più avanti Hima sono trattate perfino con delicatezza. Certo che Marrakesh è cambiata molto dai tempi di Hitchcock (L'uomo che sapeva troppo)." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 8 ottobre 2015)