MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE

USA 1985
Willy Loman è ormai giunto quasi al termine di una lunga carriera in qualità di commesso viaggiatore di una importante società, ma ad un tratto tutto sembra cadergli addosso. La sua vita, costellata di rate e di cambiali, uno dei figli (Happy) conclude poco e forse si sposerà presto, l'altro (Biff), da sempre in urto con il padre (che tutto aveva puntato sulle possibilità di sportivo), dopo vari vagabondaggi è rientrato deluso a casa, ma non ha né lavoro, né prospettive. La moglie di Willy - Linda - è una donna dimessa, querula e assillata dalle preoccupazioni quotidiane. Willy continua pervicacemente a credere nel proprio lavoro e nelle buona relazione che, a suo dire, ha stabilito da anni con la clientela, ma in realtà è un fallito, perduto dietro ad impossibili sogni di modesti successi. Il crollo avverrà quando Howard Wagner, il titolare della società in cui da trentacinque anni Loman lavora, lo licenzia da un giorno all'altro. Loman è ormai un uomo invecchiato ed usurato, che aveva tentato di proiettare tutto se stesso nei due figli, senz'altro sfortunato (mentre al più spericolato suo fratello le cose sono andate molto bene) e tanto orgoglioso da rifiutare, a lavoro perduto, la mano offertagli dal vecchio amico Charley, che negli ultimi tempi ha praticamente provveduto, una settimana dopo l'altra, al suo sostentamento. Il prediletto Biff, dopo l'ennesima, amara disputa con il padre, lascia per sempre la famiglia. Non resta a Loman che la triste ipotesi del suicidio: il capitale coperto da una polizza assicurativa permetterà almeno a Linda di vivere una dignitosa e più tranquilla vecchiaia.
SCHEDA FILM

Regia: Volker Schlöndorff

Attori: Dustin Hoffman - Willy Loman, Kate Reid - Linda Loman, Stephen Lang - Happy Loman, John Malkovich - Biff Loman, David S. Chandler - Bernard, Jon Polito - Howard Wagner, Charles Durning - Charley, Tom Signorelli - Stanley, Kathryn Rossetter - Donna Di Boston, Linda Kozlowski - Miss Forsythe, Michael Quinlan - Cameriere, Anne McIntosh - Jenny, Louis Zorich - Ben, Karen Needle - Letta

Soggetto: Arthur Miller

Sceneggiatura: Volker Schlöndorff

Fotografia: Michael Ballhaus

Musiche: Alex North

Montaggio: Mark Burns, David Ray

Scenografia: Tony Walton

Costumi: Ruth Morley

Durata: 134

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: NORMALE

Tratto da: DRAMMA OMONIMO DI ARTHUR MILLER

Produzione: H. M. COMPANY

Distribuzione: TITANUS (1986) - WARNER HOME VIDEO (GLI SCUDI)

CRITICA
"Lo spessore del film è soprattutto nelle interpretazioni, che ripropongono, attraverso il testo di Arthur Miller, le vicende del sognatore smarrito Willy Loman. Per dare maggiore senso alla cifra con cui Schloendorff (regista europeo) racconta questa vicenda da chimera del successo (in chiave - oggi come allora: quasi quaranta anni fa - americana), si potrebbe ricordare il sottotitolo certe conversazioni private in due atti e un requiem. Dustin Hoffman - che era stato Willy Loman anche a Broadway - si carica di vissuto, di improvvisi smarrimenti, di frustrazioni, di memorie. Più aderenti ai personaggi, però, mi sembra risultino Kate Reid che è la moglie; ma soprattutto John Malkovic e Stephen Lang che sono rispettivamente i figli Diff e Happy." ('Il Tempo', 25 Aprile 1986)

"La vera, mirabile ragione del film attuale ce la dà Dustin Hoffrnan che, sottoposto a uno stupefacente invecchiamento, offre una recitazione a dir poco da manuale per la gamma sottilissima con cui esprime, di Willy Loman, ogni sfumatura di orgoglio e di ostentata sicurezza nel coltivare il suo sogno mentre tutto gli crolla addosso. I suoi rifiuti di sentire e di guardare in faccia la realtà, rotti via via da lampi di coscienza che si ostina subito a respingere, testimoniano un talento, una versatilità e una sensibilità che nessun altro attore diremmo in grado di spartire con altrettanta superba maestria. Questo senza nulla sottrarre al concerto, perfettamente intonato, degli altri interpreti, tra i quali spicca. con una recitazione tesa ed interiorizzata al tempo stesso, John Malkovich nel ruolo del figlio Biff. Ma sono almeno da citare anche Stephen Lang, Kate Reid e Charles Durning, che conferisce la giusta esuberanza all'amico di successo. Accuratissime le ambivalenti scenografie del prestigioso Tony Walton e adeguati ai nodi del dramma gli interventi delle musiche di Alex North. Come esige il mercato, il film esce in Italia con il doppiaggio che per il protagonista è stato effettuato da Ferruccio Amendola, abituale prestatore della voce italiana a Dustin Hoffman. Naturalmente qualcosa viene sottratto alla completezza della recitazione del prodigioso interprete, ma, in questo caso, non si poteva fare di meglio." (Leonardo Autera, 'Il Corriere della Sera', 18 Maggio 1986)

"Sono due i veri punti di forza di questa seconda versione cinematografica di 'Morte di un commesso viaggiatore': la strepitosa prova degli attori (e non solo di Dustin Hoffman, che comunque ha raggiunto qui il massimo) e l'intelligenza di Schlondorff nell'evitare sia il realismo sociale puro (che fu il difetto della prima versione, quella del 1951 di Laslo Benedeck con Fredrich March, almeno secondo il parere dello stesso Arthur Miller), sia la parabola psichiatrica, l'identificazione cioè di Willy Loman come vittima schizofrenica di una vana corsa al successo e del fallimento familiare. (...) Non si può che ammirare anche il Biff di John Malkovich, attor giovane in rapida ascesa dopo 'Le stagioni del cuore' e 'Urla del silenzio': quel giovanotto stritolato dalla responsabilità di un fallimento che non è il suo, dall'obbligo di ripagare il padre di una vita grigia, costretto per forza a diventare il numero uno senza volerlo e poterlo fare, ha la grinta degli "eroi bruciati" classici del cinema Usa (Dean, Clift, forse Dillon), e al tempo stesso raggiunge una certa fissità quasi astratta, da perdente. Con Charles Durning, Stephen Lang e gli altri comprimari, merita un applauso Michael Ballhaus, operatore di più di 20 film di Fassbinder. Era uno dei più svantaggiati dall'operazione, costretto a fare luci teatrali per un prodotto destinato al cinema e alla tv: se l'è cavata benissimo con ambienti freddi, colori smorzati, con l'uso abbondante del piano americano. Anche questa una scelta coerente con l'impianto classico del film." (Gabriele Porro, 'Il Giorno', 19 Maggio 1986)