Mistress America

3/5
Baumbach e la musa Greta Gerwig. Dialoghi effervescenti e richiami ai film anni 80

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USA 2015
La solitaria matricola universitaria Tracy era arrivata a New York piena di aspettative per la nuova esperienza, ma la vita del college e la grande metropoli non si rivelano all'altezza delle attese. Tutto cambia quando incontra Brooke, la figlia del compagno di sua madre, una trentenne folle, energica e seduttrice che vive a Time Square. Brooke, infatti, farà scoprire a Tracy il lato di New York che lei ha sempre sognato, coinvolgendola in un vortice di avventure...
SCHEDA FILM

Regia: Noah Baumbach

Attori: Greta Gerwig - Brooke, Lola Kirke - Tracy, Matthew Shear - Tony, Jasmine Cephas-Jones - Nicolette, Heather Lind - Mamie-Claire, Michael Chernus - Dylan, Cindy Cheung - Karen, Kathryn Erbe - Madre di Tracy, Dean Wareham - Harold, Seth Barrish - Padre di Brooke, Shana Dowdeswell - Ruth, Shelby Rebecca Wong - Laura, Clare Foley - Peggy, Rebecca Henderson - Anna, Kareem Williams - Kareem

Sceneggiatura: Noah Baumbach, Greta Gerwig

Fotografia: Sam Levy

Musiche: Dean Wareham, Britta Phillips

Montaggio: Jennifer Lame

Scenografia: Sam Lisenco

Costumi: Sarah Mae Burton

Durata: 84

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Produzione: NOAH BAUMBACH, SCOTT RUDIN, LILA YACOUB, RODRIGO TEIXEIRA, GRETA GERWIG

Distribuzione: TWENTIETH CENTURY FOX ITALY

Data uscita: 2016-04-14

TRAILER
NOTE
- PRESENTATO ALLA X EDIZIONE DELLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2015).
CRITICA
"C'è chi arriva in fretta al manierismo, saltando dal trampolino del virtuosismo soprattutto dialogico, come un Rohmer americano. (...) il regista Noah Baumbach si vendica di antichi silenzi e manda a ruota libera le due attrici giovani e bravissime (Greta Gerwig e Lola Kirke) verso un secondo tempo teatrale e claustrofobico chiuso sul cielo in una stanza, dove si riflettono già noti e annunciati fallimenti esistenziali." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 14 aprile 2016)

"Uscendo da 'Frances Ha', il film precedente della coppia Noah Baumbach/Greta Gerwig (...), ci auguravamo di ritrovare la biondina stramba del titolo in una nuova puntata delle sue avventure di eterna immatura. Desiderio realizzato, o quasi. La Brooke di questo nuovo episodio non è Frances qualche anno più tardi ma le somiglia parecchio. Non solo perché l'interprete è la stessa, ma perché anche Brooke è una ragazza con mille talenti e nessuna certezza. E come lei vive in un mondo (il nostro mondo, o meglio quel concentrato di Occidente chiamato New York) che ha cancellato l'idea stessa del fallimento o del conflitto per sostituirla con una serie infinita di aspettative. Un mondo fatto di buone scuole, buone manere, buon reddito, che però rimanda in eterno lo scontro e a volte sospende i ragazzi in un limbo a tempo indeterminato. Un mondo in cui tutti dicono 'Io', ma incontrarsi è difficile perché tutti quegli 'Io' sono protetti da spesse corazze di gusti, idiosincrasie, progetti, ambizioni. E hanno imparato a maneggiare l'umorismo prima del loro stesso corpo, come si vede in tante combattute scene d'amore dei film di Baumbach. L'idea nuova è che qui di ragazze in campo ce ne sono due, e 'Mistress America' racconta come non possano fare a meno di amarsi e tradirsi. (...) se Lola Kirke è una scoperta, la Gerwig è ormai una certezza, anzi in futuro dovrà stare attenta a non restar prigioniera di un personaggio che le sta alla perfezione. È come se Woody Allen e la Diane Keaton di 'Io e Annie' avessero avuto una figlia che oggi emana fascino e nevrosi, talento e inconcludenza (...) in 'Mistress America' sono tutti più o meno infantili, contorti, bugiardi, velleitari, pronti a rubarsi le idee, i fidanzati e pure i gatti di casa. Terreno fertile per Baumbach, che sa nascondere cose enormi in piccoli dettagli, uno sguardo, mezza parola, una scena troncata a metà. E mentre ridiamo 'dentro', come capita solo con certe commedie americane, capiamo tutto di questi 20-30enni sommersi dai social media ma in debito perenne di realtà, che scivolano sulla vita come pattinatori sul ghiaccio. Cadendo anche rovinosamente ogni tanto." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 14 aprile 2016)

"(...) Noah Baumbach non è una star della regia. Però si è assicurato un pubblico fedele con film a piccolo budget delicati e intelligenti (...) storie di gente normale, imperniate sui sentimenti, le difficolta di affrontare l'età adulta, le famiglie che si disgregano e si ricompongono. Il tutto mantenendo un benefico equilibrio tra serietà e humour. Ora torna con una commedia a venature amare che è un po' - anche se in modo 'ufficioso' - il seguito di 'Frances Ha'. La protagonista è la stessa (...) e il suo personaggio, Brooke, è una Frances con qualche anno in più, ma che non ha ancora trovato una stabilità professionale, né sentimentale. (...) La parte migliore comincia quando le ragazze vanno a far visita a due vecchie conoscenze di Brooke (...). Qui si svolge un gioco delle parti pieno di umorismo, con momenti di assurdo che evocano Woody Allen (...). Piccolo inno all'indipendenza e alla marginalità di chi non accetta di omologarsi, quasi senza parere 'Mistress America' raggiunge un'intensità inaspettata attraverso mezzi semplici: gesti, sguardi, posture e dettagli di comportamento che la macchina da presa di Baumbach sottolinea con una naturalezza solo apparente; ma che danno, invece, sostanza e umanità al personaggio, cui Greta Gerwigh presta doti di attrice raffinata." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 14 aprile 2016)

"Nelle commedie leggiadre di Noah Baumbach si respira l'aria della commedia sofisticata hollywoodiana, rivisitata alla luce dei tempi attuali e quindi meno glamour, ma imbastita con altrettanta finezza e ironia. Interpretata dalla deliziosa Greta Gerwig (...). Brillantemente dialogato da Baumabach e Gerwig, efficace nei ritmi di regia, il film scorre divertente per poi sprigionare una sottile malinconia: come di fronte allo spettacolo di una fragile giovinezza che volteggia sul nulla." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 14 aprile 2016)

"Fanno venire l'orticaria quei registi che si credono Woody Allen. Come questo Noah Baumbach (...). Quante chiacchiere e quante parolacce. Tutte ugualmente inutili." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 14 aprile 2016)

"E' vero, c'è Woody Allen e non ne nascono altri. La sua opera è un congegno sulla borghesia occidentale, una biblioteca di nevrosi, commedia umana e manuale della modernità. Ma occhio a questo Baumbach: da anni e tanti film (...) come indipendente ha trovato un suo posto nella stessa Manhattan verbosa, in commedie venate di malinconia, morbida satira giovanile, analisi di inadeguatezze metropolitane. Con la Gerwig, moglie nella vita e icona dei suoi film, anche qui profila un divertente conflitto generazionale al femminile, ma bisogna dargli spago fino a tre quarti per giovarsi di un ritratto veritiero delle ambizioni e delle sconfitte di personaggi non amabili, ma veri." ('Nazione-Carlino-Giorno', 15 aprile 2016)