Milano calibro 9
Uscito di prigione dopo tre anni scontati per una rapina, Ugo Piazza, già corriere di un trafficante di valuta, l'Americano, viene aggredito e percosso a sangue dagli uomini di quest'ultimo - guidati da Rocco, il suo braccio destro - che lo accusano d'aver tenuto per sé 300.000 dollari che gli erano stati affidati. Poiché Ugo nega d'aver rubato quei soldi, l'Americano decide di riassumerlo, per poterlo controllare. Uno dei corrieri viene ucciso, mentre spariscono i 30 milioni di lire che egli portava con sé. Stavolta l'Americano accusa un amico di Ugo, Chino, un assassino di professione che vive con il padrino Don Vincenzo. Chiamato con Rocco e altri a uccidere Chino, Ugo si rifiuta per cui l'Americano torna a pensare che anche il secondo colpo sia opera sua. Nel tentativo di ammazzare Chino, i gangster uccidono Don Vincenzo. Chino decide di vendicare il vecchio, elimina l'Americano e la sua banda a eccezione di Rocco, ma viene egli stesso colpito a morte. Ritenendosi al sicuro, Ugo...
CAST
- Regia:
- Attori: - Ugo Piazza, - Nelly Bordon, - Chino, - Rocco Musco, - Commissario Capo, - Vice Commissario Mercuri, - Vincenzo, - L'americano, - Pasquale Tallarico, - Alfredo Bertolon, - Franceschino, - Vice Commissario, - Portiere albergo, - Uomo bruciato, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,
- Soggetto: Giorgio Scerbanenco - (romanzo)
- Sceneggiatura: Fernando Di Leo
- Fotografia: Franco Villa, Claudio Morabito - (operatore), Enrico Biribicchi - (assistente operatore)
- Musiche: Luis Enríquez Bacalov - Con la partecipazione strumentale degli Osanna e dei New Trolls (brano del "Concerto grosso").
- Montaggio: Amedeo Giomini
- Scenografia: Francesco Cuppini
- Costumi: Francesco Cuppini, Elisabetta Lo Cascio - (assistente)
- Suono: Goffredo Salvatori
- Aiuto regia: Franco Lo Cascio
CRITICA
"Tratto da un romanzo 'giallo' di Giorgio Scerbanenco, il film tenta da un lato di imprimere ai fatti che racconta un significato di denuncia di certo gangsterismo italiano e dei suoi oscuri legami con gli ambienti dell'alta finanza, e dall'altro, di riecheggiare l'accusa rivolta alla polizia di essere uno strumento di classe al servizio dei ricchi. Se, però, dal primo punto di vista, il film si limita, in realtà ad accumulare una serie di effetti a sensazione, che del gangsterismo illustrano soltanto la spietata insensibilità per il valore della vita umana - di qui una serie di insistite immagini di violenza, che vanno ben oltre le necessità narrative - per quanto riguarda i dubbi gettati sulla correttezza della polizia, la critica appare gratuita, perché non dimostrata. Restano dunque all'attivo del film soltanto il ritmo esterno discretamente teso, alcuni pregi dell'ambientazione e il buon mestiere degli interpreti." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 73, 1972)