MARQUISE

MARQUISE

FRANCIA 1997
Intorno alla metà del 1600, una povera compagnia di ambulanti gira le campagne della provincia di Lione. Vi si esibisce una giovane ballerina, Marquise, allo scopo di attirare clienti tra i commercianti di mercati e fiere. Ma in uno di questi paesini si trova a passare MolièRe con il suo gruppo di artisti. Renè du Parc, detto Gros-Renè, primo attore del famoso Teatro di Molière, vede la ragazza e se ne innamora perdutamente. Convince il padre a lasciarla andare, la sposa, la porta a Parigi, dove appare alla corte di Versailles. Marquise vuole diventare attrice ma il suo modo di recitare non convince Molière, che le offre solo ruoli di danzatrice. Proprio durante uno di questi spettacoli viene notata dal fratello del re Luigi XIV che la presenta al sovrano. E ad accorgersi di lei c'è anche Racine, giovane autore di corte molto ambizioso, di cui sta per essere rappresentata Molilère, cui deve tutto. Quando Gros-Renè muore, Marquise lascia la compagnia di Molière e rappresenta davanti al Re Andromaca, che Racine ha scritto per lei. E' il trionfo, ma di breve durata. Quando Marquise si ammala, viene sostituita da una giovane, che Racine subito incoraggia. Marquise allora, per dimostrare di essere la migliore, vuole ugualmente recitare e muore sulla scena.
SCHEDA FILM

Regia: Vera Belmont

Attori: Sophie Marceau - Marquise, Bernard Giraudeau - Moliere, Lambert Wilson - Racine, Thierry Lhermitte - Luigi Xiv, Anémone - La Vicina, Remo Girone - Lully, Marianne Basler - La Signora, Georges Wilson - Floridor, Patrick Timsit - Rene' Du Parc, Romina Mondello - Armande

Soggetto: Vera Belmont, Gérard Mordillat

Sceneggiatura: Vera Belmont, Jean-François Josselin, Marcel Beaulieu

Fotografia: Jean-Marie Dreujou

Musiche: Jordi Savall

Montaggio: Martine Giordano

Scenografia: Gianni Quaranta

Durata: 118

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: STEPHAN FILMS PARIS, 3 EMME CINEMATOGRAFICA ROMA,, ALHENA ZURICH, MULTIVIDEO MADRID.

Distribuzione: WARNER BROS ITALIA - BMG VIDEO

NOTE
REVISIONE MINISTERO NOVEMBRE 1997.
PRESENTATO NELLA SEZIONE "MEZZANOTTE" AL FESTIVAL DI VENEZIA 1997
CRITICA
"Pomposa coproduzione europea che rasenta la verità storica e preferisce una vistosa spettacolarità, i costumi sfarzosi, l'impudenza d'una rappresentazione più creativa che coerente, di un affresco epocale più fantastico che realistico. (...) La Belmont mira a un cinema caleidoscopico, colorato e corporale, pieno di humour grottesco e di eros libero, ma - anche se Sophie Marceau se la cava bene - il film, alla fine, lascia un senso d'inutile dispendio d'energie e di necessità". (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 9 dicembre 1997)

"Alla sua quarta regia, Vera Belmont, produttrice di una trentina di film tra cui 'Farinelli', non ha badato a spese e si vede: uno dei sicuri valori di 'Marquise' è lo sfolgorante sfarzo delle scene e dei costumi, firmati dagli italiani Gianni Quaranta e Olga Berlutti. E, come sempre da 'Barry Lyndon' in poi, cipria e parrucche sono controbilanciate da realistiche inzaccherate di polvere e fango, cosicché nell'insieme la cornice risulta robusta e credibile. Mentre la vicenda di intrighi, amori e amorazzi che vi si svolge inzeppata com'è di personaggi storici, rimane finto-manieristica. Comunque i dialoghi sono scorrevoli e interpreti di buon livello fanno corona alla protagonista, incarnata con vivacità modernista da Sophie Marceau: la quale tutto sommato poteva accontentarsi del risultato ed evitare di riempire le cronache del suo rapporto conflittuale con la regista". (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 10 dicembre 1997)

"Nei limiti di un genere ormai poco frequentato, potrebbe perfino piacere: la ricostruzione d'ambiente è attendibile e gli interpreti, vistosamente imparruccati, non sprofondano nel 'macchiettone' in costume. (...) Tra sguardi voraci e recite a corte, cioccolatini avvelenati e rivalità artistiche, il film celebra nel finale in chiave Eva contro Eva, con la servetta che sostituisce felicemente la diva nelle repliche di Andromaca, il senso della vicenda, riassumibile nella frase: 'Recitare significa accettare di morire...'. Sbaglia Sophie Marceau a prendere le distanze. Dal contesto un po' impolverato lei esce comunque bene: è credibile nelle scene di danza e porta nel personaggio un notevole mix di grinta e sensualità. Fa di Marquise una donna moderna, non a caso più in sintonia con la comicità universale di Molière che con il classicismo pomposo di Racine". (Michele Anselmi, 'L'Unità', 6 dicembre 1997)