Malina

AUSTRIA 1991
Una scrittrice, tanto nevrotica da rasentare l'isteria, cerca attraverso varie avventure extraconiugali di reagire al fatto di sentirsi troppo dipendente dal marito. Il personaggio di Malina rappresenta una sorta di suo alter ego al maschile, pur se con caratteristiche femminili. Tutto finisce fra le fiamme del suo appartamento che, comunque, sembrano lasciare indifferenti i vari personaggi.
SCHEDA FILM

Regia: Werner Schroeter

Attori: Isabelle Huppert - La donna, Mathieu Carrière - Malina, Can Togay - Ivan, Isolde Barth - La madre, Fritz Schediwy - Il padre, Elisabeth Krejcir - Lina

Soggetto: Ingeborg Bachmann - romanzo

Sceneggiatura: Elfriede Jelinek

Fotografia: Elfi Mikesch

Musiche: Giacomo Manzoni

Montaggio: Juliane Lorenz

Scenografia: Alberte Barsacq

Costumi: Alberte Barsacq

Durata: 115

Colore: C

Genere: THRILLER DRAMMATICO FANTASY

Tratto da: basato sul romanzo omonimo di Ingeborg Bachmann

Produzione: STEFFEN E THOMAS KUCHENREUTHER PER KUCHENREUTHER FILMPRODUKTION GMBH E ZDF (ZWEITES DEUTSCHES FERNESEHEN) (GERMANIA), PETER POCHLATKO PER NEUE STUDIO FILM (AUSTRIA)

Distribuzione: COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO (EFFETTO CINEMA)

NOTE
- IN CONCORSO AL FESTIVAL DI CANNES 1991.
CRITICA
"Pur ammirandolo qua e là, non amo il cinema di Schroeter. Non amo nemmeno questo 'Malina' con cui è tornato sul grande schermo dopo cinque anni di silenzio. Ho più di una riserva sul modo, prolisso e ripetitivo, e persino involontariamente grottesco, con cui ha mimato l'isteria e la follia del suo personaggio. A Cannes risposi nel mio povero tedesco a un amico austriaco che mi chiedeva le sue impressioni: 'Zu viel, aber nicht genug' (Troppo, ma non abbastanza). Non posso negare, però, che mi abbia intrigato, spiazzato, emozionato soprattutto per merito della straordinaria interpretazione di Isabelle Huppert che sfiora in qualche momento l'atto recitativo assoluto, imponendosi il doloroso prezzo di separarsi, per qualche momento, da tutto e dagli altri, e per la bella colonna musicale di Giacomo Marizoni con l'aggiunta di frammenti dell' 'Antigone' di Tomaso Traetta, Beethoven, Weber." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 13 Febbraio 1992)

"Il film scritto da Elfriede Jelinek si prende molte libertà, anche inserendo nel testo la diretta esperienza personale della Bachmann. La protagonista, scrittrice in terribile crisi espressivo-esistenziale, si sdoppia nell'amico, protettore e confidente Malina; si strugge in un amore appassionato che diventa presto deludente, angoscioso; combatte con se stessa e con la propria scrittura, scrive con frenesia infinite lettere supplichevoli che non vengono mai spedite, è visitata da terribili incubi popolati dalla figura del padre incestuoso. L'appartamento liberty dove lei e Malina vivono è abitato dal fuoco come da una profezia di morte, candele e fiammiferi accesi roghi domestici fiamme dell' Inferno nei quadri sacri, carte brucianti, fornelli e macchine per scrivere e telefoni fiammeggianti: sino alla sparizione della scrittrice. Werner Schroeter, il regista austriaco di 'Nel regno di Napoli', 'Maria Malibran', 'Concilii d'amore' e di famose messe in scena operistiche, predilige il melodramma, il barocco, l'eccesso: in questo film strano e difficile ma affascinante rinuncia a molti manierismi, crea immagini di grande suggestione. Isabelle Huppert è magnifica: faccia infinitamente mutevole, modo perfetto d'esprimere l'inquietudine irrefrenabile con la fretta inutile del passo o la dislocazione dei gesti, intensità nervosa sempre al limite dell'esplosione, grande bravura." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 1 Febbraio 1992)

"Per essere bello, il film lo e, anche se diviso, come di solito avviene in Schroeter, tra momenti di grandezza ed altri di bizzarria , fra 'arie' forti e 'recitativi' un po' tirati per i capelli. Insomma, un'opera discontinua, totalmente sottratta a ogni parentela con il cinema di consumo, invece librata nell'Olimpo imperfetto di una creatività a corrente alternata, ma fervidissima. Non si ha bisogno di riscoprire Isabelle Huppert, che qui recita in modo più forte e insieme più distaccato e astratto del solito. Le fa compagnia nel ruolo di Malina un Mathieu Carrière bellissimo, compunto e ambiguo come il destino." (Sergio Frosali, 'La Nazione', 3 Febbraio 1992)