LO SCERIFFO DI ROCKSPRING

ITALIA 1971
Il bandito Burt, evaso dalla prigione, giunge nei pressi della cittadina di Rockspring, dove si sta per procedere, secondo una vecchia consuetudine, all'elezione del "piccolo sceriffo", cioè un fanciullo o una fanciulla che, per otto giorni, collaborerà con lo sceriffo. Lo stato di relativa tensione che regna nella cittadina deriva dal fatto che questa è abitata prevalentemente da protestanti e da una minoranza di mormoni; ambedue i gruppi aspirano alla nomina del proprio candidato: il piccolo protestante Stephy e la piccola mormona Schelly: viene eletto Stephy. Nel frattempo Burt, giunto alla fattoria del mormone Johnes, intima a questi di procurargli delle armi e, una volta ottenutele, riprende il suo viaggio portando con sé come ostaggio la figlioletta del pover'uomo, Dania. La piccola Schelly, scorto il malvivente che si allontana con la sua prigioniera, nell'impossibilità di richiamare l'attenzione degli adulti, riunisce alcuni coetanei e con loro tenta di fermarlo. Burt si libera facilmente dei ragazzi, ma viene successivamente arrestato dal sopraggiungere degli adulti lanciatisi alla sua ricerca. Il piccolo sceriffo Stephy, riconoscendo il coraggio e lo spirito d'iniziativa di Schelly, le consegna spontaneamente la stella che simboleggia la sua carica. Le due comunità religiose festeggiano insieme, in uno spirito di rinnovata pace, la felice conclusione dell'episodio.
SCHEDA FILM

Regia: Primo Zeglio

Attori: Richard Harrison, Cosetta Greco, Donald O'Brien, Maria Morgan, Marino Sidri, Maily Doria, Celso Faria, Teresa Franceschini, Sophia Kammara, Joseph Logan, Mauro Mannatrizio, Agostino De Simone

Soggetto: Elido Sorrentino, Gianni Luigi

Sceneggiatura: Gianni Luigi, Elido Sorrentino

Fotografia: Giovanni Raffaldi

Musiche: Felice Di Stefano, Gianfranco Di Stefano

Montaggio: Piera Bruni

Durata: 85

Colore: C

Genere: WESTERN

Specifiche tecniche: PANORAMICA KODAKCOLOR

Produzione: RAS

Distribuzione: INDIPENDENTI REGIONALI

NOTE
IL REGISTA FIRMA IL FILM CON LO PSEUDONIMO ANTHONY GREEN.
CRITICA
Pur risentendo di alcuni squilibri narrativi e di una regia piuttosto debole, il film si avvale di un'impostazione abbastanza originale, che non ricalca, perlomeno, i logori schemi del western tradizionale (Segnalazioni Cinematografiche 72)