LIBERI

ITALIA 2002
In una calda estate sulla riviera abruzzese di Pescara, si incontrano (e scontrano) le vite, le speranze ed i sogni di uomini e donne che hanno vissuto o che hanno una vita intera ancora da vivere. Cenzo è un ex operaio che, dopo il fallimento dell'azienda dove lavorava, è tornato (per restarci) a Bussi, il suo paese natale. Suo figlio Vince, 20 anni, invece ha voglia di andare via dalla routine del paese. L'esatto contrario della sua ragazza Elena, che invece ha voglia di sposarsi, di una casa, di figli e di restare lì dove è sempre stata. Vince decide di partire per seguire sua madre che, stanca della sua vita sempre uguale, è andata a cercare fortuna a Pescara. Nella città in riva al mare, vive la cameriera Genny, anche lei ventenne, anche lei con la voglia di avventura addosso. Solo che ogni volta che sale su un treno o su un qualsiasi mezzo di trasporto, viene travolta da crisi di panico. Sua madre Anita fa la cuoca nello stesso ristorante della figlia. Entrambe 'fanno le stagioni': l'estate da una parte, l'inverno da un'altra.
SCHEDA FILM

Regia: Gianluca Maria Tavarelli

Attori: Elio Germano - Vince, Nicole Grimaudo - Genny, Luigi Maria Burruano - Cenzo, Anita Zagaria - Paola, Myriam Catania - Elena, Rosa Pianeta - Anita

Soggetto: Leonardo Fasoli, Angelo Carbone, Gianluca Maria Tavarelli

Sceneggiatura: Leonardo Fasoli, Angelo Carbone, Gianluca Maria Tavarelli

Fotografia: Roberto Forza

Montaggio: Marco Spoletini

Scenografia: Francesca Bocca

Costumi: Francesca Casciello

Durata: 113

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:2,35)

Produzione: DOMENICO PROCACCI PER FANDANGO - MEDUSA FILM

Distribuzione: FANDANGO (2003)

Data uscita: 2003-09-19

NOTE
PRESENTATO IN CONCORSO ALLA 60MA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA NELLA SEZIONE CONTROCORRENTE (2003)
CRITICA
"Lodevole nelle intenzioni, il film prodotto da Domenico Procacci arranca per difetto di stile. Troppa musica incongrua, un io narrante che straripa, una drammaturgia poco calibrata, un eccesso di commozione. Sicché il ritratto agro di questo nucleo familiare esposto alla violenza della riconversione industriale stinge presto in un racconto divagante, pieno di sottolineature. Ma gli interpreti sono bravi nell'aderire anche linguisticamente al contesto, portando nella storia un palpito di malinconica verità". (Michele Anselmi, 'Il Giornale', 4 settembre 2003)

"'Liberi' è il quarto lungo di Gianluca Maria Tavarelli, regista gentile che ha il terribile difetto di riempire i suoi film di tanti colori e umori. Non si accontenta di chiudere sui due protagonisti perché ama anche chi ha una sola battuta. Non riesce a rimanere nei confini di una parabola padre-figlio perché vuole raccontare anche una storia d'amore. E che storia d'amore. Tavarelli è fatto così. A volte perde di vista il centro del racconto, più spesso però raggiunge il suo scopo: raccontare la complessità della vita piuttosto che spiegarla. E' un cinema mai scontato, mai manicheo. Accolto con freddezza a Venezia nella sezione Controcorrente. Ma speriamo che Tavarelli vada avanti così. Libero". (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 19 settembre 2003)

"Col felice esordio di 'Un amore' nel '99, Tavarelli ci aveva abituato troppo bene e oggi al suo terzo film, 'Liberi', penalizzato alla Mostra di Venezia, sconta alcuni peccati veniali di sceneggiatura, indugia nei luoghi comuni, pecca di didascalie troppo insistite. (...) Ma il film ha limitati tempi narrativi, non emoziona, vola intorno alle cose, ma non le intacca. Nel cast il migliore è il padre in crisi Luigi Maria Burruano, mentre i giovani Elio Germano e Nicole Grimaudo vanno catalogati come carini, simpatiche speranze". (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 20 settembre 2003)

"Benché tinto di commedia, 'Liberi' è incentrato soprattutto sul nucleo drammatico del difficile confronto tra padre e figlio; dove, a un certo punto, i ruoli si ribaltano, il primo subisce una regressione il secondo è costretto ad assumere il ruolo paterno. Idea anche stimolante, questa, e parecchio attuale. Non fosse che la sceneggiatura la svolge appoggiandosi su espedienti narrativi troppo facili: come quando, al primo appuntamento erotico fra Vince e Genny, lo spettatore sa già che chi suona alla porta è papà Cenzo". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 20 settembre 2003)