Leonera

BRASILE 2008
Julia ha ventisei anni e da poche settimane è in attesa di un figlio quando scopre nella sua casa due cadaverì, uno dei quali è il padre di suo figlio. Poiché dichiara di non ricordare niente di quanto è accaduto, in attesa del processo, viene internata in un prigione speciale per giovani madri. E lì nasce suo figlio Thomas. Al momento della condanna Julia sa che potrà restare insieme a lui solo per i primi quattro anni del bambino. Nonostante le loro condizioni di vita, madre e figlio riescono comunque a vivere dei momenti di vera felicità. Un giorno la madre di Julia, una donna che vive in esilio in Francia da molti anni, arriva alla prigione per prendere con sé il bambino. Sconvolta per la separazione, Julia fa di tutto per riprenderselo.
SCHEDA FILM

Regia: Pablo Trapero

Attori: Martina Gusman - Julia, Elli Medeiros - Sofía, Rodrigo Santoro - Ramiro, Laura García - Marta

Soggetto: Pablo Trapero

Sceneggiatura: Alejandro Fadel, Martin Mauregui, Santiago Mitre, Pablo Trapero

Fotografia: Guillermo Nieto

Montaggio: Ezequiel Borovinsky

Scenografia: Graciela Oderigo

Costumi: Marisa Urruti

Altri titoli:

Lion's Den

Desencuentro

Durata: 113

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: SUPER 35 MM (1:2.35)

Produzione: PABLO TRAPERO, YOUNGJOO SUH E WALTER SALLES PER MATANZA CINE, CINECLICK ASIA, PATAGONIK FILM GROUP, VIDEOFILMES

NOTE
- MARTINA GUSMAN FIGURA ANCHE COME PRODUTTRICE ESECUTIVA.

- IN CONCORSO AL 61. FESTIVAL DI CANNES (2008).
CRITICA
"A Trapero non interessa il "giallo", ma la lenta e dolorosa rinascita di Julia, il carcere, i rapporti bestiali ma anche amorosi con le detenute, la nascita del bambino, che dopo 3 anni in prigione con lei viene affidato alla nonna, quindi la rivolta e la fuga finale. Un grumo di dolore e solitudine difficile da amare fino in fondo, ma anche da dimenticare." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 16 maggio 2008)

"Trapero non enfatizza l'ambiente carcerario, evita molti stereotipi e fa della sua eroina una donna normale, con molti dubbi e una sola certezza: nella sua Argentina non sembra esserci posto per lei e suo figlio. Chiudendo il film con una nota di speranza per la donna ma di disperazione per il proprio Paese." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 16 maggio 2008)

"Prodotto da Walter Salles, il regista di 'Central do Brasil'e dei 'Diari della motocicletta' ma anche da Martina Gusman, la Julia della finzione cinematografica e nella realtà la moglie del regista, il film ha i suoi punti di forza nella recitazione e nell'ambientazione: un carcere femminile dove la crudezza della istituzione in sé si stempera per la presenza infantile e i secondini-donne si travestono da Babbo Natale per dare ai piccoli ospiti, anch'essi reclusi, l'illusione di una festa e di un gioco. Senza compiacenze e senza nfingimenti,
'Leonera' racconta anche una solidarietà al femminile che l'universo carcerario può anche corrompere trasformandola in sudditanza fisica e psicologica, ma non per questo degradandola e spegnendola in tutte. Martina Gusman, incinta durante la lavorazione del film, di una bellezza truccata e volgare all'inizio della storia, assume via via i lineamenti marcati e come epurati di chi a un certo punto decide che la sua vita le appartiene". (Stelio Solinas, 'Il Giornale', 16 maggio 2008)

"Girato quasi interamente in reali ambienti carcerari, arricchito dalla presenza di detenuti e detenute e di vere guardie penitenziarie, 'Leonera' ha la forza di un film capace di seguire, anche nello stile, lo sguardo evolutivo della sua protagonista. Come Julia, Leonera è un film crudele, violento, ma anche amoroso, avventuriero, speranzoso. Sa trasformare la crudezza del reale in epica, sa suggerire senza sottolineare, sa affiancare i suoi temi senza blandirli. " (Roberta Ronconi, 'Liberazione', 16 maggio 2008)

"Omogeneo ai dettami di Penn è apparso 'Leonera' dell'argentino Pablo Trapero. In questo caso, però, a risaltare è la qualità «umana» perché solo la protagonista Martina Gusman conferisce nerbo a un thrilling vagamente sociologico con annessa e alquanto scontata odissea carceraria." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 16 maggio 2008)

"E' un prison movie tagliente ed intenso, girato in un vero carcere di massima sicurezza di Buenos Aires. (...) Trapero padroneggia con fermezza la macchina da presa, girando una sorta di 'Fuga di mezzanotte' al femminile, alternando momenti duri e violenti, con altri più lirici e forse inaspettati, come la sequenza in cui una cella è trasformata in una temporanea ludoteca, con i bambini festanti tra pannolini, tricicli, sotto lo sguardo vigile dei secondini." (Giacomo Visco Comandini, 'Il Riformista', 16 maggio 2008)

"Trapero traccia con onestà le psicologie femminili e soprattutto valorizza la vitalità di un genere (il dramma a un passo dal melò) e di clichè forse banali ma certamente molto sentiti." (Emanuela Martini, 'Il sole 24 ore', 16 maggio 2008)