Le tre sepolture

The Three Burials of Melquiades Estrada

L'attore Tommy Lee Jones esordisce alla regia. Con un on the road geo-politico sulla nuova frontiera degli Stati Uniti

Leggi la recensione

FRANCIA 2005
Il ranchero Pete Perkins, per onorare la morte del suo amico Melquiades Estrada, ucciso per mano di ignoti nel deserto e sepolto dalle autorità in un fossa comune, prima va in cerca dell'assassino e poi intraprende un avventuroso viaggio verso il Messico, affinché l'amico possa essere degnamente tumulato nella sua città natale...
SCHEDA FILM

Regia: Tommy Lee Jones

Attori: Tommy Lee Jones - Pete Perkins, Barry Pepper - Mike Norton, Julio Cedillo - Melquiades Estrada, January Jones - Lou Ann Norton, Dwight Yoakam - Sceriffo Belmont, Melissa Leo - Rachel, Levon Helm - Vecchio con la radio, Mel Rodriguez - Capitano Gomez, Cecilia Suárez - Rosa, Ignacio Guadalupe - Lucio, Vanessa Bauche - Mariana, Irineo Alvarez - Manuel, Guillermo Arriaga - Juan, René Campero - Don Casimiro, Brent Smiga - Antonio, Barry Tubb - A.L., Uriel Chávez - Cowboy, Montserrat de León, Jorge Adrián Espindóla - Cowboy, Victoria Jones - Immigrata, Lonnie Nelson - Becchino, Juan Gabriel Pareja, Gustavo Sánchez Parra - Tomas, Hugo Pérez, Spike Spencer - John, Charles Sanders - Dottore, Terry Parks - Neil, Richard Jones - Bob, Karen Jones, Sean Hennigan - Chuck, Jourdan Henderson - Mary, Richard Dillard - Jim, Jesse De Luna - Miller, Sonny Carl Davis - Kruger, Rodger Boyce, Josh Berry, Angelina Torres - Adriana, Guillermo Von Son - Chino, Maya Zapata, Gabriel Olds - Ed, Tiki Davis

Soggetto: Guillermo Arriaga

Sceneggiatura: Guillermo Arriaga

Fotografia: Chris Menges

Musiche: Marco Beltrami

Montaggio: Roberto Silvi

Scenografia: Merideth Boswell

Costumi: Kathy Kiatta

Effetti: Jeffery D. Woodrel, Jam Abelanet

Altri titoli:

Trois enterrements

Le trois enterrements de Melquiades Estrada

Durata: 115

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: TOMMY LEE JONES E MICHAEL FITZGERALD PER EUROPA CORP., THE JAVELINA FILM COMPANY, CLYDE IS HUNGRY FILMS, SEA SIDE FILM COMPANY,

Distribuzione: 01 DISTRIBUTION (2006)

Data uscita: 2006-02-10

NOTE
- PREMIO PER LA MIGLIORE INTERPRETAZIONE MASCHILE A TOMMY LEE JONES E PER LA MIGLIOR SCENEGGIATURA A GUILLERMO ARRIAGA AL 58MO FESTIVAL DI CANNES (2005).

- PRODUTTORE ESECUTIVO: LUC BESSON.
CRITICA
"La sorpresa è un western politico - picaresco girato lungo il Rio Grande ma buono a tutte le latitudini visto che l'impero Usa non si ferma certo al continente americano. Una parabola ricca di significati e dal solido linguaggio classico, raccontata con tale sicurezza che potrebbe vincere addirittura la Palma d'oro. Per molte buone ragioni. Armoniosamente sospeso fra realismo e allegoria, 'Three Burials - Los Tres entierros de Melquiades Estrada' nasce dall'incrocio fra due talenti e due nazionalità che in realtà formano una sola cultura. La regia del texano Tommy Lee Jones non sarebbe così limpida e distesa se non avesse dietro lo script millimetrico del messicano Guillermo Arriaga, un signore che non teme le storie a tinte forti avendo già scritto anche 'Amores Perros' e '21 grammi'. L'uso del paesaggio non sarebbe così aspro e suggestivo se i due paesi attraversati dallo strano terzetto non fossero, almeno geograficamente, uno solo. Questa almeno la tesi di fondo, e si sa che al cinema le tesi contano poco. Ma l'esordio del divo di 'Men in Black' sorprende per come dà vita a una piccola folla di personaggi alternando toni cupi a momenti quasi comici, pagine di estrema violenza ed altre di dolce abbandono, mentre il montaggio scompagina sapientemente le carte rimescolando punti di vista e cronologia." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 21 maggio 2005)

"Quando spunta un film così, sembra di non stare a un festival. Il lettore avrà certo capito l'antifona: negli anni della Grande Truffa è un miracolo trovarsi al cospetto di storie originali e scolpite, ambientazioni primitive ed epiche e sentimenti tanto crudi quanto eloquenti come quelli racchiusi in 'The Three Burials of Melquiades Estrada' ('Le tre sepolture di M. E.'). Scritto dall'emergente Guillermo Arriaga ('Amores perros', '21 grammi') e diretto e interpretato dall'attore Tommy Lee Jones, il penultimo titolo in gara ha innanzitutto l'immenso merito di smascherare il bluff dei Van Sant, dei von Trier e dei Gitai e di porgere al futuro spettatore il capo del solido filo di una possibile intesa. Una parabola estrema e beffarda sulle umane utopie (...) La forza allucinatoria dei corruschi paesaggi, l'incisiva essenzialità delle recitazioni e degli episodi di contrappunto e l'equilibrio con cui è giocato l'elemento grottesco (i colloqui di carceriere e carcerato con le fattezze del povero messicano in disfacimento) conferiscono all'opera prima di Tommy Lee Jones il nitore dei western di ultima generazione, rimpiante pietre miliari di un cinema che non voleva parlare solo a se stesso." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 21 maggio 2005)

"Tommy Lee Jones è un attore molto temuto ad Hollywood, per il suo carattere iracondo e la sua tenacia, chiamiamola così, con la quale contratta i propri compensi. Il box-office gli ha dato più volte ragione, dal 'Fuggitivo' a 'Men in Black'. Ma il suo primo film da regista, 'Le tre sepolture di Melquiades Estrada', è tutto meno che commerciale. (...) 'Le tre sepolture di Melquiades Estrada' ha molti difetti - tra i quali un eccesso di umorismo macabro - ma ha due o tre pregi che lo rendono apprezzabile: il senso dolente dell'amicizia, la bella interpretazione di Jones nel ruolo di Perkins e un vigoroso afflato filo-messicano che farà arrabbiare qualche gringo: magari anche il presidente Bush, che abita poco più a nord di Melquiades ." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 21 maggio 2005)

"Due premi a Cannes (script e attore, troppa grazia), il primo film diretto dal texano Tommy Lee Jones è un western contemporaneo e picaresco girato lungo il Rio Grande ma buono a ogni latitudine. Una parabola dal linguaggio classico armoniosamente sospesa fra realismo e allegoria. (...) Alternando con mano ferma comico e macabro, violenza e abbandono, il divo di 'Men in Black' dà il meglio nel colorito gruppetto di personaggi che incontriamo lungo la frontiera, mentre il montaggio rimescola con sapienza punti di vista e cronologia. Il segno più forte insomma viene dallo script del messicano Arriaga (suoi 'Amores Perros' e '21 grammi'). Epico e smagato, cinico e insieme sentimentale, Le tre sepolture è suo quanto del regista e protagonista. Ma va benissimo così." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 10 febbraio 2006)

"L'essenziale del primo lungometraggio del veterano attore Tommy Lee Jones è piuttosto una questione di 'clima'. Ci riferiamo, certo, al modo in cui la regia fa fruttare le risorse drammatiche dei paesaggi semidesertici che, fotografati da par suo da Chris Menges, giocano un ruolo fondamentale nella drammaturgia. Più ancora, tuttavia, ci riferiamo a una certa aura che circola per il film, evocando i classici di John Huston o la malinconia crepuscolare di Sam Peckinpah. O ancora, per capirsi meglio, il modo di fare cinema di Clint Eastwood (cui Tommy Lee rende dichiaratamente omaggio)." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 10 febbraio 2006)

"Jones - che nel film è una guardia - nella realtà non è nemmeno un emigrante clandestino. Ispirò il personaggio del giovane miliardario Oliver Barrett al romanzo di Segal e dal film di Hiller 'Love Story' (1970). Da allora Jones non ha partecipato a un film dove non morisse qualcuno. Figurarsi nelle 'Tre sepolture', dove c'è di mezzo il Messico, tipicamente connesso con la morte fin da 'Il tesoro della Sierra Madre' di Huston (1948) ispirato al romanzo di B.Traven, la 'Passione ribelle' di Thornton (2000) ispirato a quello di Cormac Mc Carthy. E proprio quest'ultimo è l'altro non dichiarato ispiratore delle 'Tre sepolture', film dignitoso e monotono con qualche sprazzo acuto: i messicani che guardano attoniti la tv statunitense; il cieco statunitense che ascolta ipnotico la radio messicana; e il morituro che, guardando lo squallido panorama alla frontiera, dice: 'Non voglio essere seppellito fra i cartelloni pubblicitari'." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 10 febbraio 2006)

"Una delle sorprese più straordinarie dell'anno, il western messicano di Tommy Lee Jones, 'Man in Black' che rievoca le ossessioni del grande Peckinpah e la durezza dei 'Due volti della vendetta' di Brando. Una storia di confine tra Usa e Messico, ma di confini anche morali invalicabili secondo l'etica della frontiera, scritta dal Guillermo Arriaga di 'Amores perros' e '21 grammi'. (...) 'Tre sepolture' e tre funerali con un inedito esempio di odio amore virile, un'avventura epica che parte dalle radici sociali etniche del western e che inizia senza pietà con un coyote che mangia carne umana. Ma è la pìetas che è sovrana in questo strepitoso debutto fatto della pasta del cinema spietatamente umano." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 10 febbraio 2006)

"Davvero eccellente 'Le tre sepolture', che segna l'esordio nella regia dell'attore sessantenne Tommy Lee Jones apprezzato da anni per la grinta e la versatilità. Girato sul confine tra Usa e Messico, il film dall'intonazione cupa e nichilistica richiama uno dei capolavori misconosciuti di Sam Peckinpah, 'Voglio la testa di García'; ma nello stesso tempo sottolinea la capacità del neo-autore di riscattare nel suo peculiare stile il misero identikit degli esseri umani sparpagliati in una landa selvaggia, polverosa e sassosa. (...) Il folle scopo di seppellire la vittima in Messico, laddove aveva desiderato tornare in pensione, diventa, così, la stralunata metafora di un viaggio alla ricerca di se stessi: lo sbirro bianco imparerà il rispetto per i latinos, il ranchero darà una dimostrazione d'amicizia pressoché sovrumana e il morto troverà forse pace nella beffarda epifania dei suoi ingenui sogni. Il nucleo paradossale dei fatti, l'incombere di uno stupefacente paesaggio e la scabra verità dei dialoghi si fondono, così, in un'indimenticabile ballata neo-western." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 11 febbraio 2006)