LA TUA PRIMA VOLTA

ITALIA 1985
La sedicenne Brait vive nella sua famiglia borghese (ma sia lei, che i genitori sanno bene che essa è la figlia di un ex-amante della madre, emigrato e poi morto in Sud America). La ragazza è assillata dal problema del sesso, problema che, a quanto le consta, la maggior parte delle sue amiche ha già disinvoltamente risolto. Brait conosce un giorno Andrea, un meccanico suo coetaneo e con lui passa molte ore piacevoli tra discoteche, corse in motorino e gite in campagna. Ma tutto si conclude con qualche bacio. Gli spinelli di cui Brait fa uso non servono certo a calmarla anzi essa è disposta a darsi perfino ad uno spacciatore, un ciccione lardoso che rifornisce lei e i suoi compagni (ma, al momento decisivo, fugge disgustata). La bella idea le è venuta, perché ci sono stati malintesi con l'amichetto (lui è stato irretito da una navigata ultraquarantenne, che se lo è portato addirittura in casa). La madre di Brait consiglia a quest'ultima di aspettare il ... momento buono con tranquillità e, per intanto, le organizza la festa di compleanno. Un ragazzo che fa l'annunciatore in una trasmittente privata continua a lanciare affettuosi appelli ad Andrea, il quale alla fine corre tra gli amici ed abbraccia teneramente la ritrovata Brait davanti alla ovvia torta con le candeline. Se ci sarà la loro "prima volta", essi saranno più maturi e coscienti ...
SCHEDA FILM

Regia: Arduino Sacco

Attori: Debora Fiori - Brait, Massimo Delli Grotti - Andrea, Raffaella Caso, Enrico Fabbri, Maria Manno, Roberto Stasolla, Luigi Soldati, Massimo Milazzo, Francesco Caso, Mari Beck, Eugenia Tavani, Isabella Amadeo

Soggetto: Arduino Sacco

Sceneggiatura: Arduino Sacco

Fotografia: Arduino Sacco, Rudy Fabrizio, Enrico Rocchi

Musiche: Aldo Pagani, Marco Grosso

Montaggio: Rolando Stasolla

Durata: 97

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: NORMALE A COLORI

Produzione: MALVAR FILM

Distribuzione: INDIPENDENTI REGIONALI - MITEL

CRITICA
"Di amori adolescenziali ne sono passati tanti sullo schermo, e pochi hanno evitato lo scivolone nel patetico o nella facile retorica giovanilistica. 'La tua prima volta', invece, non scade di tono, coerente con la sua idea di disegnare un profilo non sdolcinato dei giovanissimi Anni '80. S'avverte, fra le righe della storia, un delicato lavoro psicologico che conferisce al carattere dei due protagonisti un'equilibrata gamma di sfumature emotive. Merito anche della fresca interpretazione di Debora Fiori e Massimo Delli Grotti, nonché dell'attenta regia di Arduino Sacco." ('Il Tempo', 27 Ottobre 1985)

"Pochissimi mezzi, nessun attore di rilievo, e la ferma volontà di fare un film per tutti, senza le concessioni o le strizzate d'occhio che il tema - titolo e manifesto sono più che espliciti - poteva lasciare supporre. Con queste premesse, 'La tua prima volta' non aveva molte alternative: per centrare il bersaglio e trovare una sua ragion d'essere (un suo pubblico, perché oggi i film per tutti non sono per nessuno) doveva riuscire a cogliere e riprodurre l'aria che tira, ovvero linguaggio e comportamenti degli adolescenti di oggi. Impresa non facile, cui il film di Sacco praticamente rinuncia nel momento stesso in cui rinuncia a un'ambientazione precisa e a una recitazione attendibile (leggi: in presa diretta). (…) Restano i buoni sentimenti. Ma con quelli come con le buone intenzioni, non si è mai riusciti a fare un buon film." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 28 Ottobre 1985)

"Ci sono film belli, ci sono film brutti e altri così e così: La tua prima volta non appartiene a nessuna di queste categorie e il recensore ha l'impressione più che altro di trovarsi di fronte ad uno strano equivoco. Fosse stato invitato ad una festa di preadolescenti che un po' per scherzo, un po' per allegria hanno fatto una piccola cosa, oppure si trovasse a casa della cuginetta e della nonna in cui si proietta un filmino familiare, non ci sarebbero stati problemi. Ma il formato è industriale e così la messa in commercio del film, anche se l'illuminazione, la recitazione, l'irresponsabilità dell'obiettivo e di tutto quanto contribuisce a mettere in piedi il film sembrano radicalmente negarlo per tutta la durata della pellicola. Si può raccontare e giudicare un racconto scritto senza sintassi e grammatica, stampato in maniera quasi illeggibile? Sì, ma sarebbe sin troppo facile e probabilmente ingiusto. Forse la cosa migliore sarebbe parlare direttamente con l'autore, i produttori e gli attori, per sapere cosa volessero davvero fare, e perché. Magari sono persone piacevoli e simpatiche, cui il cinema piace sul serio, e che hanno poco a che vedere con l'imbarazzante e patetico disagio che impongono allo spettatore del loro film. In mancanza di ciò, si ha l'impressione di trovarsi di fronte a qualcuno che, non avendo mai tenuto in mano una penna né imparato a leggere, decidesse di scrivere un bestseller e di venderne migliaia di copie." ('Paese sera', 30 Ottobre 1985)