La stazione

ITALIA 1990
Il giovane Domenico, con la fidanzata lontana per un pellegrinaggio a Lourdes e una madre malata a carico, si reca ogni sera al suo lavoro di capostazione a S. Marco di Lamia compiendo sempre gli stessi gesti e le medesime azioni. L'ufficio dove trascorre le sue notti solitarie è semplice ma accogliente: Domenico passa il tempo guardando la televisione, studiando un po' di tedesco e cronometrando ogni cosa con meticolosa precisione. Ma una sera di pioggia torrenziale irrompe nell'ufficio un'affascinante ragazza, Flavia, che sconvolta vorrebbe raggiungere subito suo padre a Roma o sua madre a Milano. Purtroppo non ci sono treni fino alla mattina e la giovane è costretta a rimanere lì ad aspettare il convoglio. Pian piano fra i due si apre un dialogo: dapprima la ragazza ride per le piccole manie di Domenico e per il suo imbarazzo, poi lei, più colta ed emancipata di lui, comincia ad apprezzare la bontà di fondo del giovane e ad ammirare le sue doti. Flavia è fuori di sè poichè ha capito che il fidanzato Danilo non l'ama e vuole solo servirsi di lei, figlia di un facoltoso banchiere, per concludere un vantaggioso affare. Ella infatti è fuggita da una villa dei dintorni dove l'uomo l'aveva portata e non vuole più saperne di lui. Domenico l'ascolta, la comprende. Fra i due si instaura un rapporto di amicizia e di solidarietà: parlano e ognuno sfoga le proprie amarezze e svela le proprie aspirazioni. Ma ecco che irrompe con violenza Danilo, che vuole ricondurre Flavia con sè poichè l'affare senza di lei non si conclude. Gli si oppone e l'uomo inizia a picchiarla: Domenico, pur fragile e minuscolo al confronto di Danilo, lo affronta per difendere Flavia ma ha la peggio. Comunque con una mossa astuta riesce a far uscire Danilo dall'ufficio e a barricarsi lui e la ragazza dentro come in un bunker. Sono però isolati poichè l'energumeno ha messo fuori uso il telefono. Danilo, all'esterno, fuori di sè dalla rabbia e piuttosto ubriaco inizia a danneggiare la stazione, a rovinare l'automobile di Domenico e a profferire minacce di ogni tipo. Flavia e Domenico si sentono sempre più uniti: gli amici di Danilo l'hanno abbandonato e l'affare senza la ragazza è andato a monte. Ma Danilo non si arrende; alla fine riesce ad entrare nell'ufficio e a scagliarsi contro Domenico. Sta per avere la meglio quando il povero capostazione con uno stratagemma riesce a condurlo vicino ad un mobile difettoso, che lo colpisce in modo violento facendogli perdere i sensi e permettendo a Domenico di legarlo per consegnarlo poi ai carabinieri. Finalmente è mattina: Flavia può prendere il treno e tornare alla sua vita, ma qualcosa in lei è cambiato, sente che Domenico è stato importante per la sua esistenza e l'ha resa consapevole di sè. Tuttavia, dopo un attimo di esitazione e un bacio fugace, sale sul vagone e va via lasciando Domenico alle piccole semplici cose di ogni giorno.
SCHEDA FILM

Regia: Sergio Rubini

Attori: Sergio Rubini - Domenico, Margherita Buy - Flavia, Ennio Fantastichini - Danilo, Michel Rocher - Federico, Nicola Misciagna - Silecchia, Mariangela Ayala, Mariella Capotorto, Jean Herbert, Pietro Genuardi

Soggetto: Umberto Marino - commedia

Sceneggiatura: Filippo Ascione, Umberto Marino, Sergio Rubini

Fotografia: Alessio Gelsini Torresi

Musiche: Antonio Di Pofi

Montaggio: Angelo Nicolini

Scenografia: Carolina Ferrara, Luca Gobbi

Durata: 91

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Tratto da: liberamente tratto dalla commedia omonima di Umberto Marino

Produzione: FANDANGO

Distribuzione: ACADEMY PICTURES - TWENTIETH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT (SILVER & GOLD)

NOTE
- DAVID DI DONATELLO 1991 PER MIGLIORE REGISTA ESORDIENTE A SERGIO RUBINI, MIGLIORE ATTRICE A MARGHERITA BUY.
CRITICA
"Rubini non aspira, evidentemente, a un leone d'oro! Di nuovo nel suo film non c'è però solo una struttura narrativa teatrale perfettamente adattata al cinema. La novità sostanziale (ed è qualità abbastanza rara anche tra i veterani) è la capacità di far emergere più che descrivere minutamente e materialmente un ambiente e un'atmosfera. "(Maria Fotia, 'La Rivista del Cinematografo')