La Mort de Louis XIV

3/5
Un immenso Jeain-Pierre Leaud nei panni del Re Sole: controcanto rosselliniano a Cannes 2016

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SPAGNA 2016
Agosto 1715. Al ritorno da una delle sue passeggiate, il Re Luigi XIV avverte un forte dolore alla gamba. Nei giorni successivi, il Re continua con la normale routine, ma le sue notti sono agitate a causa di una forte febbre. Il più grande Re di Francia mangia poco, diventa sempre più debole e preda di una lenta agonia nonostante sia circondato dai medici e dal suo più fedele entourage.
SCHEDA FILM

Regia: Albert Serra

Attori: Jean-Pierre Léaud - Luigi XIV, Patrick d'Assumçao - Fagon, Marc Susini - Blouin, Irène Silvagni - Madame de Maintenon, Bernard Belin - Georges Mareschal, Jacques Henric - Le Tellier, Olivier Cadiot - Dottore, José Wallenstein, Filipe Duarte, Vicenç Altaió

Sceneggiatura: Albert Serra, Thierry Lounas

Fotografia: Jonathan Ricquebourg

Musiche: Marc Verdaguer

Montaggio: Ariadna Ribas, Artur Tort, Albert Serra

Scenografia: Sebastián Vogler

Costumi: Nina Avramovic

Effetti: André Rosado, Xavier Pérez

Altri titoli:

The Death of Louis XIV

Durata: 105

Colore: C

Genere: STORICO

Produzione: THIERRY LOUNAS, ALBERT SERRA, JOAQUIM SAPINHO, CLAIRE BONNEFOY PER CAPRICCI FILMS, IN CO-PRODUZIONE CON ROSA FILMES, ANDERGRAUN FILMS, BOBI LUX

NOTE
- REALIZZATO CON IL SOSTEGNO DI: RÉGION AQUITAINE LIMOUSIN POITOU-CHARENTES, RÉGION DES PAYS DE LA LOIRE, DÉPARTEMENT DE LA DORDOGNE, IN PARTNERSHIP CON: CNC, RÉPUBLICA PORTUGUESA-CULTURA, ICA, INSTITUTO DO CINEMA E DO AUDIOVISUAL, INSTITUT CATALÀ DE LES EMPRESES CULTURALS; CON LA PARTECIPAZIONE DI: AGENCE RÉGIONALE ECLA, ARTE COFINOVA 12, CINÉ+, KINO FILMES, RTP RÁDIO, TELEVISÂO PORTUGUESA, TELEVISIÓ DE CATALUNYA.

- PROIEZIONE SPECIALE AL 69. FESTIVAL DI CANNES (2016).
CRITICA
"(...) un film sorprendente e un'esperienza artistica di grande potenza che conferma il regista catalano tra quegli artisti contemporanei in grado di reinventare gli immaginari. (...) Un film di corpi e di sovrani, quello del Re Sole in disfacimento che nei Lumi del suo secolo precipita verso il buio, e quello dell'attore che lo interpreta, il leggendario Jean-Pierre Léaud. (...) un corpo il suo di cinema folle e estremista che a oltre settant'anni continua a essere attraversato dall'impertinenza della giovinezza: solo lui poteva dare a questo Re morente vita e una «verità» dolorosamente infantile che lo accompagna fino alla fine. Serra (...) rende attraverso questa fusione la figura astratta del sovrano estremamente fisica, «reale» e carnale, trasportandola dalla dimensione assoluta della Storia a quella del suo fuoricampo; un quotidiano ordinario, banale persino, di sofferenza e gesti infinitamente ripetuti. Il racconto della malattia di Luigi XIV è essenziale, composto di dettagli che ne registrano l'avanzata inesorabile. Le due settimane che precedono la sua morte (...) scandiscono una cronologia del dolore, i segni di una malattia indocile a qualsiasi rimedio sia esso accademico che quasi magico del ciarlatano che vende elisir di speranza. (...) Serra non esce mai dalla stanza del Re, illuminata con le candele, composta in una dimensione pittorica che non è quella delle battaglie, dei trionfi, delle architetture magniloquenti a cui siamo abituati dall'autorappresentazione eterna del potere. II re del film immobile e orizzontale, sfinito, e questa è la linea che guida lo sguardo del regista. L'immagine di una Storia trionfante sfuma nella luce crepuscolare, la totalità si manifesta in un dettaglio (...). Serra spoglia la narrazione da qualsiasi enfasi sentimentale, dall'aneddoto come dall'ufficialità. Il suo re è un corpo ma è proprio questa cifra scarnificata , quasi impercettibile a denudare la natura del potere come mai accadrà in qualsiasi romanzo di intrighi a corte o sul campo di battaglia. (...) oltre che magnifico nella sua ricchezza di piani e di suggestioni, il cinema di Albert Serra, e questo film, è radicalmente rivoluzionario. Il suo universo rovescia ogni convenzione, riformula il pensiero e la storia. Con intelligenza e passione." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 20 maggio 2016)