LA MANTIDE

Laila, ballerina in un night, accetta, una sera, di accompagnarsi con un giovane "hippie" appena conosciuto. Dopo aver condotto il nuovo amico in uno squallido magazzino in disuso - in cui, tra scatoloni e immondizie, gli unici segni di una presenza umana sono una branda e un grammofono - la ragazza per rendere più eccitante l'incontro ingerisce una dose di LSD. L'effetto è spaventoso: nella sua mente stravolta dalla droga il giovanotto si confonde con l'uomo che, giovanissima, l'aveva violentata; così per vendicarsi, afferra un punteruolo e uccide l'occasionale compagno. In pochi mesi lo stesso avvenimento si ripete ancora due volte, ma la polizia, che ha affidato le indagini ai sergenti Collins e Lyon, brancola nel buio, poiché dai miseri resti delle vittime, avendole Laila mutilate orribilmente, è impossibile ricavare una traccia. Un giorno l'incaricato di un'agenzia immobiliare interessata ad affittare il magazzino, trova macchie di sangue sul pavimento del locale usato abitualmente da Laila: certi di poter finalmente mettere le mani sul "mostro" Collins e Lyons si appostano nel locale, qualche minuto prima che vi facciano ingresso un giovane e una ragazza. Convinti che l'uomo sia l'assassino, egli intimano l'alt. Ma questi ritenendo di essere caduto in una trappola, estrae la pistola e viene colpito a morte. Già in preda, per effetto della droga a una delle sue crisi omicide, Laila, si getta con un'ascia sul cadavere: solamente allora i due agenti capiscono di trovarsi di fronte al "mostro" che cercavano.